Terni, vigilantes nel dramma: «Vergogna»

In trenta rischiano di finire a casa dopo il cambio di appalto Ast. I sindacati: «Diritti calpestati. Non arretriamo di un centimetro»

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di F.T.

Una situazione «molto delicata e che rischia di diventare estremamente calda», tanto che presìdi e proteste sarebbero già stati definiti, nel caso le cose dovessero precipitare. Di più se ne saprà venerdì pomeriggio, dopo l’incontro in prefettura che dovrebbe mettere di fronte – il condizionale è d’obbligo visto che alcune presenze, come spesso capita in questi casi, sono in bilico – i sindacati, Ast, la Cesar Group e la Sicuritalia, quest’ultima indicata da viale Brin come nuova titolare dell’appalto per la sicurezza delle portinerie del gruppo.

L’ALLARME DEI SINDACATI: VIDEO

Dramma sociale Inutile girarci attorno: trenta guardie giurate della Cesar Group rischiano di perdere il posto di lavoro e altrettante famiglie ternane tremano per quello che potrebbe accadere se i loro ‘cari’ non dovessero essere assunti dalla Sicuritalia, l’azienda di Como, nuova titolare dell’appalto. Per i sindacati la situazione è chiara: «Esiste un contratto collettivo nazionale di settore che in questi casi (articoli 24-27, ndR) impone in maniera stringente il passaggio alla nuova azienda del 100% dei lavoratori impegnati nell’appalto. Qualsiasi violazione in questo senso può condurre, in base al decreto ministeriale 269 del 2010, a sanzioni per gli istituti di vigilanza (la Sicuritalia in questo caso, ndR) che possono arrivare fino alla sospensione della licenza».

Solo una lettera Giovedì mattina i sindacati – presenti Francesco Di Antonio e Angelo Manzotti per la Cisl, Desirè Marchetti e Matteo Lattanzi per la Cgil e Massimiliano Ferrante per la Uil – hanno fatto il punto, lanciando l’ennesimo allarme per un territorio già martoriato dalla crisi. «Martedì mattina era stata fissata una riunione alla Direzione provinciale del lavoro per definire la situazione in base alle norme – hanno spiegato – ma Sicuritalia non si è presentata. Ha soltanto inviato una lettera nella quale, in base ad alcune motivazioni pretestuose, l’azienda afferma di non voler assumere i trenta lavoratori della Cesar Group attualmente impiegati».

Motivi Fra gli argomenti avanzati da Sicuritalia, l’avvio tardivo delle procedure («falso – dicono i sindacati – visto che la comunicazione da parte di Ast è arrivata il 21 luglio, peraltro senza il nome dell’azienda che avrebbe assunto l’incarico, e la Cesar Group si è subito attivata con le procedure di trasferimento»), le nuove condizioni dell’appalto che prevedono l’utilizzo di 12 unità a fronte delle 30 attualmente impiegate e la volontà, da parte di Sicuritalia, di ricorrere al personale attualmente in esubero sulla provincia di Roma.

Sulle barricate «Questa – hanno replicato i sindacati ternani – deve essere tutto, fuorché una guerra fra poveri. C’è un’azienda che non intende rispettare le regole, e questo emergerà con chiarezza anche nell’incontro di domani (venerdì, ndR) in prefettura, e un’altra – l’Ast – che ‘muove i fili’ senza venire allo scoperto. Ma noi non arretreremo di un centimetro, perché questi lavoratori devono essere tutti riassunti. Se Ast ha avuto problemi in passato con la Cesar Group, tutto ciò non può ricadere sulle spalle di chi, da anni, svolge il proprio lavoro con professionalità, disponibilità e grande pazienza. Perché negli ultimi mesi questi lavoratori hanno anche subito gravi ritardi nell’erogazione degli stipendi, dovuti al mancato pagamento delle fatture da parte di Ast nei confronti di Cesar Group».

L’appello La attese sono tutte riposte nell’incontro previsto per la tarda mattinata di venerdì in prefettura. «Lì emergerà come stanno davvero le cose», dicono i sindacati che confidano nell’equilibrio – ma anche nella capacità di decidere – del prefetto Gianfelice Bellesini: «Perché la situazione, anche dal punto di vista dei risvolti sociali e di ordine pubblico, visto che a rischiare il posto sono trenta persone in possesso di regolare porto d’armi, per il lavoro di responsabilità che conducono, presenta aspetti oggettivamente delicati».

Le istituzioni? Francesco Di Antonio della Cisl, come alcuni lavoratori, torna a denunciare «il totale silenzio delle istituzioni di fronte all’ennesimo atto di arroganza di Ast. Che continua a fare il bello e il cattivo tempo, sulla pelle di un territorio e di persone che hanno sempre dato tutto per la fabbrica. Questo è il ringraziamento quando si consente a un’azienda di fare tutto, senza che nessuno ponga un freno».

Conto alla rovescia Quel freno proveranno a metterlo i sindacati e i lavoratori della Cesar Group: l’appalto scadrà alla mezzanotte del 31 luglio. Da quel momento, come già accaduto in altri casi, i badge dei lavoratori Cesar verranno disattivati. «Se non ci saranno novità positive – annunciano i sindacati – la nostra protesta scatterà subito. Chiediamo a tutti di esserci vicini, perché qui la gente rischia di andare a casa solo perché un’azienda intende non rispettare regole che sono scritte, acquisite, consolidate».

La ‘voce’ Nessuna conferma ufficiale, ma più di una ‘voce’, sul fatto che 14 persone che dovrebbero operare nel nuovo appalto, abbiano già iniziato una sorta di ‘affiancamento’ all’interno di Ast. Un ulteriore elemento che, se accertato, rischia di gettare altra benzina sul fuoco.

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