Trasporti in Umbria: «L’agonia continua»

Gianluigi Giusti (Comitato pendolari): «Si prospettano giorni difficili per i pendolari che si servono dei treni della ex FCU e delle altre ferrovie secondarie»

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Gianluigi Giusti, primo da sinistra

Gianluigi Giusti, primo da sinistra

di Gianluigi Giusti
del Coordinamento Comitati Pendolari Umbri

A seguito dell’incidente ferroviario avvenuto il 12 luglio in Puglia, con decreto del 5 Agosto il Ministero dei Trasporti ha passato le competenze sulla sicurezza delle ferrovie ex concesse dall’USTIF, organismo di controllo del Ministero stesso, all’ANSF che, come Agenzia Nazionale, già ha competenza su tutta la Rete Ferroviaria Nazionale.

IL DECRETO

A parere dello scrivente, questa decisione si sarebbe potuta adottare già da tempo, visto che molte di queste linee hanno interconnessione con la Rete Nazionale e potrebbe, forse, essere letta come il riconoscimento di una non adeguatezza degli standard in precedenza applicati dall’organismo di controllo del Ministero dei Trasporti, e comunque delle scelte politiche che hanno portato allo sbando buona parte delle ferrovie regionali ex concesse.

Diciamo che si è corsi ai ripari, come si fa spesso, dopo che “i buoi sono scappati”. E purtroppo, questa volta, ci sono volute delle vittime per far comprendere che le ferrovie, controllate dalle Regioni, sono molto indietro rispetto ai parametri della rete nazionale ed europea.

Il Decreto stesso, oltre all’adeguamento dell’infrastruttura con sistemi di sicurezza per la circolazione e l’ottenimento di tutte le certificazioni di sicurezza, stabilisce in via definitiva la divisione tra gestore dell’infrastruttura ed impresa ferroviaria, così come disposto da anni dalle Direttive Europee, recepite nel tempo dallo Stato Italiano.

Il primo atto dell’ANSF è stato quello di disporre delle restrizioni all’esercizio ferroviario, come ad esempio la riduzione della velocità a 50 o 80 Km orari lungo linea, ovvero l’obbligo per i treni di fermarsi e ripartire dopo aver controllato che non vi sia alcun mezzo in arrivo ove vi siano passaggi a livello non automatizzati (per comprenderci quelli con il solo segnale cosiddetto Croce di S.Andrea).

Dà inoltre 30 giorni di tempo per presentare un programma di provvedimenti che ciascuna azienda intende adottare per soddisfare i requisiti richiesti dall’Agenzia.

Tali disposizioni sono state attuate anche sulla linea regionale exFCU Terni/S.Sepolcro, con conseguenti pregiudizievoli ricadute per la clientela e, in special modo, per i pendolari che ora vedono dilatarsi in modo esponenziale i tempi di percorrenza, soprattutto a causa del limite imposto a 50 Km/h.

Ad esempio per la tratta Terni-Perugia Ponte S. Giovanni potrebbero essere impiegati ben 30 minuti in più, salvo ulteriori ritardi derivanti da eventuali perturbazioni nella circolazione ferroviaria.

E pensare che i mezzi in esercizio della ex FCU sono già equipaggiati con le tecnologie richieste dall’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Ferroviaria, quali il Sistema Controllo Marcia Treno (SCMT) e/o il Sistema Supporto Condotta (SSC ) poiché effettuano servizi sulla Rete Nazionale, gestita da RFI, da e per Roma, da e per L’ Aquila nonché sulla Foligno/Terontola.

Tali apparecchiature, però, non sono utilizzabili sulla linea aziendale, poiché non installate sull’infrastruttura. Di certo non ci vorranno pochi giorni per montare ed adeguare il tutto, anche se con comunicati stampa è stato dichiarato che ci saranno disagi limitati a pochi giorni. Forse si pensa ad autorizzare il doppio agente in macchina, ossia il capotreno insieme al macchinista, oppure a mettere altri bus, come già fatto? Vedremo!

Ma a questo punto non si può non tornare a disquisire sulle decisioni prese dalla politica regionale che ha lasciato morire giorno dopo giorno questa ferrovia, adducendo il fatto che non vi erano risorse.

Eppure lo Stato le elargiva per poter fare sia la manutenzione ordinaria che straordinaria dell’infrastruttura.

Non scordiamoci i lunghi tempi di attesa per i lavori alla galleria di S. Gemini, o quanto sta accadendo tra Città di Castello e Umbertide. E non parliamo poi dei mezzi come gli elettrotreni “Pinturicchio” lasciati in deposito inutilizzati o anche cannibalizzati per i ricambi.

E non entriamo nel merito delle scelte dell’Azienda Unica e delle ulteriori conseguenze che tutti conosciamo, per poi arrivare alla decisione, della Regione stessa, di dare in concessione l’infrastruttura a Rete Ferroviaria Italiana, gestore della Rete Nazionale, in modo da poter fare quelle opere che fin’ora non si sono fatte a causa dei costi elevati. Speriamo che ciò rilanci la linea. Ma, forse, tutto questo si sarebbe potuto fare prima, evitando così la situazione di dissesto progressivo a cui abbiamo assistito.

D’altro canto, le Ferrovie dello Stato Italiane avrebbero tutto l’interesse ad assorbire le ferrovie regionali. Lo stesso AD di FSI Mazzoncini, nel presentare il nuovo piano industriale, ha parlato dell’integrazione della ex FCU con la Rete Nazionale e di eventuali servizi futuri su Roma da Perugia transitanti sulla stessa. Positivo, ma di sicuro ci vorranno anni perché tutto ciò vada a regime visti i lavori che si dovranno fare sulla linea.

Ciò non toglie, però, che nel frattempo la Regione Umbria debba portare avanti anche altre scelte strategiche sul trasporto ferroviario. Ad esempio, riproporre al Governo il raddoppio della Terni/Spoleto, che risultava finanziato dal Cipe fino a qualche anno fa, che con la velocizzazione della tratta Foligno/Terontola renderebbe appetibile per le compagnie aeree anche l’aeroporto S. Francesco quale Hub alternativo. Per quanto riguarda l’eterna incompiuta Spoleto/Campello sul Clitunno, sembrerebbe invece che i cantieri dovrebbero riavviarsi tra pochi mesi.

In ogni caso, non si comprende per quale motivo, a differenza di altre Regioni quali Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna o delle Province Autonome, l’Umbria non abbia utilizzato nel tempo e continui a non utilizzare i Fondi Europei, anche quelli per lo Sviluppo Regionale, sia per l’acquisto di materiale ferroviario, che per il miglioramento della ex FCU. Come se nella programmazione regionale i trasporti su ferro siano un tabù, e non esistano i venticinquemila e seicento cittadini che giornalmente utilizzano i treni Umbri di Trenitalia S.p.A., dati dell’azienda stessa, o coloro che utilizzano i treni ex FCU.

In conclusione, dopo questa breve digressione sulle molteplici criticità del trasporto su ferro, si prospettano giorni difficili per i pendolari che si servono dei treni della ex FCU e delle altre ferrovie secondarie. Ma la sicurezza è primaria! Ci auguriamo però che questa situazione non porti, alla lunga, alla disencintivazione del mezzo ferroviario per la gomma.

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