25 aprile e 1° maggio, Filcams Cgil in sciopero

Anche in Umbria i lavoratori aderenti al sindacato non andranno al lavoro

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Il 25 aprile e il 1° maggio i lavoratori del commercio aderenti alla Filcams Cgil non lavorerano. Il sindacato, infatti, ha proclamato anche in Umbria uno sciopero per l’intera giornata e per tutto il settore del commercio. La mobilitazione, sotto lo slogan ‘La festa non si vende’, vuole contestare e contrastare la pratica delle aperture dei negozi nei giorni festivi ed in particolare nelle due ricorrenze laiche più importanti per l’Italia: la festa della liberazione e quella del lavoro.

L’appello «Due giornate storicamente e socialmente importanti – sottolineano Stefania Cardinali e Desirè Marchetti, segretarie della Filcams Cgil di Perugia e Terni – che non possono essere sacrificate sull’altare dei consumi, quando peraltro è ormai chiaro che non c’è alcun effetto positivo sulle vendite né sull’occupazione. Perciò – proseguono le due sindacaliste – chiediamo ai consumatori di astenersi dal fare acquisti in queste importanti festività e al tempo stesso invitiamo tutte le istituzioni a fare appello alle aziende del commercio affinché restino chiuse in queste ricorrenze fondamentali della storia repubblicana. Un appello particolare – insistono Cardinali e Marchetti – lo rivolgiamo poi ai parlamentari umbri, affinché si adoperino per l’approvazione di una legge che preveda regole chiare e ridia potere alle istituzioni locali sulla programmazione delle aperture domenicali, vietando al contempo le aperture nelle giornate di festività laiche e religiose».

La denuncia Ma le due sindacaliste vanno anche oltre: «Registriamo – è la denuncia – ulteriori elementi di preoccupazione: ci viene segnalato infatti che in alcune realtà della provincia di Terni sono stati addirittura predisposti buoni sconto specifici da spendere nella giornata del 1° maggio per incentivare i consumi proprio in questa ricorrenza. Un fatto molto grave, contro il quale chiediamo anche alla popolazione dell’Umbria di ribellarsi, per ribadire che la festa della liberazione e la festa del lavoronon sono in vendita».

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