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Home » Terni: «Il PD abbandoni i vecchi riti stantii»

Terni: «Il PD abbandoni i vecchi riti stantii»

di Marco Torricelli
30 Agosto 2016
in Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Daniele Lombardini

Daniele Lombardini

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di Daniele Lombardini
Della segreteria della federazione provinciale del PD Terni

In una società sempre più connessa al proprio smartphone e lontana dalla politica il partito democratico deve giocare l’occasione referendaria per provare a “ritrovarsi”: non intorno all’esito della consultazione stessa, ma in un approccio diverso al confronto.

Nella possibilità di vdiscutere apertamente, senza paura, senza condizionamenti veri o pretestuosi. Come un partito vero. C’è ancora tempo per coinvolgere degnamente il Paese in un dibattito sul…proprio futuro.

E in questo modo recuperare almeno un pezzo di quella dimensione di democrazia e partecipazione che appare costantemente mortificata e che si concretizza da una parte nel ricorrente astensionismo, dall’altra nella virtualizzazione di un dibattito pubblico nei social network sempre più inquinato da disinformazione e demagogia.

Attraverso la consultazione referendaria abbiamo l’occasione di ricucire il rapporto tra chi con competenze diverse intende esprimersi sui propri bisogni e chi ha un ruolo pubblico.

Personalmente mi relaziono con la scadenza referendaria cercando di scrollare di dosso dalla mia riflessione tutta la cassa di risonanza prodotta dall’eco della stampa internazionale sulla prossima scelta italiana, dalle polemiche sulla riforma elettorale, dal canto delle sirene della imminente legge di stabilità. Lo sforzo è quello di rimanere centrato sul contenuto della riforma costituzionale.

E questo, a mio avviso, è una cosa che il PD dovrebbe fare insieme al Paese. Per il Paese.

Se i partiti sono la democrazia che si organizza è vero che la democrazia può andare avanti solo se si genera partecipazione: non si può chiedere ad un cittadino di partecipare solo nel momento di pagare le tasse e per selezionare la classe dirigente. Non lo si può trattare come un mero assuntore di politica, spesso tagliata da pusher improvvisati.

In una società fortemente atomizzata come la nostra è però difficile rappresentare interessi spesso contraddittori anche fra chi ha le stesse condizioni di lavoro o di vita. Per questo il PD non può perdersi in una parodia di dibattito a colpi di testimonial, comitati e cene, ma recuperare il senso dello stare insieme – non all’interno dei nostri organismi, ammettiamolo agonizzanti – e spiegare con meno spot e maggiore coerenza quello che intende fare.

Anche a livello locale – soprattutto dove si è storicamente governato a lungo – è ora che il Pd abbandoni il culto degli equilibri interni e scelga finalmente la via del coraggio. Iniziare a prendere decisioni su cosa si vuole (e si può) fare in un mondo a risorse finanziarie decrescenti; c’è un unico modo per riuscirci: rendere parte della discussione politica i cittadini. Non serve a nulla cercare l’assenso nei nostri circoli vuoti, chiudersi in un training autogeno e nei soliti copioni recitati più o meno a memoria. Senza mattatori sul palcoscenico, peraltro.

Il 6 luglio in una intervista a l’Unità è il Presidente del Pd Orfini a lanciare una provocazione forte: “Sciogliamo le correnti, ognuno di noi, e facciamo una discussione profonda nel partito”, ad oggi nessuno ha raccolto l’invito. Ed ancora: “ogni nostro dirigente passa il 90 per cento del suo tempo nella migliore delle ipotesi a fare peace keeping, nella peggiore peace enforcing tra correnti e notabili locali. Mentre nel partito che sogno io quei dirigenti impiegherebbero quel tempo nel tentativo di conquistare voti e coinvolgere persone nuove”.

Rischiamo una Federazione di correnti, laboratori, officine senza un partito. Nessuna paura quando producono pensiero, ma all’orizzonte appaiono iniziative dal puro respiro personalistico di breve termine. Evidente a tutti, ma sottaciuto dai più. Del resto gli spazi si riducono alle prossime politiche e si percepisce un ritorno di interesse per le città.

Parafrasando Majakovskij…”non rinchiuderti partito nelle tue stanze, resta amico della Politica”

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