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Home » Sisma, chiese sicure: solo questione di fede

Sisma, chiese sicure: solo questione di fede

di Francesca Torricelli
7 Settembre 2016
in Apertura 5, Attualità, Cronaca
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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Il campanile di Castelluccio di Norcia
Il campanile di Castelluccio di Norcia

di A.V.

È tutta una questione di fede. Deve essere una questione di fede, perché le chiese non hanno nulla che attesti il loro stato attuale. Edifici costruiti quando ancora non erano in vigore norme antisismiche che alla minima scossa potrebbero essere le strutture più solide, ma che da una scossa appena più forte potrebbero uscire con delle pericolose crepe, o nella peggiore delle ipotesi potrebbero trasformarsi in macerie. Questa è al situazione in Umbria. E nonostante il terribile terremoto del 24 agosto che ha colpito il centro Italia e che ha ridotto in macerie diversi edifici nelle zone di Norcia, Castelluccio, Cascia e Preci nessuno si pone il problema: infatti quello che si può fare, e si farà, è soltanto una verifica sullo stato delle costruzioni rimaste in piedi.

Scalette Duomo PerugiaLa soprintendenza Dalla soprintendenza spiegano che le chiese non hanno nessun tipo di documento che attesti la sicurezza della struttura, in quanto la maggior parte sono state costruite in un periodo in cui le norme antisismiche non c’erano e non era quindi obbligatorio seguire certi canoni. Poi con il passare del tempo alcune chiese hanno subito degli interventi di restauro e di consolidamento, ma non c’è nulla che lo attesti se non i progetti depositati in Regione. E comunque tutte le operazioni fatte non sono di adeguamento sismico, bensì di miglioramento. Tra queste due azioni c’è una bella differenza. Infatti, quando si parla di miglioramento, ci si riferisce per l’appunto a un ‘miglioramento’, non a una completa messa in sicurezza. Questo vuol dire che non c’è il rispetto delle norme antisismiche al 100 per cento. La situazione è questa perché gli interventi di adeguamento richiedono un dispendio di risorse molto alto e non si hanno i fondi per farlo, quindi la soluzione migliore, anzi unica, è quella del miglioramento.

La chiesa di Ripabianca, dove avverà la consegna
La chiesa di Ripabianca, dove avverà la consegna

La verifica Dopo il terremoto dei tecnici esperti o degli ingegneri o architetti controlleranno l’utilizzabilità delle strutture e dichiareranno gli edifici a norma o no. Dalla Soprintendenza dicono che da martedì 6 settembre hanno iniziato i controlli sulle strutture private. Dal 7, invece, inizieranno le verifiche anche sugli edifici monumentali, quindi anche sulle chiese, però solo nelle zone più colpite dal sisma. Specificano che i controlli saranno anche nelle zone a ridosso dei confini con le Marche. Sulla base delle schede che i tecnici compileranno vaglieranno la possibilità di richiedere contributi per la messa a norma, se vi saranno i requisiti indispensabili.

La cattedrale di Santa Maria Assunta
La cattedrale di Santa Maria Assunta

Economo diocesano Don Edmund Kaminski, l’economo della diocesi di Terni, rafforza le parole della soprintendenza. Anche lui, infatti, dice che le chiese della diocesi di Terni – Narni – Amelia non hanno nulla che ne certifichi la sicurezza. «Per le chiese di nuova costruzione – spiega – il problema non c’è perché dovrebbero aver seguito le nuove norme antisismiche, ma per gli edifici storici nessuno ha fatto dei controlli e quindi nulla può essere certificato, ma mi hanno detto che sono a norma». Ma se nulla può essere certificato come si può dire che sono a norma?

La chiesa di Sant'Azio a Taizzano
La chiesa di Sant’Azio a Taizzano

Niente certificati, chiese chiuse I certificati non ci sono, eppure anche nella nostra zona alcune chiese hanno riportato dei danni. È, per esempio, il caso si Sant’Azio a Taizzano (Narni). «Sono danni modesti – dice don Fabrizio – mi vergogno a dirlo, se penso a quello che ha subito tanta gente. Dopo la scossa si sono aperte due profonde crepe, in un edificio che aveva già iniziato a dare segni di cedimento». Ha poi scherzato: «La chiesa di Sant’Azio a oggi è più piccola della cucina del mio appartamento. È stata ridotta nel ’58, non rispetta più lo stato originale e probabilmente ora non poggia più sulle salde mura che aveva un tempo». Per tutti questi motivi ha ritenuto opportuno chiedere l’intervento di un tecnico del Comune, un ingegnere strutturale, che ha detto che la chiesa potrebbe stare in piedi altri mille anni, come potrebbe crollare alla prossima piccola scossa. «Così – ha continuati don Fabrizio – ho preferito chiuderla. Non parliamo della chiesa parrocchiale, anzi quella è stata restaurata

 La chiesa di Sant'Azio a Taizzano
La chiesa di Sant’Azio a Taizzano

e completamente imbragata nel 2000 e probabilmente è l’edificio più sicuro di Taizzano. Però, anche se a Sant’Azio si faceva solo qualche piccola cerimonia e qualche funerale lo sciame sismico continua e non sappiamo cosa succederà. Anche perché io sono veneto e ancora ho negli occhi il terremoto del Friuli del ’76, quando la prima scossa fu a maggio, ma quel poco rimasto in piedi fu distrutto con le altre due scosse di settembre che furono altrettanto forti». Nulla può essere attestato, qualsiasi chiesa potrebbe reggere o soccombere, qualsiasi chiesa potrebbe essere luogo di ‘salvezza’ o luogo di morte, l’unica cosa che rimane da fare è sperare che siano a norma come dicono: è, e rimane, solo una questione di fede. Comunque nel caso di scossa, uscire dalla chiesa sembra sempre la migliore delle ipotesi!

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