Dazi, dumping e misure per contrastarlo. L’acciaio europeo – e italiano; faccenda che per Terni, visto che quella di ThyssenKrupp Ast è ancora un’acciaieria; è ancora di grande rilevanza – deve difendersi dal rischio di ‘invasione’. Ma i rivenditori del materiale hanno le loro esigenze e questo alimenta un dibattito non sempre lineare.

L’analisi L’ufficio studi di Siderweb ha così raccolto tutti i provvedimenti in materia di fair trade varati dall’Ue negli ultimi anni, sia che si tratti di indagini preliminari, che di provvedimenti scaduti. «Da una macro analisi dei provvedimenti – spiegano gli analisti – emergono degli spunti interessanti. Uno di questi riguarda i codici doganali dei prodotti interessati che, nel totale, hanno raggiunto le 407 unità . Di queste, 126 riguardano provvedimenti ormai scaduti, 281 sono invece i codici doganali per cui i provvedimenti risultano ancora in vigore o soggetti ad indagine preliminare».

I dettagli Delle tipologie di prodotto siderurgico, «il più ‘daziato’ è il tubo senza saldatura con ben 6 procedure, seguiti dalle viti inox con 5. Particolarmente ‘tassati’ sono anche il filo in acciaio (4 provvedimenti), i piani a caldo al carbonio ed il filo inox (3 provvedimenti). Per le altre 13 tipologie di prodotti trattati – che spaziano dagli accessori per tubi, ai piani ed al tondo per cemento armato – i provvedimenti si riducono ad uno o due casi al massimo».
La Cina Lo studio di Siderweb ha anche preso in esame i Paesi interessati, «la cui lista totale conta 22 provenienze, il primo gradino del podio spetta alla Cina coinvolta nel 50% delle procedure antidumping (21 su 42) avviate dall’Ue. La medaglia d’argento per le infrazioni spetta invece all’India coinvolta in 11 casi. Con nove casi spetta infine alla Russia il terzo gradino del podio. Da segnalare anche Taiwan ed Ucraina con 5 che precedono di una lunghezza la Corea del Sud».
Tata Steel E proprio l’ipotesi di fusione tra la ThyssenKrupp e la cinese Tata Steel continua ad agitare l’Europa: circa 2.000 lavoratori della divisione olandese del gruppo indiano, come ha riportato il quotidiano Nederlands Dagblad, hanno manifestato per chiedere chiarezza sul loro futuro, mentre i sindacati Fev e Cnv avrebbero inviato un vero e proprio ultimatum: la società siderurgica è chiamata, entro il 1 ottobre, a presentare impegni precisi e informazioni sullo stato di avanzamento delle trattative per una fusione con ThyssenKrupp. «Chiediamo che non vi siano licenziamenti per cinque anni. Questo patto ha dato buoni frutti in passato e crediamo possa farlo anche in futuro. Se il board non soddisferà le nostre esigenze passeremo all’azione». I sindacati olandesi hanno infatti stimato che l’operazione ThyssenKrupp-Tata potrebbe costare il taglio di oltre 4.000 posti di lavoro.