Kingoué è un distretto di trenta villaggi e 15 mila abitanti nella Repubblica del Congo. Un luogo ai margini della foresta pluviale, senza luce né acqua corrente. A Kingoué 9 abitanti su 10 non percepiscono uno stipendio e vivono delle loro coltivazioni e dei loro allevamenti. Ma dal grande cuore di questa gente è arrivato un contributo per aiutare le persone colpite dai recenti terremoti in Italia.
Il terremoto La storia, raccontata da ‘La Stampa’, è iniziata alla fine di agosto, quando un sacerdote congolese, don Ghislain, che in passato ha studiato in Italia, è venuto a sapere del terremoto e ha mostrato ai suoi parrocchiani le immagini di distruzione che arrivavano da Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Don Ghislain è molto attivo nel mondo della solidarietà, tanto che ha fondato l’associazione ‘Amici del Congo’, che da anni porta aiuti nei villaggi di Kingoué.
La raccolta fondi A quel punto anche il sindaco e il capovillaggio sono venuti a conoscenza di ciò che stava accadendo in Italia, e hanno deciso di attivare una raccolta fondi. Una vera e propria azione disperata per un popolo così povero, tanto che per cercare di raggiungere una somma consistente sono stati coinvolti diversi villaggi. Sono trascorse molte settimane e nel frattempo altre due scosse colpiscono il centro Italia, mettendo in ginocchio anche l’Umbria. A quel punto la raccolta si è intensificata, tra chi riusciva a donare solo qualche spicciolo e chi riusciva ad arrivare anche a 15 euro.
Il bonifico All’inizio di dicembre, conclusa la raccolta fondi, a Jenny Peppucci – una 27enne volontaria dell’associazione e originaria dell’Umbria – viene consegnato un foglio con il resoconto della raccolta: 156.400 franchi congolesi, pari a 238,43 euro. Qualche giorno più tardi, in Italia è arrivato il bonifico e una lettera indirizzata alla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, firmata dal sindaco del distretto, Daniel Mouangoueya.
Il legame con l’Italia Jenny Peppucci, contattata da umbriaOn, racconta di essere arrivata in Congo «per la prima volta nel 2012, con altre volontarie per un breve periodo. Poi abbiamo deciso di operare a Kingoué poiché siamo venute a conoscenza delle criticità del posto. Dal 2013 sono iniziati i nostri progetti e io ho deciso di stabilirmi in Congo per seguire i lavori più da vicino e per stare vicino anche ad un bambino che necessitava di cure mediche, il bambino che ora ho adottato». I volontari dell’associazione, circa 20, «sono soprattutto giovani umbri, ma non solo. Qui in Congo ci sono io che abito a Pointe Noire, dove attualmente lavoro come educatrice e al villaggio c’è don Ghislain, il sacerdote congolese che ha studiato in Italia, lui si occupa di seguire i lavori».
L’associazione Jenny ha poi spiegato ad umbriaOn che «l’associazione sta costruendo a Kingoué un centro di accoglienza per bambini e giovani in difficoltà o abbandonati, una scuola materna, una scuola primaria e una scuola di formazione per i ragazzi più grandi. Siamo nella fase di costruzione e per ora abbiamo 8 ragazzi che stanno studiando in città e si stanno formando nelle varie discipline: meccanica, saldatura, falegnameria, sartoria. Saranno loro i futuri insegnanti del nostro centro di formazione». Dal 2013 ad oggi «abbiamo realizzato progetti di microcredito con le donne del villaggio, e progetti di istruzione coinvolgendo più di 1000 bambini. Inoltre, abbiamo costruito bagni pubblici al mercato del villaggio, fonti d’acqua, pozzi, allevamento di capre e abbiamo seguito diversi casi individuali di emergenze sanitarie ed alimentari».