di E.M.
Uno costringeva la figlia a prostituirsi e a guadagnare almeno 100 euro al giorno, l’altro lo aiutava a procacciare i clienti. Poi, si spartivano i soldi. Sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Spoleto il padre della vittima, un italiano di 45 anni, e un romeno di 30 anni, con l’accusa di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di una 25enne affetta da problemi psichici. Il padre, secondo gli investigatori, avrebbe avuto in passato rapporti sessuali con lei, così come il trentenne: tra i reati contestati c’è anche la violenza sessuale.
Il padre orco I dettagli dell’operazione, denominata ‘Pretty woman’, sono stati resi noti in conferenza stampa dal capitano dei carabinieri di Spoleto, Marco Belelli. A destare l’attenzione dei militari, ad agosto 2016, era stata la presenza della ragazza – in abiti succinti – all’ingresso della città di Spoleto, a volte accompagnata da un uomo adulto. Le indagini, con pedinamenti ed intercettazioni, hanno portato a scoprire che a costringere la giovane a rapporti sessuali a pagamento, a trovare i clienti e fissare le tariffe era il padre, un operaio spoletino che la minacciava di cacciarla di casa se non avesse «contribuito al sostentamento economico della famiglia». I patti erano di riportare a casa almeno tra i 100 e i 200 euro al giorno: soldi che venivano poi consegnati quasi interamente all’uomo. La giovane, affetta da deficit cognitivo e seguita dal centro di salute mentale di Spoleto, doveva infatti chiedere il permesso al padre anche per comprare un biglietto dell’autobus o una colazione. «Si tratta di un contesto familiare molto degradato e di gravi difficoltà economiche – spiegano i militari – la ragazza viveva soltanto con il padre e il fratello più piccolo, che forse era a conoscenza della situazione ma al momento non è indagato».
Il complice Nella vicenda è coinvolto anche un trentenne romeno, disoccupato, oggi in carcere, che aveva un forte ascendente sulla vittima, probabilmente «invaghita» di lui. La giovane credeva infatti che fosse suo fidanzato – nonostante avesse una moglie e una figlia – e si lasciava convincere a prostituirsi e a consegnargli il denaro. «Viveva in uno stato di sudditanza nei confronti del romeno – la spiegazione dei carabinieri – che la minacciava di interrompere la relazione se avesse smesso di prostituirsi». L’uomo, in una sorta di ‘concorrenza’ con il padre della vittima nella ricerca dei clienti, fissava gli appuntamenti anche tramite inserzioni online.
L’albergo La vittima consumava i rapporti sessuali a pagamento in un hotel alle porte di Spoleto, senza che gli ingressi venissero mai registrati. Anche per l’albergatore, connivente con il padre della vittima e il romeno, è scattata la misura cautelare: prima la detenzione domiciliare, poi convertita in obbligo di firma. Intanto, però, l’albergo è stato momentaneamente chiuso e il gestore ha visto sospesa la sua licenza. Gli investigatori valuteranno poi la posizione dei clienti – 80 quelli identificati nei quattro mesi di indagini – «poiché lo stato di infermità mentale della donna è abbastanza evidente». La ragazza, intanto, che in passato aveva subito anche violenza sessuale dal padre e dal romeno, ora è stata affidata ai servizi sociali e ospitata in una casa famiglia.