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Home » Imprese in Umbria: «Bene manifatturiero»

Imprese in Umbria: «Bene manifatturiero»

di Francesca Torricelli
6 Marzo 2017
in Attualità, Dal territorio, Economia
Tempo di lettura: 6 minuti di lettura
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«È il manifatturiero quello che per ora ci fa ben sperare». Questo il primo commento del presidente di Unioncamere Umbria, Giorgio Mencaroni, ai dati dell’ultima indagine congiunturale realizzata su un campione di 286 imprese operanti nel settore manifatturiero e 151 imprese della piccola e grande distribuzione per il commercio.

Segnali di ripresa «Dopo i dati poco incoraggianti del trimestre scorso, l’industria manifatturiera sembra mostrare cauti segnali di ripresa. Le imprese – continua Mencaroni – mostrano di andare meglio sia nel confronto con il trimestre scorso che rispetto a quanto accaduto a fine 2015. Questo ci fa ben sperare. La crescita della domanda è confermata dalle variazioni positive degli ordini sia sul fronte tendenziale che congiunturale. Certo ci aspettiamo che migliori anche il dato occupazionale e che il buon trend delle piccole e medie imprese faccia da traino anche alle piccolissime che continuano a soffrire e che, come sistema camerale, continueremo a sostenere e a promuovere perché superino al meglio il periodo di difficoltà. Il commercio per contro non conferma i valori che nel trimestre scorso avevano fatto sperare una uscita dalla crisi, anche se le vendite rispetto a settembre 2016 aumentano così come i prezzi delle vendite stesse rispetto allo scorso anno».

Settore manifatturiero La produzione segna valori positivi sia rispetto al III trimestre 2016 (+2,4%) che al IV trimestre 2015 (+2,1). Nel confronto con il 31 dicembre dello scorso anno vanno bene le industrie elettriche, del legno, meccaniche e chimiche. In difficoltà le imprese sotto i 9 addetti sia tendenzialmente che a livello congiunturale. Il fatturato confrontato con il trimestre scorso segna un +3%. Il fatturato interno è positivo rispetto al trimestre precedente con un +2,6% e leggermente sofferente nel confronto con il IV trimestre 2015; a livello congiunturale soffrono solo le industrie tessili con -3,4%, mentre a livello tendenziale sono positivi solo industrie dei metalli e industrie meccaniche (+2,9% entrambe) e industrie chimiche (+1,3%). Il fatturato estero è positivo sia confrontato con il trimestre precedente che con il dato del 31 dicembre 2015. Positivi i dati degli ordinativi con +1,2% rispetto al trimestre precedente e un +2,5% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (ancor più positivi se confrontati con i risultati della passata indagine che erano stati rispettivamente -1,7% e +1,3%). Da rilevare la variazione positiva delle imprese da 0 a 9 addetti che vede un aumento degli ordinativi esteri rispetto al 31 dicembre 2015 del +1,9%, in linea con il +0,6 del fatturato estero confrontato con lo stesso periodo.

Occupazione e investimenti nel manifatturiero L’occupazione ha risultati contrastanti: regge rispetto al trimestre precedente e segna un +0,5% con unici settori a perdere – anche se di poco – le industrie elettriche e chimiche. Positivi tutti i valori a livello dimensionale anche se la ‘miglior performance’ è quella delle imprese fino 9 addetti con +0,8%. A livello tendenziale invece la perdita totale è di -0,6% con maggiori settori in difficoltà e una variazione positiva solo per le imprese oltre i 50 addetti. Per quanto riguarda gli investimenti il 50,8% delle aziende intervistate investe, un risultato in crescita rispetto al 46% registrato al 31 dicembre 2015. Gli investimenti si concentrano principalmente per l’81,3% su macchinari e attrezzature, per il 19,8% in elaboratori e sistemi elettronici, per il 13,2% in impianti fissi e per il 10,6% in ricerca. Ad investire di più sono le industrie elettriche e quelle alimentari, anche se quelle che investono in maniera più consistente economicamente sono sempre le industrie elettriche, le industrie dei metalli e quelle meccaniche.

Commercio Rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno invece, si registra una battuta d’arresto con un -0,2% in totale stemperato solo dalla stabilità del commercio dei prodotti alimentari. A livello dimensionale buono l’andamento delle impresa da 10 a 49 addetti mente perdono le piccolissime -0,7% ma soprattutto le over 50 con -4,3%. L’aumento medio dei prezzi delle vendite rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso è +1,1% (in lieve flessione rispetto al +1,4% segnalato nel terzo trimestre), determinato in gran parte dal commercio al dettaglio non alimentare che registra un +1,4% mentre gli ipermercati si fermano al +0,1% e il commercio al dettaglio alimentare indica un -1,1%. Calano gli ordinativi: -0,2% rispetto al trimestre precedente affievolito solo dal +0,6% del commercio al dettaglio non alimentare con le imprese dai 10 ai 49 addetti che segnano un +1,2 (unico valore positivo rispetto alle altre fasce di addetti). L’occupazione cala a livello congiunturale del -1% (nel terzo trimestre la crescita era stata per contro del +1,0%) invertendo il trend degli ultimi mesi (anche al 30 giugno la variazione era stata positiva del +0,3%).
La perdita minore è quella commercio al dettaglio di prodotti non alimentari con -0,6%, mentre il commercio di prodotti alimentari segna un -1,3% e gli ipermercati un -1,9%. La situazione a livello tendenziale conferma e rafforza le variazioni negative.

Cruscotto degli indicatori statistici al IV trimestre 2016 Per quanto attiene ai dati strutturali: il numero delle imprese registrate sul territorio umbro è pari a 95.593 e di queste circa l’85% sono attive e il 24% sono stanziate nel comparto produttivo del commercio. I settori con maggior crescita delle imprese registrate risultano il settore del turismo +1,7% e il settore dei servizi alle imprese (2,3% circa), si ha invece un saldo negativo nei settori delle costruzioni (-1,4%), trasporti e spedizioni (-1,4%) e delle attività manifatturiere (-0,1%). Per la forma giuridica il 53% circa delle imprese sono imprese individuali, mentre il 22,6% è caratterizzato da società di capitali, con una inversione di rotta, per cui le prime stanno avendo una battuta d’arresto nella crescita, mentre le seconde aumentano.

Il tasso di sopravvivenza vede circa il 79% delle imprese resistere al primo anno di vita. Il dato va decrescendo di circa il 7% per ogni anno in più di attività e sono maggiormente le imprese individuali che permangono sul mercato, contrariamente alle società di capitali che sono le prime a cessare l’attività.
Per quanto riguarda la localizzazione delle unità locali, in Umbria ci sono 19.014 unità, per circa la metà sono società di capitali (55%) e in seconda parte società di persone (21%). La maggioranza delle unità locali risultano collocate all’interno della stessa provincia.

Nuove figure sociali imprenditoriali L’analisi si focalizza poi sul dinamismo di nuove figure sociali imprenditoriali, in particolare di come influenzano il mercato le imprese partecipate e/o guidate da figure femminili, giovanili (under 35) e da stranieri. Le prime sono attive in particolare nell’ambito degli altri settori (47% del mercato) e dell’agricoltura (33%), seguendo anche il trend italiano, ma mostrando una incidenza maggiore rispetto alla media italiana. Contrariamente le imprese a guida under 35 vedono la loro diffusione più a livello nazionale che in Umbria (lo scarto è di circa 1%). Queste ultime sono specializzate nel settore agricolo. Le imprese straniere, come le precedenti, sono leggermente meno diffuse sul territorio umbro rispetto a quello aggregato italiano: sono l’8,7% del totale rispetto ad un 9,4% sul territorio nazionale. Queste ultime seguono il trend nazionale nell’ambito produttivo: entrambi i dati testimoniano uno sviluppo delle attività nel settore edile.

Struttura occupazionale e dati economici Per quanto concerne la struttura occupazionale delle società: il 72% degli addetti è personale dipendente, dato che, come in quasi tutte le forme giuridiche, rispecchia il valore medio. Tra gli addetti delle imprese individuali circa il 68% sono addetti indipendenti. Per ciò che concerne i dati economici, si deduce come il valore di produzione delle imprese è pari a circa 22,5 miliardi di euro. Il 42% del valore della produzione viene creato dal settore del commercio, seguito dal manifatturiero (36%). Da menzionare come le imprese umbre di dimensioni ‘micro’, che ammontano al 78,2% del totale, creano solo il 13% del valore di produzione, mentre le ‘grandi’ imprese, che rappresentano solo l’1,1% del totale delle imprese producono il 46% del valore produttivo. L’analisi degli indici di bilancio delle società in utile evidenzia come il comparto commerciale sia il settore di punta, realizzando un indice di redditività del capitale investito del 6,7%. Sopra la media si attesta anche l’indice di redditività del capitale investito per il settore del turismo (5,3%) e per il settore delle attività manifatturiere (5,2%), mentre al di sotto della media sono i dati per il settore delle costruzioni (4,4%) e dei servizi alle imprese (4,1%).

Iscrizioni-cessazioni imprese Infine si analizzano i dati congiunturali, che testimoniano il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese. La variazione delle iscrizioni delle imprese nella regione Umbria tra il quarto trimestre 2016 e il quarto trimestre 2015 è decrescente, con una perdita del 7,3% su base trimestrale e un incremento del 2,4% su base annuale. Anche la tendenza nazionale fa registrare un peggioramento delle nuove iscrizioni del 4,9% su base trimestrale e del 2,2% su base annuale. In Umbria l’apertura di nuove unità locali supera in valore assoluto il numero delle chiusure (576 contro 447) e la variazione sul quarto trimestre del 2015 supporta i valori assoluti, dimostrando che le nuove aperture crescono di circa il 20,8%, mentre le chiusure delle unità locali aumentano solo dello 0,7%. Le nuove aperture, così come le chiusure delle unità, sono collocate soprattutto nella stessa provincia. Il terzo trimestre del 2016 conta un campione di 53.399 imprese attive. Queste imprese hanno registrato un miglioramento occupazionale (0,3%) notevole se raffrontato con quello osservato a livello nazionale (+2,3%, su un campione di circa 3,4 milioni di imprese). 

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