La lettera, inviata alla presidente della regione Umbria Catiuscia Marini e all’assessore all’agricoltura Fernanda Cecchini, è un autentico grido di allarme: «La Federazione regionale dei dottori agronomi e forestali dell’Umbria – scrive il presidente Stefano Villarini – consapevole del ruolo che negli anni i professionisti hanno svolto a fianco dell’amministrazione e delle imprese umbre nel raggiungimento di importanti traguardi come quello del trasferimento di innovazione, del completo utilizzo delle risorse e la conseguente capitalizzazione di un plafond finanziario in costante aumento ritiene giunto il momento di pronunciarsi in merito alla grave situazione in cui i professionisti del settore, e di conseguenza le attività economiche, si trovano ad operare, perennemente immersi in un quadro normativo incerto ed in continua evoluzione, ed in un quadro economico, al di là dei numeri della programmazione e dopo due anni già trascorsi, anch’esso palesemente aleatorio».

I bandi La cosa «che più ci preoccupa – prosegue Villarini – è la oramai evidente situazione in cui tutti i bandi, dalle così dette misure ad investimento, alle misure a superfice e sino alla misura 16, sono attuati, con norme in continuo cambiamento che oltre ad essere tardive, se applicate in senso retroattivo andranno non solo a penalizzare le iniziative a venire ma anche quelle già avviate e già programmate ed inquadrate con norme ben diverse. Le imprese ed i soggetti attuatori così correrebbero il rischio di veder vanificato il proprio programma di investimento non senza conseguenze di natura economica e patrimoniale. Il trincerarsi dietro la validità giuridica delle clausole di salvaguardia, che tutti conosciamo e che le imprese hanno sottoscritto anche con una certa tranquillità visto quanto veniva loro prospettato, è un atteggiamento che non può essere più accettato in silenzio».
«Politica e responsabilità» Il presidente della Federazione regionale dei dottori agronomi e forestali dell’Umbria ricorda che «le imprese hanno aderito in massa sin dal giugno 2015 ai bandi ad investimento con le certezze di un budget importante e sicuro e tempistiche immediate; ora dopo due anni siamo sostanzialmente ad una situazione del tutto diversa, ma in negativo. Ci chiediamo e vi chiediamo: ma la politica di fronte a questo scenario generato ed amplificato da una campagna di forte incoraggiamento ad aderire alle misure del PSR, allo stato dei fatti, come pensa di assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle imprese e degli imprenditori, vessati anche da una eventuale applicazione tardiva della clausola di salvaguardia? Le imprese sono entità economiche e come tali per poter prosperare (o per sopravvivere) sanno che devono cercare il successo nei propri mercati di riferimento ma necessitano anche di regole di mercato certe, di regole normative certe, di politiche agricole ed economiche ferme e lungimiranti. Vista la oramai tangibile criticità si chiede di poter fissare con cortese urgenza un incontro onde poter trattare le problematiche esistenti».
Il M5S A rendere nota la missiva è il consigliere regionale del M5S Andrea Liberati, che chiosa: «Tra un inutile convegno e l’altro, da anni ormai la Regione Umbria insiste in una vuota autocelebrazione sui finanziamenti alle imprese agricole tramite il Piano di Sviluppo Rurale PSR). La realtà è opposta, una verità amara: dei circa 900 milioni previsti, da anni non arriva pressoché nulla agli interessati, i bandi vengono continuamente modificati, i futuri contributi ridotti. Siamo dinanzi a inefficienze plateali da parte di un’amministrazione che, dal 2015, ha modificato i bandi relativi ad alcune misure anche per ben sette volte, abbassando i contributi erogabili del 50% e altro ancora. E, finalmente, dopo un lungo balbettio, iniziano ad alzare la voce sia alcune categorie che gli Ordini professionali».
I soldi Così, insiste Liberati, «dopo aver assegnato milioni di euro a poche, pochissime – quattro – grandi aziende, si cambiano le carte in tavola e i più piccoli – tanto per cambiare – vengono gravemente penalizzati. Enorme è il danno economico inferto alle piccole imprese, che legittimamente credevano di affidarsi a una forma di finanziamento sicura e veloce, investendo nel frattempo risorse che, probabilmente, non rientreranno mai. Oltre al danno, la beffa. I malcapitati, colpevoli di volere lo sviluppo in questa morta gora che è la Regione Umbria, al momento della domanda hanno firmato una clausola che recita: “L’Ente si riserva la facoltà di integrare o modificare le disposizioni recate dal presente avviso in qualunque momento e a suo insindacabile giudizio”. Con questa formuletta da legulei, la Giunta Marini si copre le spalle, tradendo i cittadini e le certezze che ogni impresa deve avere nel programmare gli investimenti. Migliaia di domande già presentate devono essere riscritte secondo nuove regole; frattanto il sistema informatico per la presentazione delle domande non è pronto; la scadenza del nuovo bando è il 31 agosto 2017, pieno periodo di ferie, con personale ridotto e un software inadeguato; bandi modificati à go-go e chi peggio ne ha, peggio ne metta. Una gestione tragicomica che prosegue da anni e imporrebbe l’immediata sostituzione di un’assessore viceversa indifferente».