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Home » Perugia, parco Aretino: residenti esasperati

Perugia, parco Aretino: residenti esasperati

di Lucina Paternesi
10 Settembre 2017
in Attualità, Dal territorio
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Il cancello aperto

Il cancello aperto

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La situazione è ormai diventata insostenibile. E la soluzione, che sarà prospettata al sindaco durante l’incontro in programma per giovedì prossimo, è di allontanare la comunità che da tempo tiene sotto scacco i residenti a ridosso del parco Aretino.

L’incontro di Perugia:Social city

L’incontro Un incontro informale, venerdì sera, organizzato da Perugia:Social City grazie all’impegno del suo coordinatore Giampiero Tamburi, ha creato l’occasione per parlare, di nuovo, dei problemi che persistono da mesi, anni addirittura, nella zona della Pallotta. «Nel rispetto dei diritti di tutti – spiega Tamburi – abbiamo deciso di comune accordo di chiedere al Sindaco Romizi di trovare un’altra soluzione, un altro posto dove questa comunità possa andare a mangiare all’aperto e a fare rumore fino a tardi. Non spetta a noi decidere dove, ma alle istituzioni». Da tempo, infatti, i residenti sono esasperati per il continuo frastuono e per i bivacchi che una nutrita comunità sudamericana, forse di origine equadoregna, produce fino a tarda notte all’interno del parco Aretino.

Rifiuti abbandonati nel parco

Il parco «Quello è uno spazio verde che, per come è ubicato, non può soddisfare, al tempo stesso, le esigenze della comunità che lo utilizza con i diritti dei residenti. E’ un parco piccolo, a ridosso di alcuni palazzi, che amplifica l’inquinamento acustico che viene prodotto senza che gli inquilini possano fare a meno di sentire gli schiamazzi e la musica che dal pomeriggio si protraggono fino alle prime ore dell’alba», spiega ancora Tamburi.

Mancanza di igiene C’è poi la questione del degrado e dell’incuria prodotta. Rifiuti, resti di pranzi o cene consumati in mezzo all’erba, mancanza di bagni chimici che porta a soddisfare i bisogni fisiologici direttamente nel parco. «Quel luogo non è adatto per quegli utilizzi – prosegue Tamburi – è sprovvisto di impianti igienici adeguati così come non è possibile accendere fuochi in mezzo al verde per cucinare, potrebbero innescarsi incendi che si allargherebbero alle siepi e agli alberi in poco tempo». E, su tutto, la percezione della sicurezza è ridotta al lumicino.

Il foro nella rete

Rete lacerata Ultima, solo in ordine temporale, è la scoperta fatta da alcuni residenti di un foto praticato sulla rete di recinzione che delimita l’area del parco di fronte alla superstrada. Qualcuno, dice, potrebbe aver allestito una tendopoli per dormire la notte nel vicino uliveto. «Ma non possiamo e non dobbiamo essere noi a controllare – spiega – l’ufficio sicurezza urbana dovrebbe vigilare perché ciò non accada».

Il cancello aperto

Cancello aperto Non solo, assieme alla lacerazione della recinzione, i cittadini si sono accorti che, chissà da quanto, il cancello di servizio per il monitoraggio e la manutenzione dello stato del terreno sopra la galleria della Pallotta, lato nord, è praticamente sempre aperto. «Quel cancello dovrebbe essere chiuso, se aperto ognuno può entrare e usufruire di quegli spazi nascosti tra la vegetazione per i propri affari, anche illeciti. Spaccio di droga, passaggio di tossicodipendenti, irregolari e senza tetto. Appena qualche giorno fa è stato forzato l’ingresso della bocciofila Pallotta 2000, che aspettano a chiuderla? Informerò subito i vigili urbani affinché si proceda a sbarrare quell’ingresso» conclude Tamburi.

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