«Le città e le regioni di tutta l’Europa, le realtà più vicine ai cittadini e ai loro problemi e ai loro bisogni, sono stati in questi anni di grave crisi economica i luoghi dove ci si è maggiormente preoccupati della loro condizione di difficoltà. E nella nostra lingua preoccuparsi vuol dire ‘prendersi cura’. Ebbene, ora l’Europa deve assolutamente sapersi prendere cura dei cittadini, mettendo in campo politiche e azioni che siano utili per migliorare la loro attuale condizione». È quanto affermato dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, nel corso del suo intervento pronunciato martedì a Bruxelles, in occasione della seduta inaugurale della sessione ordinaria del Comitato delle regioni europee – per il quale ricopre il ruolo di presidente del gruppo del Partito socialista europeo – dedicata al tema ‘Lo stato dell’Unione: il punto di vista delle regioni e delle città’.
Crescita disomogenea La Marini ha ricordato che «negli ultimi anni in Europa si è verificata una crescita disomogenea, con aree che hanno sofferto particolarmente per gli effetti della crisi economica. In queste aree abbiamo visto crescere in maniera considerevole coloro che sono stati definiti ‘i perdenti della globalizzazione’. E appunto le città e le regioni hanno potuto cogliere meglio questa realtà. Ecco perché riteniamo fondamentale proprio il ruolo delle città e delle regioni affinché si possa invertire questa tendenza, e dare un maggiore protagonismo a quel livello istituzionale e di governo più vicino ai cittadini».
Prospettive Per la presidente «solo se l’Europa saprà farsi carico della dimensione sociale della crisi, potrà avere una prospettiva. Come rappresentanti delle comunità locali di tutta l’Europa intendiamo dare il nostro contributo alla costruzione di questo nuovo ‘pilastro sociale’ che dovrà aggiornare la politica di coesione, indirizzandola il più possibile verso obiettivi di crescita, sviluppo, innovazione ed occupazione. Ed è solo in questo modo che potremo far ritornare la fiducia dei cittadini non solo verso l’Europa, ma verso le istituzioni più in generale».