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Home » Terremoto, le sette domande del Vescovo

Terremoto, le sette domande del Vescovo

di Redattore
22 Marzo 2019
in Dal territorio, In evidenza, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Il vescovo Renato Boccardo

Il vescovo Renato Boccardo

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Sette domande per chiedere spiegazioni al governo e alle istituzioni regionali sul perché delle lungaggini della burocrazia che non permettono una veloce ricostruzione delle zone colpite dagli eventi sismici del 2016. Ad avanzarle è stato il vescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo, durante l’ omelia pronunciata per la celebrazione di San Benedetto a Norcia.

INASCOLTATA LA PRECEDENTE DENUNCIA AI MICROFONI DI UMBRIAON: «FATE PRESTO»

Destinatari

«La gente di queste vallate vuole vivere e non essere accompagnata dolcemente alla morte, che si manifesta nello spopolamento delle frazioni, nella precarietà del lavoro, nell’incertezza della ripresa del turismo», ha detto il presule prima di elencare i sette «perché», indirizzati ai «vari presidenti del Consiglio, ministri e sottosegretari, parlamentari italiani ed europei, che in questi quasi tre anni non hanno mancato di farsi vedere a Norcia, con tante assicurazioni e promesse». In chiesa – riporta Ansa – c’erano la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini, il commissario straordinario alla ricostruzione Piero Farabollini, il sindaco di Norcia Nicola Alemanno e da altri amministratori locali.

Le sette domande

«Perché tanta gente non può godere il calore della propria casa, il cui recupero continua ad essere un problema apparentemente senza soluzione?». «Perché tante pratiche che potrebbero e dovrebbero essere risolte celermente si perdono nei meandri della burocrazia, generando scoraggiamento e irritazione nelle generazioni più giovani e rassegnazione in quelle più anziane?». «Perché non è stato ancora ripristinato l’accesso ai cimiteri, dove le persone conservano la memoria dei loro cari?». «Perché i nostri ragazzi disabili, con genitori e assistenti, sono costretti a raccogliersi in un container per trascorrere qualche ora in serenità ed armonia?». «Perché i lavori di sgombero delle macerie a San Benedetto si sono interrotti, a Santa Maria non sono iniziati, a San Salvatore si sono conclusi e tutto si è fermato, a Sant’Eutizio non possono procedere per la mancata messa in sicurezza della montagna sovrastante?». «Perché la politica continua a proporre le consuete contrapposizioni, frutto delle diversità di appartenenza e della volontà di primeggiare sempre e comunque?». «Perché tanti devono ricevere per carità ciò che sarebbe loro dovuto per giustizia?».

«Meno visite più fatti»

«Dobbiamo ricostruire non solo gli edifici ma un tessuto sociale fatto di umanità, di coerenza e di onestà, di reciproco aiuto ed accoglienza, di mutuo perdono, di ci­vi­le e cristiana solidarietà. Vorrei dunque che da questa piazza di San Benedetto – ha detto ancora Boccardo – il grido di tanti, che il Vescovo rac­co­glie e fa suo, giungesse fino ai cosiddetti palazzi del potere e scuotesse la coscienza e sti­molasse la responsabilità di chi li abita: non di continua propaganda elettorale abbiamo bisogno, non di visite ufficiali e proclami altisonanti, ma di risposte veloci ed efficaci, di sem­plificazione delle procedure, di soluzioni concrete ai diversi problemi, soprattutto di ge­sti eloquenti che restituiscano a queste popolazioni fiducia e speranza».

Le repliche della Marini e di Farabollini

«Per accelerare la ricostruzione sono convinta che bisogna dare la massima operatività agli enti locali che operano sul territorio», ha detto la presidente della giunta regionale: «Occorre rafforzare la capacità operativa dei Comuni e degli uffici speciali per la ricostruzione mettendo a disposizione personale – ha aggiunto Marini – ma soprattutto serve un approccio orientato a favorire e autorizzare la ricostruzione, piuttosto che rallentare il processo attraverso meccanismi di controllo burocratici e normativi». Dal canto suo, il commissario straordinario Piero Farabollini si è limitato a commentare che «la lentezza della ricostruzione è sotto gli occhi di tutti. Dopo due anni – ha aggiunto – non è stato prodotto molto e ora si sta tentando di riprendere un percorso che era stato tracciato, ma occorre farlo in maniera più veloce e fattiva».

La celebrazione ancora fuori dalla basilica

Per il terzo anno consecutivo la festa liturgica di San Benedetto è stata celebrata nella centrale piazza di Norcia, di fianco alla basilica natale del Patrono d’Europa, sbriciolatasi a causa della violenta scossa di terremoto del 30 ottobre 2016 e dinanzi alla statua in marmo del padre del monachesimo occidentale rimasta invece integra. Prima della messa c’è stato il Corteo storico di San Benedetto, riproposto per intero dopo i terremoti del 2016: rappresentanti delle guaite della città e dei castelli (le attuali frazioni) di Norcia hanno reso omaggio, in abiti tradizionali, alle autorità religiose e civili, oltre che a San Benedetto con l’offerta di un cero. Molti i fedeli che si sono riuniti in preghiera. Presente anche una delegazione della Polonia, paese dove quest’anno (28 febbraio – 4 marzo) le terra di San Benedetto (ossia le comunità di Norcia, Subiaco e Cassino) hanno portato la fiaccola benedettina ‘pro pace et Europa una’.

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