Il licenziamento collettivo risale al 24 novembre 2017, dopo una lunga fase di crisi e il ricorso ripetuto alla cassa integrazione. Ma ad oltre due anni da quella data, coincisa con la fine dell’attività , gli ex dipendenti della Siderumbra spa – azienda di Attigliano specializzata nella produzione di tondini per costruzioni, con alle spalle oltre 50 anni di vita – aspettano ancora di vedere quanto dovuto: oltre 300 mila euro totali a titolo di Tfr, una cifra già al centro di una battaglia a colpi di carte bollate e destinata a finire all’attenzione della sezione fallimentare del tribunale di Roma, di fronte alla quale è stata recentemente presentata un’istanza di fallimento nei confronti della stessa società .
Due anni di silenzi
A depositarla il legale fiduciario della Cgil, l’avvocato Emidio Gubbiotti, che assiste 12 dei 16 ex lavoratori dello stabilimento. Dai 6 mila ai 44 mila euro circa le somme dovute a ciascuno di loro, crediti per i quali sono stati già chiesti e ottenuti i relativi decreti ingiuntivi, alla cui notifica non ha fatto però seguito alcun pagamento, così come ai precetti. Anche i due pignoramenti richiesti successivamente, a gennaio e maggio 2019, hanno avuto esito negativo, una situazione accompagnata per di più dal silenzio costante della società (il cui amministratore è Antonio D’Orto), visto che non è mai pervenuto alle parti alcun riscontro né in sede extragiudiziale né ufficiale, così come è stata del tutto assente qualsiasi forma di relazione sindacale. Elementi questi che, uniti alla chiusura definitiva dei locali di produzione, hanno spinto l’avvocato Gubbiotti a chiedere al tribunale – competente quello della Capitale in quanto è lì che risulta la sede legale della società , ndr – il riconoscimento della conclamata e irreversibile insolvenza della Siderumbra, il cui ultimo bilancio depositato in Camera di commercio, tra l’altro, risale addirittura al 2012. La prima udienza per accertare i presupposti per la dichiarazione del fallimento è fissata per il 29 gennaio prossimo, davanti al giudice Barbara Perna. Un primo passo di un percorso che si prennuncia comunque ancora lungo per i lavoratori, che chiedono solo che venga riconosciuto loro quanto maturato in anni di onesto lavoro.