Questi i dati italiani dell’epidemia coronavirus in Italia, diffusi nel pomeriggio di lunedì 27 aprile dal capo dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli: «Oggi abbiamo un calo delle terapie intensive (-53 pazienti) e dei ricoveri con sintomi (-1.019). Registriamo 199.414 casi totali dall’inizio dell’emergenza (numero comprensivo di guariti e decessi, ndR) con un incremento di 1.739 positivi. I dimessi e guariti sono 1.696 in più. Gli attuali positivi sono 105.813 con un calo di 290 unità. I deceduti sono 333». Relativamente pochi i tamponi effettuati (32.003).
SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON
Differenze fra territori
Contagio e differenze forti fra regioni italiane. Uno dei temi ‘caldi’ in merito all’applicazione delle misure, anche per la ‘fase due’. Per Silvio Brusaferro (presidente Iss) «ci sono evidenze che le misure adottate a livello paese sono quelle che ci hanno consentito di ottenere i risultati che stiamo ottenendo, a partire dalla drastica riduzione della circolazione del virus. L’aver fatto misure nazionali, ad esempio limitando la mobilità, ha portato effetti benefici. Le differenze ci sono nel paese ma anche fra province delle stesse regioni. Come comitato tecnico scientifico diamo indicazioni generalizzate, nel contesto di un monitoraggio che è locale e che può consentire di fare interventi specifici sui territori. Come l’attuazione di ‘zone rosse’. Il controllo delle realtà locali serve a modulare i provvedimenti».
Modelli di organizzazione dell’attività scolastica
L’apertura delle scuole ritenuta ‘pericolosa’ dal Governo in questa fase dell’epidemia. Per Brusaferro «la scuola per vari motivi, anche per i suoi momenti di aggregazione, l’utilizzo dei mezzi di trasporto ed altro ancora, in base alle varie modellistiche può diventare uno dei luoghi che favorisce la diffusione dell’infezione. La prospettiva è di monitorare la situazione e poi, rispetto al prossimo anno scolastico, immaginare modelli organizzativi diversi per evitare che l’attività possa favorire la ricrescita dell’epidemia. C’è un gruppo di esperti del ministero che sta lavorando su alcuni scenari organizzativi futuri, in base alle diverse età».