Ast: «Ancora nessuna offerta, tempi lunghi»

Burelli durante la call del Mise: «Scorporo da Tk non prima di ottobre, sito non è in crisi e c’è interesse anche internazionale»

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di F.L.

Tempi ancora lunghi per la procedura di vendita o ricerca di una partnership per l’Ast di Terni, che non è ancora stata formalmente avviata e richiederà, una volta attivata, «9-12 mesi per la conclusione»: parole dell’amministratore delegato dell’acciaieria, Massimiliano Burelli, nel corso della call conference convocata dal ministero dello sviluppo economico giovedì mattina. Assente il ministro Stefano Patuanelli, c’erano invece il vice capo di gabinetto Giorgio Sorial e le sottosegretarie Alessandra Todde e Alessia Morani, oltre alle istituzioni locali – presidente della Regione Tesei e sindaco Latini – e ai sindacati metalmeccanici territoriali e nazionali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e Usb.

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L’iter

La procedura, come prevedibile, sarà seguita da un advisor finanziario, che però non è stato ancora nominato. Prevista una call per le manifestazioni di interesse, poi due diligence, offerte non vincolanti e infine vincolanti. Ma non essendo ancora stato avviato l’iter, sul tavolo «non ci sono ancora offerte formali». Burelli ha spiegato di attendersi l’interesse di «diversi gruppi internazionali», in quanto l’Ast «non è in crisi». «Marcegaglia e Arvedi non saranno gli unici interessati» ha detto. Sarà lui stesso, ha aggiunto, a gestire la procedura, nel frattempo non mancheranno le risorse per il sostentamento del sito nei prossimi mesi. A settembre verrà completato il piano di investimenti dell’accordo del giugno scorso e il 1° ottobre la multinazionale tedesca collocherà Ast in una business unit Multi-tracks.

AST, VOLUMI GIÙ: ALTRE FERMATE A GIUGNO

Il ruolo pubblico

Poi l’ad sul ruolo delle istituzioni pubbliche in merito alla procedura: «Siamo un’azienda privata è la formalità della cogestione non è auspicabile, ma non mettiamo limiti alla provvidenza. Qualora lo Stato e la Regione vogliano supportare la nostra strategia d’investimento siamo più che contenti, diamo la nostra disponibilità a partecipare ad un tavolo di settore al Mise, qualora riuscissimo a creare le condizioni chiare per le risorse europee ne saremmo più che contenti». Per il sottosegretario Morani «la tutela dei livelli occupazionali rimane una necessità assoluta, come gli interventi per tutela ambientale. Seguiremo con attenzione tutta la procedura».

La Tesei segue la ‘call’

Tesei: «Realtà fondamentale, massima attenzione»

Nel primo pomeriggio arriva il commento della presidente della Regione Umbria: «Manterremo massima attenzione al percorso che la multinazionale tedesca ThyssenKrupp sta intraprendendo per quel che riguarda il futuro dell’Ast di Terni. Una realtà fondamentale per la nostra regione e per tutto il Paese. Da parte nostra abbiamo già confermato l’impegno economico preso in passato dalla stessa Regione. Ora è necessario vigilare sulle prossime scelte della proprietà che ha espresso l’intenzione di cedere o comunque di trovare un nuovo partner per il sito ternano. Riteniamo fondamentale che l’Ast sia considerata come sito industriale strategico nazionale. Insieme al Governo siamo pronti, come detto, a vigilare ed a partecipare attivamente al processo che porterà alla cessione dell’azienda o comunque all’arrivo di un nuovo socio. Un processo che potrebbe non essere temporalmente rapido ed è proprio per questo che è necessario che il periodo di transizione sia gestito al meglio, andando a garantire i livelli produttivi ed occupazionali. I nuovi soci dovranno essere in grado di presentare un piano industriale valido e sostenibile sotto un punto di vista produttivo, occupazionale, finanziario e ambientale. Un piano quindi che rafforzi – conclude – le prospettive industriali di un ciclo integrato, che va dalla fusione sino alla commercializzazione».

Il sindaco segue la ‘call’ del Mise

Latini: «Ast sia riconosciuta strategica nel contesto nazionale»

«Le recenti decisioni di Tk sul sito ternano – afferma il sindaco Leonardo Latini – hanno destato notevole preoccupazione in città, sia tra le istituzioni che a livello sindacale: una preoccupazione che, possiamo dire oggi, riguarda le modalità e le tempistiche della complessa operazione di ricerca partner o di vendita, e poi l’esito finale per come esso influirà sul futuro dell’azienda e quindi anche su quello dei lavoratori e dell’economia cittadina. Siamo in una fase epocale, non solo per Terni ma per la stessa ThyssenKrupp – prosegue il primo cittadino – ed è ora quanto mai importante condividere gli obiettivi e stare tutti dalla stessa parte nell’interesse del sito, dell’economia locale ma anche di quella nazionale. È dunque fondamentale che sia riconosciuta la strategicità del nostro sito all’interno di un piano nazionale per la siderurgia che deve prendere quanto prima forma nella consapevolezza dell’importanza di questo settore, in particolare in riferimento agli acciai speciali. È altrettanto importante spingere per tutti gli interventi che possano contribuire a sostenere le nostre industrie, specie quelle energivore come Ast. In Italia, come ricordava l’ad Burelli, a differenza della Germania non c’è la cogestione, purtroppo aggiungerei, nonostante sia prevista in Costituzione ma mai attuata. Tuttavia in questi mesi che ci separano dalla decisione finale, mi auguro che ci sia coesione e partecipazione nella massima trasparenza in tutti i complessi passaggi che porteranno all’esito di questo nuovo capitolo della lunghissima storia delle acciaierie ternane che meritano la massima considerazione e il massimo rispetto».

Simone Lucchetti (Uilm Terni)

La Uilm: «Tempi troppo lunghi e rischi dietro l’angolo»

«Abbiamo chiesto al Governo di intervenire su ThyssenKrupp per ridurre i tempi per la ricerca del partner o per la cessione di Acciai Speciali Terni. Tempi troppo lunghi della fase di transizione unita all’assenza di certezze sull’assetto azionario futuro, senza assicurazioni sui necessari investimenti nel breve e medio periodo, può mettere a rischio il valore del sito ternano. Il tempo non è una variabile ininfluente»: lo dichiarano Guglielmo Gambardella, coordinatore nazionale Uilm per il settore siderurgico, e Simone Lucchetti, segretario provinciale Uilm Terni. «A settembre – spiegano – verrà completato il piano di investimenti dell’accordo del giugno scorso e dal 1° ottobre la multinazionale tedesca collocherà Ast in una business unit ‘Multi-tracks’ che rappresenterà un limbo pericoloso in assenza di un nuovo piano industriale che assicuri nuovi e sufficienti investimenti per la salvaguardia degli impianti. Per la Uilm i 9/12 mesi dichiarati dall’azienda necessari per l’espletamento della procedura, dal momento del suo avvio, per raggiungere l’accordo di partnership o per la vendita, sono un periodo di tempo eccessivamente lungo. Riteniamo positivo l’annunciato interesse per Ast Terni di alcune imprese siderurgiche nazionali – continuano Gambardella e Lucchetti -, ma saremmo interessati a conoscere e confrontarci su piani di sviluppo industriale ed occupazionale di questi soggetti. Crediamo che l’apertura di una discussione preliminare su progetti di prospettiva dell’acciaieria ternana possa stimolare l’attenzione e la valorizzazione del sito stesso che ha tutte le potenzialità per continuare a produrre ricchezza soprattutto per il territorio interessato. Il Governo – concludono – ha riconfermato la strategicità del sito di Terni, ha raccolto le nostre preoccupazioni e le nostre sollecitazioni impegnandosi a riconvocare le organizzazioni sindacali e le istituzioni locali alla luce dei futuri sviluppi della vertenza».

Simone Liti (Fim Cisl)

Fim Cisl: «Garantire l’integrità del sito»

Decisamente preoccupata anche la Fim Cisl. Il segretario nazionale Valerio D’Alò e quello territoriale umbro e ternano, Simone Liti, affermano che «la riapertura di un tavolo di crisi Ast che ha provocato forti tensioni nel territorio negli anni passati ci preoccupa, come pure i nuovi assetti sui quali è necessario far presto per definire il futuro degli asset aziendali. Abbiamo chiesto chiarimenti su come potrebbe influire la collocazione nella divisione ‘material’ (fino al 1° ottobre) dell’acciaieria ternana a fronte di una gestione tedesca, che poco interesse potrebbe porre su un sito oramai in cessione e nel transito dal 1° ottobre a nuova società. È importante chiarire – aggiungono D’Alò e Liti – se i centri servizio ed il commerciale seguono gli asset o resta solo un bacino vuoto senza prospettive. Su questo l’ad Burelli conferma lo spostamento di tutti gli asset tra cui commerciale e servizi. Attualmente gli impianti sono fermi, non solo per quel che concerne il Covid-19, e chiediamo quindi garanzie su questa vicenda che non impatti sull’occupazione non solo per gli ammortizzatori sociali che si prospettano all’orizzonte ma anche per i 150 contratti dei lavoratori interinali. Per noi il sito deve essere mantenuto integrato così com’è, che ci sia una vendita o una partnership, ovviamente insieme al mantenimento delle produzioni e dei livelli occupazionali e salariali. Abbiamo chiesto al Governo di far luce anche sulle voci riguardanti eventuali interessi mostrati da potenziali acquirenti e che se un percorso va affrontato tra scouting e ricerca di investitori, vada fatto nel più breve tempo possibile ed interessando le organizzazioni sindacali non solo nella fase finale del processo, perché l’unico effetto sarebbe allungare ulteriormente i tempi della vertenza. Persistono dubbi – concludono i sindacalisti della Fim Cisl – perché, già nel 2011, si sono scaricate su Terni le inefficienze di ThyssenKrupp. C’è bisogno che il tavolo ministeriale vigili sull’andamento della fase attuale perché sia tutelata tutta l’occupazione, senza distinzioni tra diversi contratti se a termine o meno, e la continuità produttiva del sito». Parole a cui si aggiungono quelle del segretario regionale della Cisl, Riccardo Marcelli: «Accanto al percorso che è stato ben individuato al Mise grazie al tavolo tenuto aperto caparbiamente dalle organizzazioni metalmeccaniche – afferma -, ne deve essere avviato un altro. A prescindere dai tempi che sono determinanti, abbiamo il tempo di percorrere paralallelamente una strada per ridisegnare Terni e il suo comprensorio. Lo dovremmo fare cercando di mettere insieme progetti di caratura europea, nazionale, regionale, locale, in grado non solo di mantenere Terni città della manifattura, ma di trasformarla in Terni città di una manifattura sostenibile».

Giorgio Sorial durante la ‘call’

Fiom Cgil: «Un ‘tavolo’ di settore per il futuro»

«Occorre garantire che il Governo tenga saldamente in mano un percorso nel quale la vicenda della cessione di Ast pur rispondendo alle regole e ai tempi di una trattativa tra privati con le regole e i tempi assegnati, consenta di valutarne tutte le ricadute industriali ed occupazionali. In questo senso la sottosegretaria Morani, a conclusione dell’incontro convocato dal Mise, riaffermando i caratteri strategici e gli obiettivi di salvaguardia del sito di Terni, ha assunto l’impegno di convocare un tavolo di settore che possa contribuire alla definizione di una piano nazionale per la siderurgia in una stretta relazione con i principali produttori e le parte sociali». Per la Fiom Cgil è il segretario nazionale Gianni Venturi ad esporsi: «La scelta di ThyssenKrupp di considerare non più strategica la produzione dell’acciaio mette in discussione non solo le prospettive di Acciai Speciali Terni, ma si configura come una decisione in netta discontinuità con la storia della multinazionale. Siamo infatti di fronte ad una scelta che smonta l’idea stessa di grande gruppo siderurgico, e che avviene dopo la mancata fusione con Tata Steel nel 2017 e dopo la vendita della divisione Elevator per 17 miliardi di euro nel 2019. La motivazione di ThyssenKrupp secondo cui Ast rappresenta un sito di cui non si vedono prospettive future sostenibili non può che destare preoccupazione ed incertezza tra i lavoratori di Terni. Ad un andamento finanziario nell’anno fiscale che fa registrare una perdita di circa 2 milioni di euro, dopo due anni di utili, si sovrappongono le ricadute dell’emergenza legata alla pandemia da covid-19: la linea di colata continua è ferma da 15 giorni, l’organizzazione della produzione nel tubificio passa da 15 a 10 turni e l’amministratore delegato afferma che non ci saranno le condizioni per confermare i contratti di lavoro degli interinali attualmente impiegati nel sito di Terni; è evidente tutta la criticità della fase in cui Ast viene collocata sul mercato alla ricerca di un compratore o di una possibile joint venture. Ora si è in attesa delle manifestazioni formali di interesse. Non ci sono per noi pregiudiziali, la differenza la farà il piano industriale, la solidità produttiva e commerciale, gli impegni ed i vincoli sul versante occupazionale e della sostenibilità ambientale e la capacità di stare su un mercato sempre più globale. In questo senso – conclude Venturi – per noi non è praticabile una qualsiasi ipotesi che invece di puntare sull’integrità del sito e su una valorizzazione strategica delle sue produzioni, ricerchi una modalità di cessione separata degli asset, configurando una sorta di ‘spezzatino’».

Giovacchino Olimpieri (Fismic Confsal)

La Fismic: «Ci sia massima trasparenza»

«Il ceo Burelli – afferma Giovacchino Olimpieri, segretario della Fismic Confsal di Terni – ha spiegato che non è stata ancora aperta una procedura ufficiale per la vendita da parte di ThyssenKrupp ma che comunque la cessione non avverrá prima del prossimo mese di ottobre. La nostra principale richiesta è quella della salvaguardia occupazionale e salariale sia dei lavoratori diretti che indiretti e l’integrità di Ast. Il governo ha dato ancora conferma della strategicità del sito di Terni e deve essere riconosciuta la strategicità all’interno di un piano nazionale per la siderurgia. Sarà fondamentale l’individuazione di un player europeo o mondiale che abbia la capacitá di far competere Ast nel mercato globale, inoltre Ast dovrà avere anche una sua autonomia durante questo processo. Fondamentale – osserva Olimpieri – sarà anche la più esauriente e chiara trasparenza durante il periodo di transizione. Il Governo ha raccolto le nostre istanze e si è impegnato alla convocazione di un altro incontro alla luce dei percorsi in itinere».

Usb: «L’unica strada è la nazionalizzazione»

Per l’Usb nazionale, alla ‘call’ di giovedì, è intervenuto Francesco Rizzo: «L’ad Burelli – afferma – non ha fornito nuovi elementi su cui impostare un ragionamento fattivo, ha semplicemente espresso un concetto ormai noto: l’Ast è in vendita e, seppur redditizia, la multinazionale tedesca preferisce sbarazzarsene per fare cassa. Inoltre, ancora non è stata aperta la procedura ufficiale e si prevedono tempi molto lunghi, trai i 9 e i 12 mesi per la conclusione dell’operazione. Questo per noi – afferma l’Usb – è un ulteriore fattore di rischio perché, anche se nelle parole ufficiali dell’amministratore delegato la vendita a pezzi non è assolutamente contemplata, le dinamiche del mercato globale e la crisi economica ormai conclamata, rischiano di veder compromessa l’integrità del sito e la spoliazione delle quote di mercato, soprattutto in un contesto in cui non si prevedono e non si vogliono fare investimenti. La ThyssenKrupp deve garantire nei fatti la strategicità di Ast, oggi ribadita da tutti i soggetti partecipanti alla riunione, innanzitutto compiendo gli investimenti fin qui enunciati e solo in parte contemplati, soprattutto gli investimenti ambientali per il recupero scorie e gli investimenti per le aree a caldo e a freddo, unici elementi di tenuta del sito nel suo complesso. Il Governo, pertanto lo Stato, deve comprendere che questa non è una semplice vertenza di riorganizzazione, in prospettiva è a rischio l’unico produttore italiano di acciaio inox e pertanto, pur accogliendo con favore la proposta enunciata dai sottosegretari Morani e Todde di un tavolo unico ministeriale, con al centro il piano complessivo della siderurgia, non possiamo che ribadire che l’unica prospettiva in direzione della tenuta dei livelli occupazionali e dei salariali, della difesa e del rilancio del settore, insieme alla ambientalizzazione delle produzioni, viene dalla gestione diretta del comparto da parte pubblica. Solo il controllo pubblico delle produzioni strategiche – conclude l’Unione Sindacale di Base -, fuori dalle logiche della finanziarizzazione dell’economia, potrà garantire la sopravvivenza e il rilancio della siderurgia in Italia».

Verini (Pd): «Importante unità istituzioni»

«Il futuro produttivo e occupazionale – il commento del deputato Walter Verini – delle Acciaierie di Terni è un obiettivo strategico del Paese, oltre che di una città e di una intera regione. È questo quanto emerso questa mattina dall’incontro promosso dal Governo con i vertici Ast, le organizzazioni sindacali, le istituzioni regionali e locali. Anche come parlamentari presenti all’incontro, abbiamo ascoltato il forte impegno del Governo in questa direzione, la forte volontá dei sindacati di vigilare e battersi perché la trattativa di vendita sia improntata alla massima trasparenza e tesa al raggiungimento dell’obiettivo. Abbiamo preso atto inoltre delle parole dell’Ad Burelli, che ha ribadito, testualmente, ‘l’impegno a trovare un partner che continui a far crescere l’azienda’. Su questo è importante l’unità delle istituzioni nazionali, regionali e locali e su questo anche come Pd lavoreremo».

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