del circolo Rifondazione comunista di Amelia e Narni
e del partito Rifondazione comunista federazione provinciale di Terni
Il territorio del narnese-amerino è senza servizio di Primo soccorso e rischia di perderlo definitivamente. ‘Primo soccorso’ e non ‘Pronto soccorso’, perché gli ospedali di Amelia e di Narni non avendo più i reparti e le attrezzature di emergenza, sono già da anni delle strutture di ‘Serie B’ di nome e di fatto. E per i casi gravi come i codici rossi, le persone devono correre ai ‘Pronto soccorso’ (la ‘Serie A’) di Terni (sempre sovraffollato), oppure a quello di Orvieto o Pantalla.
SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON
La chiusura dei due punti di primo soccorso è avvenuta in seguito al provvedimento preso dalla Regione dell’Umbria e dalla Usl 2, nel mese di marzo in piena emergenza Covid, ed ha validità almeno per tutto il 2020. Fra le motivazioni, la carenza e l’inadeguatezza delle attrezzature per assistere le emergenze. Per gli amerini ed i narnesi, oltre al danno, si aggiunge la beffa: prima si impoveriscono le strutture fino a renderle inadeguate e poi, davanti l’impossibilità di far fronte alle necessità ed alle proteste dei pazienti, dei medici e degli operatori sanitari, le si chiudono.
M5S: «SUD DELL’UMBRIA DIMENTICATO»
Chi ci assicura che al termine della pandemia i servizi verranno ripristinati? Il servizio di guardia medica nei festivi e nei fine settimana è coperto da un solo medico per ospedale. I sindaci non hanno nulla da eccepire? Analoga sorte sembra riservata ai centri diurni per disabili di Narni e Amelia, ancora chiusi malgrado la recente autorizzazione alla ripresa delle attività. Le istituzioni locali preposte sono in grande ritardo ed è concreto il pericolo che una fetta consistente delle persone con disabilità venga tagliata fuori dai servizi, con grande preoccupazione delle famiglie a cui viene a mancare un supporto insostituibile.
Il narnese-amerino, è un territorio che comprende oltre dieci comuni e più di 60 mila abitanti, che ha vissuto e vive sulla propria pelle il lento ma costante smantellamento delle proprie strutture ospedaliere e socio sanitarie. Si attende oggi la creazione di un nuovo ospedale che, forse, non vedrà mai la luce. E’ lo specchio di quanto avviene nel Paese, dove, negli ultimi dieci anni, il servizio sanitario nazionale ha subito un taglio di 37 miliardi di spesa, con decine di ospedali chiusi e migliaia di posti letto in meno. Tagli effettuati tanto dai governi di centrodestra che da quelli di centrosinistra con il preciso scopo di ridimensionare la sanità pubblica a favore degli interessi speculativi di quella privata.
La presidente dell’Umbria, la leghista Tesei, dopo i disastri della Marini e del centrosinistra, ha vinto le scorse elezioni regionali con un programma che criticava il carattere troppo pubblico della sanità umbra ed esplicitamente indicava nel modello lombardo – veneto delle privatizzazioni, la strada da seguire. La nomina del veneto Luca Coletto ad assessore alla sanità dell’Umbria evidenzia e rammenta costantemente, da sola, la direzione intrapresa. Rifondazione comunista, che in passato ha promosso manifestazioni ed assemblee pubbliche su queste vertenze, continuerà a contrastare lo smantellamento della sanità e del welfare e chiede alle popolazioni la massima attenzione e mobilitazione.