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Home » Covid, farmacie Terni e vaccini: tre idonee, ma diverse criticità

Covid, farmacie Terni e vaccini: tre idonee, ma diverse criticità

di Simone Francioli
10 Aprile 2021
in Ambiente e salute, Apertura 5, Coronavirus, In evidenza
Tempo di lettura: 5 minuti di lettura
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L’accordo quadro tra Governo, Regioni, Province autonome, Federfarma e Assofarm per la somministrazione dei vaccini anti Covid da parte dei farmacisti. Si è discusso di questo tema martedì pomeriggio in occasione della II° e III° commissione congiunta a Terni: l’input del M5S – l’atto di indirizzo è il loro – è stato raccolto dall’amministratore unico di FarmaciaTerni, l’avvocato Stefano Minucci, e dal dirigente Nicola Nulli Pero. Le criticità non mancano, soprattutto guardando al lato economico: «Approfondimenti in corso. Non siamo stati ancora convocati dal tavolo regionale, l’auspicio è di avere risposte positive in merito agli interrogativi». Sono tre le sedi ritenute potenzialmente idonee: corso Tacito, via Piana dei Greci a San Giovanni e Porta Sant’Angelo. Per le altre «è impossibile».

SPECIALE COVID – UMBRIAON

Le farmacie comunali e il vaccino

Il capogruppo M5S Federico Pasculli nel sintetizzare l’atto ha ricordato dell’esempio Genova: «Si sono attivati con 52 farmacie e vanno ad incidere su 400 persone al giorno. Noi ne abbiamo dieci comunali, non so quali siano idonee: riuscissero a portare 100 persone al giorno in più non sarebbe male», il pensiero dell’esponente pentastellato. Ad ascoltare il confronto anche l’assessore alle partecipate Orlando Masselli: «Due anni fa abbiamo ricapitalizzato con 615 mila euro e ci sono buoni risultati grazie alle accortezze degli amministratori. C’è un interesse superiore, è quello pubblico: deve essere tutelato, veicolato e coordinato dalle autorità sanitarie preposte, in primis l’Usl Umbria 2. Sono molto attenti – il riferimento è all’azienda sanitaria locale – a far sì che non ci sia spreco di risorse e tempo. Le scelte manageriali non dipendono da me». Insomma, si guarda ai fondi.

L’ACCORDO QUADRO

Minucci si espone: locali, farmacisti e chance

Non solo soldi. I guai sono anche altri e non di facile risoluzione: «Ci sono indubbiamente problemi organizzativi e di costi». Bene. Non è finita: «Vorrei precisare che tra le nove farmacie (non considerata la parafarmacia di borgo Bovio) di cui disponiamo, solamente tre possono avere un locale idoneo per la vaccinazione. Deve essere attrezzato e ci stiamo organizzando. I farmacisti – ha sottolineato – sono stati tutti invitati a partecipare al corso di sedici ore (minimo) per essere abilitati all’inoculazione del vaccino: quasi tutti hanno aderito, è su base volontaria. Se manteniamo una media simile a quella delle farmacie genovesi potremmo arrivare ad una ventina di persone al giorno: c’è dunque un notevole impegno economico e su questo dovremmo sentire in modo dettagliato l’ente proprietario perché ogni inoculazione costerà almeno cinque volte il compenso di 6 euro che viene elargito dalla Regione».

I costi e la retribuzione

L’amministratore unico di FarmaciaTerni ha poi aggiunto ulteriori dettagli: «Ciò è tutto a carico della farmacia. Si pensi anche alla presenza del medico che va retribuito, all’acquisto di presidi come il carrello per ogni locale: contiene materiale necessario per il primo intervento e costa 2.000 euro per singolo locale. C’è poi la spesa per il personale che è retribuito normalmente, ma viene sottratto alla normale attività». In definitiva «una campagna di vaccinazione potrebbe costare qualche decina di migliaia di euro all’ente proprietario. Ed è una previsione al ribasso. Si tenga conto che in un centro di vaccinazione pubblico il medico sovrintende a 4-5 vaccinazioni per volta; nella farmacia si può fare solo un paziente per volta per motivi di spazio. Significa che si possono fare due pazienti all’ora». Risultato? Con 12 euro non riusciremo nemmeno a retribuire dignitosamente i professionisti impegnati». Si torna sempre al punto di partenza.

La responsabilità

La lista di punti interrogativi non è conclusa: «Un altro problema – ha concluso Minucci – è la responsabilità. Da un lato sembrerebbe che il farmacista viene equiparato al medico e quindi ha lo ‘scudo’ penale per eventuali sue responsabilità. Ciò non vale in ambito civile: ci siamo attivati tramite Assofarm per cercare di aadeguare le coperture assicurative. Stiamo esaminando tutto, sarebbe bello poter sostenere questi costi». A questo punto è intervenuto Nulli Pero per una sua disamina: «Modello Genova? Si basa sulla presenza del medico, è lui che somministra e si assume la responsabilità, inoltre coordina la sorveglianza post inoculazione. Il farmacista non ha ruolo sanitario vero e proprio, invece con questo accordo viene riconosciuto ed è l’elemento di novità. Il ruolo degli infermeri, molto sbandierato, non viene minimamente considerato. Ci sono elementi da approfondire e contraddizioni clamorose. Si tratta di una grande possibilità per il sistema: ovvviamente – ha proseguito – siamo un’azienda pubblica e dobbiamo adottare le cautele perché quest’avventura ha delle insidie». Capitolo Fad (Formazione a distanza a cura dell’Istituto superiore di sanità): «Oltre alle 16 ore bisognerà superare una serie di step e terrà impegnati i nostri professionisti: c’è stata grande adesione quasi dalla totalità del personale. Si stanno comportando in maniera encomiabile, le farmacie non si sono mai tirate indietro e non è si è chiuso in un singolo giorno. Con tassi di assenza inferiori agli anni precedenti. In un anno – il dato – e oltre non abbiamo avuto un singolo caso in azienda: fortuna ok, ma anche grande attenzione e disposizione di Dpi». Per Nulli Pero «allo stato attuale non prevediamo di andare oltre le 2/3 sedi, in tutte le altre è impossibile assicurare tutto ciò che viene previsto. C’è volontà di interpretare lo spirto dell’accordo, ma con criticità che vanno esaminate».

La logistica e le sedi

Nel dettaglio Nulli Pero ha elencato le chance per le tre sedi citate: «Per quella di corso Tacito c’è una scaletta che porta al piano superiore. Ci sono due stanze, un potrebbe essere destinata all’accoglienza e l’altra all’inoculazione del vaccino». Focus via Piana dei Greci: «In questo caso c’è un ingresso separato per i fornitori e potrebbe tornare utile, con allestimento interno di uno spazio vaccinale». Possibile ok anche per Porta S. Angelo, «anche se sconta limiti di spazio». Altro tema è la logistica: «Per la gestione della catena del freddo per alcuni vaccini è l’Usl che dovrà capire come mettere a disposizione delle farmacie le dosi». Intreccio di problemi che non fa pensare ad un esito positivo. In tutto ciò il dirigente di FarmaciaTerni ha voluto ricordare l’attività di screening a favore della popolazione: «600 studenti e 350/400 persone coinvolte. Per i vaccini l’aspetto economico è penalizzante: 6 euro per un atto sanitario è imbarazzante, quasi umiliante. E ci vogliono 40-45 minuti tra tutte le varie fasi per un vaccino». Infine l’ennesimo passaggio sugli eventuali esborsi: «L’accordo col medico, costi diretti per i Dpi, smaltimento di rifiuti speciali e ampliamento delle coperture assicurative».

I commenti

«Fondamentale – le parole di Alessandro Gentiletti di Senso Civico – il ruolo delle farmacie comunali. Occorre acquisire informazioni per capire se gli spazi e le dimensioni delle strutture consentono alla municipalizzata di svolgere queste funzioni e se non è cosi è fondamentale che l’amministrazione si attivi. Un voto favorevole come sostegno all’iniziativa delle farmacie comunali. Non si pensi di far ricadere le inerzie dell’amministrazione proprietà sui lavoratori e sulle lavoratrici, che in questo momento vanno sostenuti e difesi». Per Doriana Musacchi (Gruppo Misto) «il farmacista è stato sempre il primo punto di riferimento. Lo scudo penale mi sembra superato con il provvedimento Draghi e la formazione con il corso per i farmacisti supera l’affiancamento del medico. I casi particolari di soggetti con criticità si possono mandare in centri tipo via Bramante; i locali non sono tutti idonei ma si possono montare tensostrutture esterne chiedendo aiuto alla protezione civile. Spalmare sul territorio in più punti per non intasare – conclude – via Bramante dove si fanno visite, tamponi, analisi e quindi anche i vaccini».

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