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Home » Hospice di Perugia: «Voglio dire grazie»

Hospice di Perugia: «Voglio dire grazie»

di Francesca Torricelli
25 Agosto 2015
in Altre notizie
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Suo padre era stato ricoverato presso la struttura residenziale Hospice di Perugia. Il dolore di Serenella Gramaccia e della sua famiglia nel vedere l’uomo morire è stato grande, ma nella dottoressa Susanna Perazzini e nel personale della struttura, hanno trovato un grande sostegno. E oggi li vogliono ringraziare.

Una lettera «Il dolore è quella cosa che, come dice una nota pubblicità, quando arriva arriva, non ti lascia scelta, non ti lascia scampo. Ti colpisce inatteso e ti tramortisce, ti senti come un pugile appena atterrato da una scarica di colpi alla testa e alla bocca dello stomaco. All’inizio non capisci nemmeno bene ciò che sta succedendo, devi anche fare la guerra con certi medici e certi infermieri in ospedale», scrivere Serenella in una lettera indirizzata alla struttura.

Il personale sanitario «Poi, per fortuna, giunge una mano tesa, una mano caritatevole e dolce che non può lenire il tuo dolore ma almeno aiutarti a sopportarlo, questo sì. All’inizio è la mano della dottoressa Susanna Perazzini insieme al suo sorriso, poi arriva il caldo abbraccio di tutta la struttura, di tutto il personale dell’Hospice di Perugia. Dal medico alla psicologa, agli infermieri, ai volontari, a chi fa le pulizie – Serenella spera di non aver dimenticato nessuno -, ognuno di loro ha per l’ammalato e per i parenti un sorriso, una cortesia, un aiuto e un supporto medico e umano. Entrano sempre in punta di piedi, nella stanza come nel tuo cuore, leniscono la sofferenza fisica e quella dell’anima. Quando arriva il momento ‘clou’, il dolore assoluto, il distacco da chi ami, loro accorrono e ancora una volta ti supportano, ti sorreggono, ti aiutano e non solo praticamente. Lì ogni cosa ti viene spiegata con un sorriso, tanta pazienza e comprensione».

Il sostegno al dolore «Non c’è nulla che possa far sparire il dolore e la nostalgia per chi non c’è più e in questo mese ho rinviato varie volte questi ringraziamenti perché mi costringevano a prendere atto della realtà. Però adesso è arrivato il momento di dire grazie, di dire che non ci sono solo le strutture come quella dove mio padre è stato ricoverato, ma anche posti dove sì dovrai soffrire, ma con un braccio che ti sostiene e ti aiuta a camminare verso dove, comunque, devi andare, ma almeno stretto nel caldo abbraccio del calore umano di persone eccezionali». Serenella Gramaccia dice «grazie dottoressa Perazzini, a lei e a tutti, ma proprio tutti, i suoi collaboratori».

L’Hospice è struttura residenziale che ha le caratteristiche di una casa, rappresenta un’offerta socio-sanitaria con bassa tecnologia, ma con elevata intensità assistenziale e competenza specifica; si propone come alternativa all’abitazione della persona ogni qualvolta vi siano situazioni non più gestibili a domicilio, che si tratti di sintomi non controllati o di esigenze di altro genere. L’ Hospice si propone di dare sollievo alle famiglie offrendosi come sostituzione residenziale temporanea, rendendo partecipi del piano di cura sia la famiglia che la rete amicale, ed è destinato all’ospitalità dei malati affetti da patologie ad andamento irreversibile, in fase avanzata a rapida evoluzione, per le quali ogni terapia finalizzata alla guarigione o alla stabilizzazione della patologia non è possibile, né proporzionata.

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