Dopo un processo durato circa quattro anni, si è conclusa lunedì di fronte al tribunale di Terni una vicenda giudiziaria per fatture false iniziata da una complessa indagine avviata oltre cieci anni fa dalla Guardia di finanza ternana. L’importante attività investigativa, partita dall’ispezione sulla contabilità di due piccole società di consulenza – la Sipa srl e la Dune srl -, aveva portato ad ampliare l’indagine nei confronti di molte importanti società della conca ternana, tra cui Grande Meccanica spa, Consorzio Solution srl, Team srl e una nota famiglia di imprenditori narnesi, con la contestazione di un giro milionario di fatture.
Il secondo processo
Il processo nei confronti degli amministratori di Grande Meccanica si era celebrato nel 2015 e aveva portato all’assoluzione di tutti gli imputati coinvolti. Nel frattempo molti dei protagonisti sono venuti meno e vari filoni di indagine sono stati interrotti. Lunedì, di fronte al giudice monocratico Biancamaria Bertan, si è svolto il secondo processo dove alla sbarra erano state chiamate quattro persone, fra cui Rocco Bruno, amministratore di Solution srl, consorzio operante nel settore della sicurezza e della sorveglianza dei cantieri. Le vicende in contestazione riguardavano, in particolare, l’attività di sicurezza e sorveglianza svolta dalle società consorziate con Solution in numerosi cantieri avviati negli anni 2010-2013 per la realizzazione di importanti parchi fotovoltaici aperti in tutta Italia.

Assolti
Insieme a Rocco Bruno erano stati chiamati a rispondere, per utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, anche vari componenti della famiglia Conti. Anche in questo caso, dopo un lungo dibattimento, è stata emessa la sentenza che ha assolto con formula piena tutti gli imputati, tra cui una donna oggi 90enne. L’accusa è stata sostenuta in aula dalla pm Cinzia Casciani – che ha chiesto per tutti l’assoluzione per insufficienza di prove -, mentre il collegio difensivo era composto dagli avvocati Simone Budelli e Paolo Rossi del foro di Perugia, dai colleghi Gianluca Bassetti e Mara Provantini del foro di Terni e dall’avvocato Andrea Andreini del foro di Spoleto. «Dopo la mia discussione – afferma l’avvocato Bassetti – nella quale non ho accettato l’insufficienza di prove, chiedendo la formula piena, il mio assistito (Rocco Bruno, ndR) è stato assolto perché il fatto non sussiste, per cui con la formula più ampia».