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Home » Terni, addio a Mazzilli: «Amava la sua città»

Terni, addio a Mazzilli: «Amava la sua città»

di Francesca Torricelli
30 Agosto 2015
in Attualità, Il corsivo
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
Walter Mazzilli

Walter Mazzilli

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di Walter Patalocco

Quel pennellone, lungo lungo, coi baffi, gli occhiali da vista e l’eskimo d’ordinanza, non mancava mai. Ad ogni corteo che vedeva partecipare i giovani del Movimento Studentesco, stava lì davanti. L’incedere dinoccolato, sempre serio, mai scalmanato. D’altra parte uno dei tratti caratteristici di Walter Mazzilli è stato quello di essere capace di mantenere il controllo, la calma, sostegno di una profonda determinazione. Erano i cortei contro la guerra nel Vietnam, quelli che chiedevano una scuola diversa, più democratica; che sostenevamo scioperi e battaglie per i diritti dei lavoratori e delle fasce più deboli di una società che volevano più giusta: era il Sessantotto, e Mazzilli era decisamente in campo.

La fantasia al potere, era uno degli slogan; il sottinteso rimaneva che “fantasia” non significava estemporaneità, ma impegno, studio, preparazione a sostegno di idee nuove. E coraggio: il coraggio di metterle in pratica e di essere coerenti.

Walter Mazzilli negli anni Settanta del Novecento fu in prima fila nel dibattito che riuscì a far recepire in larga parte questi concetti alla sinistra ternana, per alcuni versi ancora ferma alle rivendicazioni ideologiche, alla “dottrina”. L’eskimo, indossato per anni, nel suo caso non era una divisa ma un concetto, una intellettualità, un segno di coerenza. Arrivò l’ora che desse il suo contributo fattivo. Il passaggio dalla battaglia politica nel movimento Studentesco a quella nel Partito Comunista fu rapido. Così come fu quello dal partito all’amministrazione pubblica. Nel 1975 divenne assessore comunale. Restò solo cinque anni e nell’80 già non c’era più spazio per lui nella giunta, sacrificato agli accordi di coalizione. Per lui ci fu l’incarico di Presidente dell’Azienda di Promozione Turistica. E, nel suo caso, non si trattava certo di una diminutio se si considera che aveva avuto l’ardire di sostenere che il turismo poteva contribuire alla crescita economica del Ternano. Sì, coraggio ci voleva a sostenere certi concetti quando la risposta sprezzante era: “Faremo tutti i camerieri?”.

Difficile sembrava far capire che turismo significava cura e valorizzazione dei luoghi, dei territori, della città e delle sue attrattive che non erano sempre e soltanto il lago e la cascata, la cascata e il lago. Che Mazzilli, d’altra parte non sottovalutava: fu lui a rilanciare alla grande la festa delle Acque, fu lui a cercare di dare una mano di vernice “rinfrescante” al Cantamaggio. Fu lui a sostenere la necessità di una crescita culturale, che aveva come scopo anche una città bella, accattivante, impreziosita da opere d’arte del valore di quelle perse coll’industrializzazione selvaggia e con le bombe d’aereo. Da qui l’intuizione dell’obelisco di Pomodoro o l’acquisizione delle opere di Turcato a Piediluco. Due tra tante.

Non da tutti erano viste con favore, idee del genere. Nemmeno quando il periodo delle ristrettezze maggiori era passato. Walter Mazzilli, allora, si rifugiò nella sua passione per lo studio, per la ricerca e la conoscenza. Dopo le azioni da amministratore, i libri cui ha affidato i risultati del suo lavoro: riscoperta di luoghi, episodi, storie e loro divulgazione. Un filo che si dipanava da un unico rocchetto: l’amore ed il rispetto per la sua città.

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