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Home » Terni, ordinanza anti prostituzione: Confesercenti si schiera con il sindaco

Terni, ordinanza anti prostituzione: Confesercenti si schiera con il sindaco

di Fabio Toni
8 Novembre 2021
in Attualità, Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Italo Federici

Italo Federici

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di Italo Federici
Presidente Confesercenti Terni

Nel mondo della televisione, assistere alla spettacolarizzazione della politica non è inusuale; più raro rilevare che, talvolta, anche l’informazione scritta trasforma la notizia in uno scadente spettacolo, anche nella titolazione dei pezzi. E pensare che, anche se l’ultima è di giugno di quest’anno, sono ormai anni che il Comune di Rimini la ripresenta tale e quale ma lì abbiamo solo il silenzio, dei politici, dei giornalisti, della tv. A Terni – come si sarà compreso, parliamo della ormai nota, anche a livello nazionale, ordinanza contro la prostituzione – si sono invece scomodate associazioni, forze politiche di minoranza, forze politiche di maggioranza, il sindaco stesso e perfino l’Azione Cattolica Diocesana che si è rivolta ‘a voi che a Terni ingenerate la convinzione di esercitare la prostituzione’.

Solo i cittadini ternani che abitano in via Piave, via Lungonera Savoia, viale Brenta, vocabolo Staino, viale Centurini, piazzale Bosco e chi passa per il piazzale nei pressi del cimitero comunale, luoghi dove ragazze e transessuali si propongono anche sotto abitazioni e condomini, apprezzano il provvedimento e definiscono le polemiche ‘sterili ed orientate politicamente’, contro un buon deterrente per chi si prostituisce a cominciare dalle multe.

Cosa sarebbe accaduto se fosse stata presentata una vecchia proposta dell’assessore ai quartieri di Bologna che aveva lanciato l’idea della creazione di zone isolate in cui convogliare, a rotazione, la prostituzione per agevolare i controlli delle forze dell’ordine e la presenza organica dei servizi sociali del Comune? Altro che Terni come Kabul. Avrebbero parlato di Terni come città di nuovi ghetti per non dire peggio.

Come Confesercenti, prima di entrare nel merito della polemica, vogliamo ricordare ai tanti o pochi che lo conoscono, il contenuto di un’ordinanza contingibile ed urgente: una premessa sull’esposizione dei fatti ed un richiamo ad atti; una motivazione che induce alla adozione dell’atto; un richiamo a disposizioni di legge, statuti e regolamenti che attengono al potere del sindaco sull’argomento; il contenuto dispositivo del provvedimento che verrà adottato. In sintesi: l’oggetto del provvedimento è il superamento del degrado del territorio per il decoro e la vivibilità dei luoghi con contrasto al fenomeno della prostituzione; qualcuno non è d’accordo? Non crediamo. Tra l’altro la prostituzione genera degrado perché nei luoghi deputati al meretricio si sviluppano altre attività illecite come, per esempio, il traffico di sostanze stupefacenti.

Se anche qualcuno vuole sottolineare che va punita non la prostituzione ma lo sfruttamento da parte di terzi, non si può certo perseguire la strada di chi rivendica libertà di agire e di movimento contestando chi impedisce il lavoro sessuale; l’occupazione della strada, dei marciapiedi e financo degli androni viene vissuta con forte disagio ed allarme, in particolar modo dei residenti e non vi è dubbio che i comportamenti messi in atto siano, spesso, offensivi di molteplici interessi della collettività, dei valori e diritti costituzionalmente tutelati. Il bello della democrazia è questo; il rispetto delle regole è a doppio senso: prendere e dare. L’ordinanza ha la finalità di tentare di arginare il problema pur nella consapevolezza che si tratta di provvedimento tampone che sposta altrove il fenomeno ed il degrado ad esso connesso.

Il quotidiano online buongiornorimini scriveva il 30 ottobre 2021: ‘A volte più che tanti discorsi vale la pena segnalare i fatti. Come sia successo che l’ordinanza di Terni sia diventata un caso nazionale è un mistero. Poiché Rimini in materia di ordinanze antiprostituzione da anni fa scuola in tutta Italia. Abbiamo voluto verificare e abbiamo scoperto che le due ordinanze sono identiche. Quella di Rimini sempre lodata e citata nei dibattiti e nelle riviste specializzate, quella di Terni messa alla berlina perché espressione di una cultura talebana. Prima di stracciarsi le vesti per la retorica degli altri, in una sorta di gara a chi sia il più politicamente corretto, ricominciamo ad entrare nel merito delle cose. Magari la prossima volta vantandoci che un sindaco leghista abbia copiato un’ordinanza della civilissima e politicamente correttissima città di Rimini’. Qui come Confesercenti la chiudiamo facendo nostre le riflessioni del giornale online.

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