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Home » Terni: «Due ‘cristi’ da cantiere al posto delle colonne portanti». In corso causa e denuncia

Terni: «Due ‘cristi’ da cantiere al posto delle colonne portanti». In corso causa e denuncia

di Fabio Toni
10 Marzo 2024
in Apertura 5, Imprese
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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Il perito li ha definiti ‘elementi strutturali aggiuntivi di appoggio’, in edilizia noti anche come ‘cristi’ da cantiere. Sono supporti metallici simili ai puntelli di acciaio per i solai. «Ecco, nell’abitazione dove vivo, e secondo il perito anche nelle altre dieci dello stesso complesso edilizio, ce ne sono due, messi al posto di altrettante colonne portanti». Maria Carla Falchi è di Terni e vive insieme al marito in uno dei villini bifamiliari costruiti in questi anni nell’ambito del piano attuativo di Cospea ‘alta’, in via Perillo. La scoperta risale al 2022 e da allora, assistita dalle avvocatesse Caterina Buzzao e Norma Festucci, sta portando avanti una battaglia legale e giudiziaria che sono le due professioniste a spiegare nel dettaglio. «Dopo aver preso possesso della casa – racconta l’avvocato Buzzao -, i miei assistiti erano stati in qualche modo avvertiti dai vicini: ‘dalle capriate in legno arrivano rumori continui, come scoppi’ gli avevano detto. Così, per capire meglio, hanno fatto controllare l’abitazione da un ingegnere a cui è bastato poco per rendersi conto che qualcosa non andava, proprio dove sarebbero dovute essere le colonne portanti. Che secondo lui non c’erano». Siamo fra il 2022 e l’inizio del 2023: la soluzione attuata è quella di contattare una ditta per capire cosa ci sia lì sotto e la scoperta si materializza: due ‘cristi’ al posto del cemento armato. A quel punto la famiglia si cautela e scatta l’accertamento tecnico preventivo condotto da due periti che mettono ‘nero su bianco’ lo stato di cose, le difformità rispetto ai contenuti progettuali, rimarcando come una soluzione tecnica del genere sia in palese contrasto con la normativa regionale anche in relazione alle caratteristiche della zona, sismica. In sostanza quell’abitazione, e forse anche quelle costruite nello stesso contesto edilizio, non può dirsi sicura. La famiglia decide allora di prendere due strade: la causa civile nei confronti della società costruttrice e un esposto all’autorità giudiziaria per accertare le eventuali responsabilità. «Circa il procedimento civile – osserva l’avvocato Buzzao – sta andando avanti e valutiamo di chiamare in causa più soggetti rispetto a quelli citati finora. Perchè fra lavori, progettazione e collaudi c’è molto da chiarire». Poi la questione penale: «La segue il sostituto procuratore Giorgio Panucci. La nostra Ctu è agli atti, l’abbiamo depositata tempo fa. Il Comune di Terni invece, quando è andato in loco ha svolto un accertamento urbanistico ben lontano da quanto richiesto dal pm. In ogni caso siamo in fiduciosa attesa, perché la questione è di primaria importanza ed attiene la sicurezza di qualche decina di nuclei familiari, collegata anche alle agibilità del cui iter autorizzativo non c’è traccia». Durante le operazioni succedutesi nel villino in questione, è emerso che una messa in sicurezza potrebbe arrivare a costare circa 80 mila euro: «Una stima del tutto preliminare – conclude il legale – perché il danno di un’abitazione del genere, allo stato invendibile, è relativo anche alla necessità di rifarla quasi da capo. E l’assenza di colonne portanti non è l’unico problema». Il tempo sarà passato ma la questione è aperta.

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