Il controllo è scattato venerdì pomeriggio sulla banchina del binario 1 della stazione ferroviaria di Terni. Gli agenti della Polfer ternana lo hanno visto aggirarsi lì con fare sospetto e gli hanno chiesto i documenti. L’uomo, 33enne originario della Nigeria e senza fissa dimora, non solo si è rifiutato di consegnarli e di comunicare la propria identità, ma ha iniziato gesticolare in modo minaccioso, come per colpire i poliziotti. Che alla fine, oltre a schivare i colpi, hanno dovuto fare ricorso al taser (la pistola ad impulsi elettrici) di fronte alle sue escandescenze, per immobilizzarlo e condurlo negli uffici. Ma prima il giovane, sempre più aggressivo, ha sferrato anche una testata al petto ad un agente, facendolo cadere a terra e causandogli lesioni – non gravi – poi refertate dai sanitari del pronto soccorso.
Alla luce dell’accaduto, il 33enne – che ha ripetutamente minacciato di morte gli operatori della polizia ferroviaria – è stato arrestato in flagrante per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, tentando pure di fuggire a più riprese e autolesionarsi. Sabato il tribunale di Terni – giudice Francesca Scribano – ha poi convalidato quanto eseguito dalla Polfer, disponendo nei confronti del cittadino nigeriano, come chiesto dal pm Cinzia Casciani, la misura del divieto di dimora a Terni. A difenderlo c’era l’avvocato Federica Grimani, in sostizione del collega Francesco Mattiangeli, e l’udienza di merito è stata fissata per il prossimo 16 settembre.
Dura la presa di posizione, dopo l’episodio, da parte della segreteria di Terni della Federazione Sindacale di Polizia: «Quanto accaduto ai colleghi della polizia ferroviaria di Terni è l’ennesimo indegno episodio che è frutto del lassismo e della inadeguatezza delle leggi italiane sulla sicurezza. Pensare che una persona che si permette di aggredire e addirittura prendere a testate un poliziotto sia già a spasso – afferma il segretario provinciale FSP Terni, Vittorio Mari – fa veramente rabbia e purtroppo non è la prima volta che succede. Ciò accade perché c’è un diffuso senso di impunità a causa dell’assenza di leggi che consentano alle forze di polizia ed alla magistratura di operare in maniera incisiva per scoraggiare e punire severamente queste azioni violente. Le leggi buoniste e permissive approvate in passato devono essere cancellate e si deve ritornare alla certezza della pena; chi delinque deve stare in carcere e gli stranieri che approfittano dell’ospitalità che viene loro concessa e che, invece di integrarsi e lavorare, passano il tempo a compiere reati, vanno allontanati dall’Italia. Se le leggi attuali non consentono di raggiungere con efficacia questi obiettivi – conclude Mari -, che il parlamento approvi nuove leggi che siano idonee a tale scopo perché il diritto alla sicurezza è uno dei cardini di una società moderna».