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Home » False polizze fidejussorie: chiesto processo per 11 persone

False polizze fidejussorie: chiesto processo per 11 persone

Perugia - A segno le indagini dei carabinieri e dell'ufficio delle dogane. 'Asse' Umbria-Sicilia per il sistema finalizzato alle frodi

di Fabio Toni
5 Marzo 2025
in Cronaca
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
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A seguito di una complessa e articolata indagine, condotta dai funzionari del reparto antifrode dell’Ufficio delle dogane di Perugia, coadiuvati dai carabinieri del comando provinciale di Perugia, con metodologie tradizionali e tecniche, la procura della Repubblica di Perugia – guidata dal procuratore Raffaele Cantone – ha richiesto il rinvio a giudizio di undici persone, per le ipotesi di reato di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di false polizze fidejussorie a nome di compagnie assicuratrici nazionali ed estere, falsità materiale e ideologica, sostituzione di persona, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa ai danni dello Stato, sottrazione all’accertamento o al pagamento dell’accisa sui prodotti energetici e sottrazione o danneggiamento di cose sottoposte a sequestro.

«Gli indagati – spiega la stessa procura in una nota – avevano predisposto e commercializzato circa duecento false polizze emesse a nome di due compagnie assicurative nazionali e sei compagnie estere con sedi a Malta, Irlanda, Germania e Svezia, per un valore complessivo fittiziamente garantito di circa 60 milioni di euro. Polizze fidejussorie che in diversi casi sono state presentate presso vari uffici dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli sul territorio nazionale nell’ambito delle attività propedeutiche al rilascio di autorizzazioni nei settori delle accise per prodotti energetici, doganali e per l’esercizio di sale bingo. Altre sono state invece presentate a varie pubbliche amministrazioni per agevolazioni nel settore dell’edilizia e la partecipazione a gare ad evidenza pubblica, incluse alcune procedure connesse alla ricostruzione post sisma 2016».

«L’indagine – prosegue l’autorità giudiziaria – è partita dalla presentazione di una falsa polizza fidejussoria all’Ufficio delle dogane di Perugia. L’analisi dei movimenti finanziari ha permesso di individuare l’emissione di numerose altre false polizze i cui premi assicurativi, anziché essere riversati alle compagnie assicuratrici emittenti, venivano trasferiti su conti correnti esteri accesi da alcuni degli indagati sia nell’Unione Europea che extra Ue».

«Le indagini, anche attraverso procedure di cooperazione con le autorità doganali croate e tedesche, hanno consentito di individuare le centrali operative presso le quali venivano materialmente riprodotte le false polizze a Siracusa ed Ascoli Piceno. Attività illecite facenti capo a sei soggetti e ad una società, oltre a una rete di broker che consapevolmente proponevano ai clienti (quasi tutti ignari della frode in atto) le false proposte assicurative».

«Proficua – osserva la procura di Perugia – è risultata la sinergia tra il reparto antifrode delle dogane di Perugia e i vari comandi dell’Arma dei carabinieri che ha, tra l’altro, consentito di monitorare in tempo reale alcuni incontri tra gli indagati avvenuti a Perugia e Siracusa». Per questo la procura ha disposto «la perquisizione di decine di sedi legali e abitazioni nelle province di Perugia, Siracusa, Catania, Ascoli Piceno, Torino, Verona, Roma e Pescara, che hanno portato al sequestro di documenti e supporti informatici di notevole interesse investigativo. A seguito di queste sono stati individuati, a Siracusa e a San Benedetto del Tronto, tre siti, non direttamente riconducibili agli indagati, in cui venivano riprodotte le false polizze».

Fondamentale la collaborazione fra la procura di Perugia e quella di Siacusa che, «delegando il proprio Nit (Nucleo investigativo telematico) alla analisi ed elaborazione dati informatici estratti dai reperti sequestrati, ha permesso di acquisire in tempi rapidi importanti elementi per il seguito delle indagini. Per le polizze emesse sfruttando le ragioni sociali di compagnie estere, il sodalizio indicava nei frontespizi falsi indirizzi Pec, solo apparentemente riconducibili alle compagnie assicurative, mentre per le asseverazioni notarili delle polizze sottoscritte dai procuratori delle compagnie, venivano creati anche falsi dispositivi di firma digitale a nome di ignari notai, così da simulare la legittima provenienza e originalità dei documenti».

«Per quelle nazionali invece, gli indagati, fingendosi con i propri clienti dei consulenti di primarie compagnie, reperivano da quest’ultime proposte di polizze legittime che, sempre per mail o Pec, una volta sostituito il titolo ricevuto, venivano re-inoltrate all’ignaro cliente tratto così in inganno stante l’apparente originale provenienza. Tra gli indagati compare anche un broker perugino risultato particolarmente attivo nel proporre le false polizze sul mercato umbro. Conclusa l’attività investigativa, veniva notificato agli indagati avviso di conclusione delle indagini preliminari e all’esito di alcuni interrogatori di garanzia l’ufficio ha richiesto il rinvio a giudizio per complessivi undici soggetti rispetto ai diciotto iniziali. Le posizioni residue sono state separate per proporre richieste di archiviazione e patteggiamenti».

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