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Home » Indagine della Dda di Salerno fra politica e criminalità. Avvocato 54enne di Terni ai domiciliari

Indagine della Dda di Salerno fra politica e criminalità. Avvocato 54enne di Terni ai domiciliari

La misura per Stefania Nobili, una delle dieci disposte dal gip di Salerno su richiesta della procura, è scattata giovedì mattina

di Fabio Toni
28 Marzo 2025
in Cronaca
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Stefania Nobili

Stefania Nobili

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Lambisce Terni, l’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Salerno che giovedì ha portato a dieci arresti, sei custodie in carcere e quattro ai domiciliari. Nel contesto dell’indagine, incentrata sui rapporti fra criminalità organizzata e politica, una donna ternana – Stefania Nobili, avvocato di 54 anni iscritto all’Ordine di Salerno – si è vista applicare gli arresti domiciliari a Terni. Di seguito la nota diffusa dalla procura della Repubblica di Salerno che riepiloga la vicenda giudiziaria.

Stefania Nobili

«Nella mattinata odierna, in Torchiara (Salerno), Capaccio Paestum (Salerno), Temi, Baronissi (Salerno) e Sulmona (L’Aquila), la sezione operativa della Direzione investigativa antimafia di Salerno ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere ed agli arresti domiciliari a carico didieci indagati, emessa dalla sezione gip-gup del tribunale di Salerno su richiesta di questa procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia, i quali, a vario titolo, sono ritenuti responsabili dei delitti di scambio politico elettorale politico mafioso; tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso; estorsione aggravata dal metodo mafioso; detenzione, porto e cessione di armi da guerra e comuni da sparo e favoreggiamento personale. In ordine alla contestazione di scambio elettorale politico mafioso, si evidenzia che le indagini (durate circa due anni, 2022-2024), hanno avuto ad oggetto la ricostruzione dei rapporti intercorsi tra il sindaco dimissionario di Capaccio Paestum, avv. Francesco Alfieri ed il pregiudicato capaccese Roberto Squecco, condannato in via definitiva per associazione per delinquere di tipo mafioso perché ritenuto esponente dell’ala imprenditoriale del clan marandino operante in Capaccio Paestum, e la ex moglie dello Squecco, Stefania Nobili, consigliere comunale di Capaccio Paestum all’epoca dei fatti in contestazione. Le vicende oggetto di accertamento riguardano la candidatura a sindaco del Comune di Capaccio Paestum di Francesco Alfieri nella consultazione elettorale del giugno 2019. Il materiale investigativo raccolto ha consentito di contestare un patto elettorale politico mafioso fra Roberto Squecco, Stefania Nobili e Francesco Alfieri, avente ad oggetto la raccolta di voti in favore del politico in occasione delle competizioni elettorali amministrative del Comune di Capaccio del 2019, in cambio del mantenimento della struttura denominata Lido Kennedy, all’epoca già attinta da provvedimenti ablatori, nella disponibilità di Roberto Squecco, anche tramite prestanome. Secondo quanto ritenuto nella ordinanza cautelare, Roberto Squecco, a seguito dell’inevitabile parziale abbattimento eseguito dall’amministrazione comunale di Capaccio Paestum del Lido Kennedy, abbattimento resosi necessario a causa di un evento naturale che lo aveva reso pericoloso per la pubblica incolumità, si determinò – ritenendo violato il patto siglato nel 2019 – a veicolare al sindaco Alfieri esplicite minacce rivolte alla sua persona al fine di impedire l’abbattimento della citata struttura balneare, tramite Antonio Bernardi, appartenente alla polizia Locale di Capaccio Paestum, e Michele Pecora, dipendente dell’ufficio cimiteriale di Capaccio Paestum, persone vicine allo Squecco le quali, a tal fine, avrebbero avvicinato Mariarosaria Picariello, assessore dimissionaria alle politiche sociali del citato Comune. Quest’ultima avrebbe riferito, secondo quanto emerso dalle intercettazioni e dai successivi riscontri, a Francesco Alfieri i messaggi minatori dello Squecco. Successivamente, ad abbattimento del Lido Kennedy avvenuto, Roberto Squecco avrebbe dato corso ad una serie di incontri con tre soggetti provenienti da Baronissi, Antonio Cosentino, Domenico De Cesare e Angelo Genovese, i primi due pregiudicati. A costoro, lo Squecco avrebbe commissionato un attentato dinamitardo in danno del sindaco Alfieri. L’attentato, studiato nei minimi particolari con sopralluoghi e studio delle mappe, non sarebbe stato portato a compimento per un mancato accordo con i baronissesi. A questi ultimi, sulla base delle intercettazioni, è stato contestato il possesso di esplosivi e di armi da guerra e comuni da sparo, tra le quali un uzi ed un kalashnikov. Nel corso delle investigazioni, sono stati raccolti indizi di colpevolezza ritenuti gravi dal gip in ordine al reato di tentato omicidio perpetrato da Domenico De Cesare nei confronti del noto esponente del clan Genovese operante in Baronissi e zone limitrofe, Angelo Genovese, il cui movente sarebbe da ricercarsi in una tentata estorsione posta in essere da quest’ultimo nei riguardi del primo. Al consigliere dimissionario Mariarosaria Picariello è contestato il reato di favoreggiamento personale in quanto con le sue dichiarazioni mendaci ed omissive rese alla polizia giudiziaria delegata da questa procura della Repubblica, avrebbe aiutato Roberto Squecco, Antonio Bernardi e Michele Pecora ad eludere le indagini in corso. Il provvedimento cautelare è ovviamente suscettivo di impugnazione e le accuse così formulate saranno sottoposte al vaglio del giudice nelle fasi ulteriori del provvedimento».

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