‘Aria’ di congressi in seno al Partito Democratico, in questo caso parliamo del congresso della Federazione provinciale di Terni che vede la prima candidatura ufficiale, quella del sindaco di Baschi, Damiano Bernardini. Di seguito l’intervista.
Che congresso si attende?
«Mi aspetto un congresso per rendere protagonista la comunità del Pd, ma soprattutto per rendere di nuovo protagonista il Pd nella comunità. Ed un impegno totalizzante ed ormai urgente: riconquistare il governo della città di Terni. Tornare a vincere in ogni città, presentando proposte adeguate alle aspettative degli elettori. A partire da Amelia, dove abbiamo la possibilità di tornare ad amministrare uno dei comuni più importanti della nostra provincia».
Terni e il suo territorio provinciale scontano una crisi economica e demografica evidente da tempo. Quali azioni vanno realizzate a suo giudizio?
«Abbiamo l’impellente necessità di interrompere lo scivolamento del nostro territorio, per agganciare la locomotiva del centro-nord, abbandonando chiusure e preclusioni e preparandoci a cogliere le opportunità di investimento nei servizi pubblici, nella sanità pubblica e nelle infrastrutture. Uscire dal binario morto di uno sviluppo senza ambizione, aiutando i nostri cittadini ad essere al centro delle transizioni in atto e le nostre imprese ad esprimere al massimo le loro possibilità. Dentro alle reti del mondo che cambia, senza guardarle con sospetto».

E, sul piano politico e da esponente del Pd, qual è la sua visione?
«Vogliamo dare vita ad un progetto politico per la nostra provincia e per la nostra coalizione, in armonia con il più ampio progetto per il Pd in ambito regionale, rendendo Terni nuovamente protagonista e determinante. In questo senso, il rapporto con Perugia deve necessariamente essere un rapporto alla pari, abbandonando atteggiamenti vittimistici e autoassolutori che non fanno altro che alimentare, ed in qualche caso legittimare, la nostra debolezza. Vogliamo riprendere in mano il nostro destino, far valere le nostre ragioni ed esprimere al meglio il nostro potenziale, senza più isolarci. Sapendo, oggi, di poter contare su un’ampia rappresentanza territoriale in Regione. Altro che ‘Terni mai più schiava di Perugia’, come recitava uno sfortunato slogan elettorale, troppo spesso Terni sembra essere schiava di sé stessa».
E questa ambizione, come si declina?
«Riscoprire l’orgoglio di un territorio e della sua gente, degno della storia che essi rappresentano. Storia fatta dalla grande siderurgia, dalla grande chimica del Nobel Natta, dallo slancio del turismo dei territori, dalla bellezza delle nostre terre. Dobbiamo farlo insieme, attraverso un impegno responsabile e una prospettiva comune, coinvolgendo i nostri iscritti, militanti e amministratori ma ricordandoci sempre di parlare alle nostre comunità, nessuno escluso. Partecipazione e coraggio sono le parole che meglio racchiudono la prospettiva di questo impegno. Prima di tutto, il coraggio di riconoscere che in questo territorio abbiamo sbagliato. Che al centrosinistra ternano è mancata la capacità di compiere scelte in grado di intercettare la richiesta di cambiamento proveniente dalla nostra base».
Torniamo allora alla politica. A questa sua critica rivolta al centrosinistra, accompagna una proposta?
«Questo nuovo percorso dovrà avere il coraggio di assumere scelte innovative, anche dirompenti quando necessario, per dare forma a proposte politiche che possano offrire nuove prospettive alla nostra comunità. Un cambio di passo definitivo, che riesca a tracciare una visione di crescita, suscitare speranza e fiducia. Che sia in grado di anticipare i tempi, smettendo di rincorrere. Che abbia il coraggio di aprirsi alla società, alle forze sociali, imprenditoriali e sindacali. Senza preclusioni e senza subalternità alcuna. Troppo spesso abbiamo dato l’impressione di preferire il caldo rifugio di una comfort zone, fatta di antichi legami sociali politici e culturali che, sebbene vadano custoditi e curati, non sono più minimamente sufficienti a rappresentare una dinamica sociale ormai fatta di mille sfumature, bisogni, sensibilità. Il Pd, fondamentalmente, era nato con questo obiettivo».
Sul territorio, sul piano organizzativo, qual è la sua idea di Pd?
«Aprirsi significa guardare con favore a nuovi modelli organizzativi e partecipativi. Penso ai circoli che hanno bisogno di coinvolgere tanti elettori non iscritti; alle unioni intercomunali che rappresentano un prezioso strumento di aggregazione, di relazione e di crescita della nostra comunità politica; penso al rapporto con il mondo dell’associazionismo, con le organizzazioni di cittadini, con gli enti del terzo settore e con tutte le persone che si impegnano con dedizione nelle amministrazioni locali. Le ultime elezioni provinciali, oltre ad aver confermato i limiti del centrosinistra così come lo abbiamo conosciuto in questa provincia, ci ricordano che il terreno di confronto politico si giocherà proprio in questo ambito territoriale».
E l’ambito territoriale di riferimento, congressuale e istituzionale, è proprio la Provincia di Terni. Come ha vissuto le recenti elezioni?
«Il presidente Bandecchi ha già dimostrato di voler esercitare questo ruolo attuando una nuova forma di ‘populismo istituzionale’, che punta ad aggirare i delicati equilibri del consiglio provinciale attraverso un coinvolgimento diretto dei sindaci, che rischiano di trovarsi in una posizione oltremodo scomoda, che esula da uno schema istituzionale codificato. Il tutto con il compiacimento del centrodestra, del quale, evidentemente, ambisce a diventare il nuovo rappresentante in questo collegio elettorale, perseguendo quello che appare il suo vero e unico obiettivo: l’elezione in parlamento finalizzata a garantire i propri interessi personali».
Qual è la stragia da attuare, a suo giudizio, in questo contesto?
«C’è la necessità di un Pd che rappresenti Terni e i democratici di tutto il territorio, non gli interessi già organizzati di Terni e del territorio. Sono due cose ben distinte: la prima costruisce futuro e può competere ad ogni latitudine, la seconda non attiene alla politica. Per affrontare tutte queste sfide abbiamo bisogno di tutta l’energia, la partecipazione e la passione possibili. Un’autentica passione democratica che dia nuova linfa alla nostra comunità politica e nuova speranza al nostro territorio. Con questo spirito ho scelto di presentare la mia candidatura a segretario provinciale del Partito Democratico, mosso da grande entusiasmo e senso di responsabilità, per disegnarne insieme un nuovo percorso».