LE IMMAGINI
La burocrazia ha i suoi tempi, nonostante le amministrazioni comunali passate e quella presente si siano attivate per l’eventuale acquisizione, per tamponare i crolli e mettere in sicurezza ciò che rimane. «Ma questo non basta, il degrado incombe e presto di questo edificio, caro ai cittadini, non ne rimarrà più traccia». Così lo storico ferentillese Carlo Favetti sulla chiesa di Sant’Anna a Macenano, frazione di Ferentillo (Terni), posta lungo la strada che dall’abitato conduce alla abbazia di San Pietro in Valle. Tempo fa fu smontato il piccolo campanile in pietra e i pezzi numerati furono provvisoriamente depositati nei locali della palestra di arrampicata libera a Precetto, mentre le campane attualmente sono in Comune. Ma andiamo con ordine e tracciamo un excursus storico dell’edificio e il suo attuale stato: «La struttura di classico stile romanico, tutta realizzata in pietra, risale alla seconda metà del XV secolo – prosegue Favetti -. Una singolare struttura con facciata a capanna, campaniletto a vela con due fornici, portale architravato, due finestrelle quadrate a sinistra e a destra della porta d’ingresso. Tribuna poligonale con oculi laterali e cornice liscia nei due lati principali. L’interno è composto da una navata con presbitero ampio voltato dove emergono, tra gli stucchi settecenteschi, preziosi affreschi rinascimentali raffiguranti una Madonna col Bambino, i Profeti; nei pennacchi gli Evangelisti; nell’ovata la Trinità; nel sott’arco i dottori della Chiesa. Nelle due pareti d’ingresso – aggiunge lo storico ferentillese – dipinti in affresco emersi da sotto l’intonaco raffiguranti storie della Madonna, Sant’Anna, Sant’Antonio Abate e la Maddalena. Sull’unico altare era ubicata una grande pala ora ridotta a pezzi, dipinta su tela raffigurante a Madonna col Bambino con Santi del XVII secolo. Sbirciando dalle finestrelle si può scorgere tutto il degrado che continua imperterrito ad abbattersi su ciò che rimane di tanto patrimonio storico artistico. Degrado ancora più accentuato dalla presenza dei colombi che ne hanno fatto una sicura dimora. Il guano ormai ha raggiunto il metro di altezza, investendo stucchi e affreschi; coprendo il pavimento e i contrafforti in pietra». Per Carlo Favettio «occorre quindi accelerare i tempi e sollecitare chi di competenza affinché tale edificio possa tornare al suo antico splendore».