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Home » Agibilità dopo il Sisma: verifiche, tempi lunghi

Agibilità dopo il Sisma: verifiche, tempi lunghi

di Francesca Torricelli
10 Marzo 2017
in Attualità, Dal territorio, Economia, In evidenza, Terremoto 2016
Tempo di lettura: 2 minuti di lettura
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L’attività delle squadre di tecnici ed esperti abilitati per le verifiche di agibilità prosegue sia con procedura AeDes (Agibilità e Danno in emergenza sismica), avviata fin dai primi giorni successivi alla scossa del 24 agosto, sia con procedura Fast (Fabbricati per l’agibilità sintetica post-terremoto), attivata dopo gli eventi sismici del 26 e del 30 ottobre. Nelle regioni Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo, all’8 marzo risultano complessivamente 132.859 i sopralluoghi di agibilità effettuati, grazie all’impegno di oltre 6 mila tecnici, ma il numero delle istanze cumulate dall’inizio della sequenza è pari a 195.901.

In Umbria su 23.127 verifiche effettuate sono 16.904 gli esiti attribuiti: risultano 11.819 edifici agibili (il 70% degli esiti) e 499 ‘non utilizzabili’ per solo rischio esterno, mentre sono 4.586 gli esiti di ‘non utilizzabilità’ per danneggiamento.

AeDes Complessivamente, dall’inizio dell’emergenza, sono state acquisite e digitalizzate 52.046 schede AeDes, tra edifici pubblici e privati: di queste 2.253 hanno riguardato edifici scolastici (66% agibili, 6% inagibili, le restanti caratterizzate da esiti di parziale o temporanea inagibilità); 2.012 hanno riguardato altri edifici pubblici (46% agibili, 21% inagibili, le restanti caratterizzate da esiti di parziale o temporanea inagibilità). Su quasi 48 mila edifici privati, il 44% è risultato agibile, a cui si aggiunge un 6% di edifici che non risultano danneggiati ma sono inagibili per rischio esterno, mentre il 29% è stato dichiarato inagibile e i restanti hanno avuto esiti di parziale o temporanea inagibilità.

Fast Le squadre attivate con procedura Fast, a partire dai primi di novembre, in seguito alle forti scosse di fine ottobre, hanno condotto ad oggi 80.813 sopralluoghi sui soli edifici privati. Di queste ultime verifiche, 63.850 hanno consentito l’attribuzione dell’esito: di agibilità per il 57% degli esiti attribuiti, a cui si aggiunge un 3% di edifici che, pur non essendo danneggiati, risultano non utilizzabili per solo rischio esterno, mentre il 40% ha dato esito di non utilizzabilità per temporanea, parziale o totale inagibilità. Sono invece 16.963 gli edifici per i quali le squadre non hanno avuto la possibilità di accedere agli immobili o sono comunque necessari ulteriori sopralluoghi. Il numero di edifici interessati e le percentuali degli esiti di valutazione del danno, però, variano significativamente nelle quattro regioni interessate.

Proroga dei termini Il protrarsi della sequenza sismica – che dal 24 agosto ha fatto registrare quasi 59 mila scosse, di cui nove di magnitudo pari o superiore a 5 – ha più volte incrementato il numero delle richieste di sopralluogo e per questa ragione la stima dei sopralluoghi ancora da effettuare è in aggiornamento: ad oggi il numero delle istanze cumulate dall’inizio della sequenza è pari a 195.901. Per venire incontro alle richieste delle amministrazioni comunali, una recente circolare ha prorogato alla data del 13 marzo il termine per la presentazione delle istanze di sopralluogo di agibilità accompagnate da perizia asseverata.

Le ‘casette’ Sono 1.865 – per ora, visto che il fabbisogno stimato è già salito a 3.200 – le ‘casette’ (tecnicamente Sae, soluzioni abitative emergenziali) per le quali è già stata decisa la costruzione e l’istallazione, in tutto il centro Italia dilaniato dal terremoto. Di queste, 850 è il quantitativo destinato all’Umbria e la cui realizzazione è stata affidata al consorzio Cns (che opera anche in parte del Lazio) e alle imprese umbre da esso prescelte. Le altre 1.015 sono destinate a Lazio, Marche ed Abruzzo: ma mentre in Umbria – ed in parte nel Lazio – i lavori procedono, nelle altre zone – dove la costruzione delle ‘casette’ è affidata a soggetti diversi – sembra proprio che non sia così.

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