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Home » Alta velocità Umbria, una proposta ‘giovane’

Alta velocità Umbria, una proposta ‘giovane’

di Fabio Toni
13 Maggio 2020
in Attualità, Opinioni
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Il Frecciarossa

Il Frecciarossa

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di Stanislao Satta
Associazione ‘Terni Valley’

Il tema che da molti anni scalda l’opinione pubblica umbra sull’alta velocità mi riporta inevitabilmente ai primi anni di liceo, quando studente del ginnasio ascoltavo quello che sarebbe poi diventato il mio professore di storia e filosofia. Sosteneva, nell’aula magna, rivolgendosi a studenti di qualche anno più grandi di me, la debole natura delle regioni, come queste non rispecchiano una certa origine storica, in particolare proprio della natura dicotomica dell’Umbria. Una regione divisa culturalmente dal Tevere, il nord appartenente agli etruschi e il sud ad altri popoli italici, che si rispecchia perfettamente nella suddivisione delle ‘regioni’ in età imperiale, dove l’Etruria si estendeva fino al fiume dove poi cominciava l’Umbria, che era bagnata dall’Adriatico, quindi includendo le attuali Marche.

Stanislao Satta

In queste giornate di stop, concentrati sull’emergenza sanitaria, si ricomincia a progettare e perciò ricominciano anche i dibattiti, le polemiche e le varie discussioni su come rilanciare il tessuto produttivo dei territori di tutta Europa. Terni, Orte, Terontola, non sono più solo nomi di città, ma veri e propri campi di battaglia a carattere campanilista e dalla scarsa lungimiranza. In principio credo sia essenziale effettuare una differenza tra servizio e tratta alta velocità. Nell’immaginario comune, infatti, le due cose coincidono, ma non è così. Il Frecciarossa, per capirci, entrato in funzione nel 2018 tra Perugia e Milano, è fino a Firenze solo un servizio e solo dopo l’arrivo nel capoluogo toscano diventa anche tratta, raggiungendo le velocità tipiche dell’AV in Italia.

Purtroppo dal punto di vista infrastrutturale l’Umbria non può ospitare delle tratte ad alta velocità, per la sua natura orografica. Questo non toglie che è possibile migliorare il servizio ferroviario nella regione. I vagoni, fino a che non avremo risolto l’emergenza sanitaria, non avranno più la stessa capienza, perciò avremo bisogno di potenziare la flotta e la frequenza di treni. Purtroppo il nodo ferroviario di Roma, al quale fino a oggi abbiamo fatto riferimento, è fin troppo congestionato. Quindi per scongiurare un aumento dell’utilizzo dell’automobile, è necessario armonizzare le tratte e rinnovare le linee ferroviarie (elettrificando la Sulmona-Terni, effettuando i lavori di raddoppio, dove non ancora completati, della Roma-Ancona).

Ma ciò che potrebbe, realmente, portare giovamento è una rimodulazione delle tratte attuali che servono il territorio umbro. In particolare l’istituzione di una tratta Ancona-Piombino, renderebbe possibile un interscambio maggiore tra Tirreno e Adriatico, servendo i porti di Piombino, Livorno e Ancona e collegando, con un unico treno, Pisa, Firenze, Perugia, Assisi e Foligno al capoluogo marchigiano. Attualmente sbarcando a Piombino, luogo d’arrivo di molti traghetti dalla Sardegna, dalla Corsica e dall’Elba, per arrivare a Ancona, luogo di partenza per i traghetti per la Grecia e la Croazia, sono necessarie circa 9-10 ore, a causa di scali in stazioni intermedie, mentre con un treno diretto ci si impiegherebbero circa 6 ore e mezza. L’Appennino è terra che divide e che unisce il nostro paese e sono ben pochi i treni che collegano i due mari, due per l’esattezza: la Roma-Ancona e la Napoli-Bari. Così, semplicemente unendo le tratte già esistenti, si otterrebbero enormi risorse rendendo addirittura più vantaggioso il passaggio in Umbria che in Emilia-Romagna.

Fra ciò che c’è di essenziale, per migliorare il servizio ferroviario regionale, è la rimessa in funzione della FCU e l’elettrificazione della Sulmona-Terni e appena completati questi lavori, la creazione, grazie all’armonizzazione delle tratte, di una linea unica: la Pescara-Sansepolcro. Così, con pochi e mirati interventi, l’Umbria diventerebbe un nodo importantissimo e strategico a livello nazionale per la logistica dei trasporti, migliorando la mobilità di tutto il centro Italia. Sì andrebbero a creare tre nodi logistici regionali: Terni, Foligno, Perugia. Qui passerebbero le seguenti tratte: a Terni la Roma-Ancona, la Sansepolcro-Pescara e la Perugia-Roma; a Foligno la Roma-Ancona, Roma-Perugia e la Piombino-Ancona; a Perugia la Roma-Perugia, la Sansepolcro-Pescara e la Piombino-Ancona.

Per confermare l’importanza strategica di questi interventi si può prendere lo studio Istat del 2018 ‘Sul profilo statistico della macroregione centrale, Toscana-Umbria-Marche’ dove si sostiene che per rilanciare la crescita economica-culturale del centro Italia, bisognerebbe aumentare ed efficientare l’interconnessione delle tre regioni. Un progetto in linea anche con quello dei corridoi ferroviari europei per le merci, consultabili su RNE.EU, che vede il nostro paese interessato in prima linea. Infatti il centro Italia è attraversato da ben due di questi corridoi, posizionati uno sul Tirreno e l’altro sull’Adriatico. Questa è la stagione per coltivare e progettare nuove soluzioni. Per vivere l’alba sul Adriatico e il tramonto nel Tirreno, per fermarsi davanti a Giotto ad Assisi e a Piazza dei Miracoli a Pisa.

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