«Anche con il lavoro si esce dalla violenza»

La certificazione della parità di genere prevista dalla legge 162 del 2021 nell’ambito della Missione 5 del Pnrr al centro del convegno di lunedì pomeriggio

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«Anche con il lavoro si esce dalla violenza». Al centro del convegno di lunedì pomeriggio, nella sede ternana della Camera di commercio dell’Umbria – ‘La parità di genere nel Pnrr e la certificazione Uni PdR 125/22: un’opportunità concreta per le aziende umbre’ – tra gli appuntamenti in programma a Terni in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 novembre, c’era, appunto, la certificazione della parità di genere prevista dalla legge 162 del 2021 nell’ambito della Missione 5 del Pnrr. L’evento è stato organizzato dalla consigliera di Parità della Provincia di Terni Vittorina Sbaraglini e la consigliera supplente Ivana Bouchè, con il patrocinio della Provincia di Terni, della Camera di commercio dell’Umbria, della consigliera di Parità della Regione Umbria e del Comitato per l’imprenditoria femminile.

«La parità di genere passa attraverso le pari opportunità»

«Appuntamenti come quello di oggi – ha sottolineato in apertura Rosita Garzi, Consigliera di Parità della Regione Umbria – sono estremamente importanti perché rappresentano un primo step per costruire una rete solida. La certificazione di genere è uno strumento concreto per combattere la battaglia delle pari opportunità nel mondo del lavoro. La mia disponibilità è piena». Secondo la presidente della Provincia di Terni, Laura Pernazza, «la parità di genere passa attraverso le pari opportunità. La donna ha il diritto di seguire lo stesso percorso, di vita e professionale, dell’uomo. Non servono corsie preferenziali. Al tempo stesso questo discorso si inserisce all’interno delle iniziative della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne perché sono due facce della stessa medaglia, ad esempio per quanto riguarda la differenza retributiva. Le donne, poi, nell’immaginario collettivo sono sempre state indirizzate verso determinate attività lavorative, ecco è giusto rivendicare la parità in questo senso, sempre a patto che ci siano le competenze. Questo discorso, però, andrebbe affrontato già dalle scuole. Una donna ha il diritto di ambire ad avere accanto un uomo che la rispetti, ma deve principalemente rivendicare il diritto di essere autonoma».

La legge

La certificazione della parità di genere, prevista dalla legge 162 del 2021 nell’ambito della Missione 5 del Pnrr è uno strumento di governance volto alla generazione di valore per le aziende e i loro stakeholders, teso a migliorare l’immagine dell’organizzazione e a creare un ambiente di lavoro inclusivo, in grado di promuovere la presenza e valorizzare il contributo delle donne. La prassi prevede l’adozione di specifici indicatori chiave di prestazione inerenti le politiche di parità di genere nelle organizzazioni e ha l’obiettivo di avviare un percorso permanente di cambiamento culturale all’interno delle organizzazioni stesse al fine di raggiungere una più equa parità di genere, superando la visione stereotipata dei ruoli, attivando i talenti femminili per stimolare la crescita economica e sociale del Paese. Per la certificazione di genere sono destinati 10 milioni di euro; per le aziende virtuose è previsto un esonero parziale del versamento dei contributi previdenziali dei lavoratori (nel limite dell’1% e di 50 mila euro annui), una premialità per la concessione di aiuti di stato e/o finanziamenti pubblici in genere, un miglior posizionamento in graduatoria all’interno di bandi di gara per l’acquisizione di servizi e forniture, una riduzione del 30% della garanzia fideiussoria per la partecipazione alle gare pubbliche.

«Rivoluzione culturale»

Concordi i diversi relatori che si sono susseguiti nel corso del convegno nel ribadire che «queste novità legislative vanno ad incidere nel lavoro delle aziende nel colmare il gap esistente, sia nelle imprese che nella società tutta. Obiettivo del decreto è incidere nella struttura economica, ma anche sociale del Paese, per attuare una rivoluzione culturale. La legge ci da le linee da seguire, ma la parità deve venire dalle persone, dalle famiglie, dalle scuole, dalla società. Aumentare la presenza femminile e limitare la differenza retributiva: facciamo in modo che tutto questo finalmente si realizzi».

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