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Home » Arci Caccia Umbria: «I problemi di oggi hanno ‘padri’ chiarissimi. Ora guardiamo avanti ma basta demagogia»

Arci Caccia Umbria: «I problemi di oggi hanno ‘padri’ chiarissimi. Ora guardiamo avanti ma basta demagogia»

L'associazione venatoria prende posizione a seguito della sospensione del calendario venatorio. «Uscire dall'isolamento in cui ci hanno trascinati»

di Fabio Toni
23 Gennaio 2025
in Dal territorio
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Foto armietiro.it

Foto armietiro.it

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di Arci Caccia – Direttivo regionale Umbria

S potrebbe dire ‘chi è causa del suo male pianga sé stesso’. Purtroppo a piangere sono anche coloro che non sono la causa del problema ha che portato alla sospensione del calendario venatorio.

Vale la pena ricordare ancora una volta, a chi ha la memoria corta o fa finta di non ricordare, che i problemi che viviamo oggi nel calendario venatorio vengono da lontano, ovvero dal recepimento dell’articolo 42 della legge comunitaria, ovvero ‘L’esercizio venatorio è vietato, per ogni singola specie durante il ritorno al luogo di nidificazione e durante il periodo della nidificazione e le fasi della riproduzione e della dipendenza degli uccelli.’.

Le stesse associazioni che oggi si scagliano contro la Regione e contro chiunque abbia visioni diverse, sono le stesse che nel 2010 hanno sostenuto e voluto a gran voce il recepimento dell’articolo 42 per far diventare la caccia in Italia ‘più Europea’. FIDC, ANUU, Libera Caccia ed Enalcaccia, allora riunite nel comitato FACE Italia, accusavano Arci Caccia che già allora prese le distanze da quel provvedimento perché non esistevano le basi scientifiche per il recepimento della direttiva comunitaria. Ci accusavano di essere contro i cacciatori, perché tale modifica avrebbe consentito più tempi e più specie, ed invece da allora non abbiamo trovato più pace: calendari impugnati, meno tempi e meno specie cacciabili.

Invitiamo tutti, cacciatori e dirigenti delle associazioni venatorie, a fare un salto nel passato e ricordare quanto successo nel 2010, chi era favorevole e chi contrario al recepimento della legge comunitaria, barattando forse 10 giorni di caccia a febbraio, mai concessi (al tal proposito fu critico anche il senatore Orsi). Chiedete alle vostre associazioni di riferimento chiarimenti in merito, fatevi dare spiegazioni e, se volete, potete consultare anche gli archivi dei siti venatori.

Quanto alla vicenda del calendario venatorio, era un disastro annunciato già al momento della sua approvazione, peraltro avvenuta in ritardo rispetto a quanto previsto dalla legge quadro. Le responsabilità vanno ricondotte a chi, nella discussione sul calendario, ha sostenuto posizioni demagogiche e contro ogni principio razionale, vista la complessa situazione normativa. Lo hanno fatto con l’appoggio di esponenti della passata maggioranza, mettendo in difficolta lo stesso assessore accusato di poco coraggio.

Arci Caccia si è sempre espressa per un calendario venatorio che dava certezza ai cacciatori, non abbiamo mai sostenuto posizioni che già sapevamo perdenti in partenza, non abbiamo mai raccontato falsità ai cacciatori, sul calendario venatorio abbiamo sempre ritenuto giusto dire chiaramente ciò che si può fare e ciò che non si può. Se qualcuno si chiede perché Arci Caccia non abbia partecipato al ricorso con le altre associazioni, semplicemente perché nessuno si è fatto promotore di una azione condivisa: meglio la fuga solitaria, per garantirsi qualche minuto di gloria, ma soprattutto rispondiamo che la difesa delle decisioni spetta a chi le ha sostenute, non certo a chi le subisce.

Non sono certo motivi politici come qualcuno vorrebbe far credere – e nella scorsa legislatura non ci siamo mai permessi di mancare di rispetto all’assessore Morroni o ai consiglieri leghisti, anche quando in disaccordo – perché per noi il rispetto delle istituzioni è ancora un valore, come lo è rispetto verso le altre associazioni venatorie. Ben venga il confronto anche aspro, purché costruttivo. La strumentalizzazione, come successo con gli audio diffusi in occasione delle consulte passate dove si è discusso il calendario venatorio, sono l’espressione di personaggi in cerca di gloria che ancora si ostinano a fare promesse, mentendo sapendo di mentire ai cacciatori, gli stessi che difendevano il recepimento della comunitaria un successo.

Basta con la demagogia, la Direttiva Europea è stata recepita nella 157 e, volenti o nolenti, a quella ci dobbiamo attenere nella stesura dei calendari venatori. Se il prossimo anno vorremmo garantirci una stagione venatoria tranquilla, possiamo e dobbiamo chiedere ciò che è possibile e ciò che è consentito, il resto è anacronistico. Se vogliamo un’applicazione corretta, è necessario che ISPRA e gli osservatori faunistici tornino a fare ricerca. Non si può licenziare un parere sul calendario dove, in mancanza di dati aggiornati, ISPRA si ripara dietro al principio di massima precauzione, lasciando poi le scelte alla Regione, se applicare o meno le decadi di sovrapposizone previste dalla Direttiva.

Non rinneghiamo il nostro animo ambientalista e la difesa di una caccia etica che non contrasti con le esigenze di conservazione della fauna; la nostra battaglia è e sarà sempre la stessa in difesa di una caccia moderna e sostenibile, che sia al passo con i tempi. Noi non parliamo alla pancia dei cacciatori inseguendo tessere, abbiamo l’interesse di difendere la caccia, una passione che deve essere vissuta in armonia con l’ambiente.

Ci rivolgiamo al neo assessore al quale vanno i nostri migliori auguri: cambiamo pagina, ci sono pagine bianche da riempire con una nuova storia e una nuova visone della caccia. Parliamo di gestione, diamo attuazione completa ai piani di gestione delle specie in declino come la tortora, l’allodola e tante altre, questo ci chiede l’Europa, rivediamo il ruolo e la funzione degli Atc che diventino il vero motore della gestione faunistica, riapriamo un confronto corretto con il mondo ambientalista, perchè non tutti sono integralisti, cosi potremmo uscire dall’isolamento dove altri ci hanno trascinati e riconquistare quel ruolo che ci spetta di diritto come veri custodi di ambiente e fauna.

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