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Regione Umbria e ministero delle Imprese e del Made in Italy verificheranno la possibilità di trovare, entro il 20 gennaio, una soluzione transitoria, almeno biennale, per ridurre su Acciai Speciali Terni l’impatto del costo dell’energia, compatibilmente con le normative per gli aiuti di Stato. Poi entro febbraio dovrebbe concludersi l’iter dell’Accordo di programma.
TUTTO SU AST – UMBRIAON
Questi gli impegni presi lunedì mattina dal ministro Adolfo Urso al nuovo tavolo sull’acciaieria che si è svolto al Mimit e che ha visto la presenza – fra gli altri – dell’assessore regionale Francesco De Rebotti, del sindaco di Terni Stefano Bandecchi e dell’assessore comunale Sergio Cardinali, oltre che dei rappresentanti del ministero, di Arvedi-Ast – presente l’amministratore delegato Dimitri Menecali e i responsabili dell’ufficio legale e ambiente di Arvedi – e dei sindacati metalmeccanici.
La nota del ministero
Di seguito la nota diffusa dal Mimit a conclusione dei lavori. «Si è concluso, con la piena intesa di tutte le parti su agenda, obiettivi e modalità per la definizione dell’Accordo di programma sulle acciaierie di Terni Ast-Arvedi, il tavolo presieduto oggi (lunedì 30 dicembre, ndR) dal ministro Urso a palazzo Piacentini. Su proposta del ministro è stato definito un cronoprogramma per sciogliere i nodi sul piano tecnico riguardo l’approvvigionamento energetico, sulla base degli intendimenti della Regione Umbria e in relazione alle risorse che saranno messe a disposizione da Mase e Mimit a supporto del Piano industriale dell’azienda, per giungere alla firma dell’Accordo di programma entro il mese di febbraio».

«Alla riunione, presieduta dal ministro Urso con il sottosegretario con delega alle crisi industriali, Fausta Bergamotto, hanno partecipato i massimi livelli del ministero, tra cui il capo dipartimento per le Imprese del Mimit, Amedeo Teti, e il capo della segreteria tecnica del ministro».
«Nel corso del mese di gennaio – spiega il ministero delle Imprese – si terrà il tavolo tecnico per definire il quadro delle agevolazioni a sostegno dell’investimento siderurgico nel rispetto delle regole europee. Un secondo ambito di intervento, in formato multilaterale tra Mimit, l’azienda, la Regione Umbria e il Comune di Terni, è collegato all’approvvigionamento energetico in relazione alla gara per la nuova concessione della centrale idroelettrica di Terni che avverrà nel 2029 e su cui la Regione dovrà fornire i suoi intendimenti».
«L’obiettivo, sottolineato da Urso, è convocare per febbraio un tavolo conclusivo per la sottoscrizione dell’Accordo di programma. Durante la riunione il ministro ha colto anche l’occasione per illustrare alle organizzazioni sindacali il non paper presentato alle istituzioni europee il 27 dicembre scorso, con Austria, Bulgaria e Polonia, relativo alla revisione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM), che prevede la tassazione delle importazioni da Paesi extra-UE con regolamentazioni climatiche meno rigorose, calcolata in base alla quantità di CO2 incorporata o emessa per la produzione dei beni. Obiettivo del non paper – conclude la nota del ministero – è mantenere competitiva l’Europa nei settori produttivi chiave, sostenere il percorso delle industrie energivore verso la transizione green, raggiungere l’autonomia strategica del continente e fermare la delocalizzazione delle industrie».
Istituzioni e politica
«L’incontro di oggi al Mimit è stato convocato sulla base di un ordine del giorno conosciuto da tutti i partecipanti, con due punti specifici: la verifica dello stato dell’arte sul procedimento dei contributi legati al programma di investimenti di Ast e le iniziative per il contenimento dei costi energetici», afferma l’assessore alle politiche industriali della Regione Umbria, Francesco De Rebotti.

«Reputo fondamentale – prosegue De Rebotti – come ribadito anche in seno alla riunione di oggi, affrontare quest’ultimo tema attraverso delle proposte praticabili, normativamente inappuntabili e efficaci per consolidare il progetto di sviluppo di Ast, nella garanzia degli investimenti e del mantenimento dei livelli occupazionali. Proprio per questo il ministro Urso, che ringrazio, ha inteso procedere ad un confronto serrato tra Governo, Regione e azienda per esplorare le possibili soluzioni al tema dei costi energetici contingenti fino all’appuntamento del 2029. All’interno del perimetro temporale del 20 gennaio».
«Sarà nostra cura – sottolinea l’assessore regionale – seguire con il massimo impegno questa fase per approdare, come ribadito dal ministro, in tempi brevi alla firma dell’Accordo di programma di Ast. Credo, come ribadito più volte, che la tutela degli interessi delle nostre aziende e di chi ci lavora, debba sempre prevedere che gli enti territoriali siano sempre compatti nelle assunzioni di responsabilità e nel perseguimento degli obiettivi generali».
«Non scenderemo mai nella polemica o nella provocazione fine a sè stessa, avendo sempre rispetto delle istituzioni ed a cuore il futuro dell’Umbria, di chi la abita e di ci lavora. Per questo motivo – conclude De Rebotti – oggi e per il futuro mi asterrò dal rispondere a prese di posizione che poco hanno a che fare con il metodo e gli obiettivi sopra descritti».
Così l’assessore counale di Terni, allo sviluppo economico, Sergio Cardinali: «Il 31 gennaio bisogna procedere o non procedere alla firma dell’Accordo di programma. Grazie all’intervento del sindaco Stefano Bandecchi al tavolo sull’Ast, presieduto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, alla presenza tra gli altri del neo assessore regionale allo sviluppo economico della Regione Umbria Francesco De Rebotti, i rappresentanti dell’azienda e le organizzazioni sindacali, si è chiarito che non esistono ad oggi soluzioni possibili per ottenere uno sconto sui costi energetici che riguardi solo l’Ast».

«Il problema energetico in Italia – aggiunge Cardinali – riguarda tutto il settore manifatturiero e costituisce un problema per l’intera Europa, questo significa che da qui in avanti saranno necessarie scelte diverse per affrontarlo e risolverlo. La riunione di questa mattina si è conclusa con le dichiarazioni del ministro Adolfo Urso che ha detto che la fase di studio delle soluzioni tecniche possibili per l’Accordo di programma si chiuderà entro il 20 gennaio per andare poi all’eventuale firma dell’Accordo alla fine del mese prossimo. Quindi l’Ast deve sciogliere il nodo e chiarire se firmerà o meno l’Accordo di programma con gli attuali costi energetici».
«Purtroppo, dunque, ad oggi non esistono soluzioni all’interno delle regole comunitarie. La questione investe tutto il sistema energivoro del nostro Paese e non solo l’Ast, da questo punto di vista l’economicità delle produzioni va cercata all’interno di quello che le norme consentono perlomeno fino a quando non ci saranno nuove regole, regole che il Governo italiano è impegnato a riscrivere. Il sindaco Bandecchi – conclude l’assessore – è riuscito con il suo intervento ad ottenere informazioni dirimenti, agendo sempre nell’ottica della trasparenza e della collaborazione. Smascherata la dichiarazione dell’assessore De Rebotti rispetto ad un’imminente soluzione per lo sconto energetico di Ast anticipata ai sindacati nella riunione di alcuni giorni fa. Ovviamente smascherata dal sindaco Bandecchi e utilizzata dalla sinistra anche in campagna elettorale».

Secondo il coordinatore umbro di Fratelli d’Italia, e sottosegretario al ministero dell’Interno, Emanuele Prisco «l’incontro al Mimit consente di fare un passo in avanti nella vertenza in corso. Positiva la stesura di un cronoprogramma, che da qui a febbraio porterà alla stesura dell’Accordo di programma tra le varie istituzioni e l’azienda, al fine di rilanciare un polo siderurgico molto importante e strategico per l’Umbria come per l’Italia. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy si sta occupando della vertenza con grande solerzia ed efficacia e di questo ringrazio il ministro Urso. Dirimenti – conclude Prisco – saranno adesso le determinazioni della Regione in merito alla concessione della centrale idroelettrica, determinazioni che dovranno arrivare antro fine gennaio: la riduzione del costo dell’energia è infatti condizione chiave per la realizzazione del piano industriale elaborato dall’azienda».

Così il coordinatore comunale di FdI Terni, Marco Celestino Cecconi: «Il 2024 si chiude con una gran bella notizia per Terni e per le nostre acciaierie, ovvero con l’indicazione di un orizzonte temporale certo – il prossimo mese di febbraio – per la firma di quell’Accordo di programma per l’Ast che sarà determinante per il consolidamento dell’azienda nelle dinamiche internazionali di mercato della siderurgia e che conferma una politica industriale del Governo nazionale a guida FdI, votato alla valorizzazione delle eccellenze italiane. Si tratta di una notizia – è l’esito del ‘tavolo’ odierno a Roma – che va coerentemente nel solco di quanto ci aveva preannunciato il ministro Urso in persona in un incontro di due mesi fa al quale ho avuto l’onore di prendere parte. Un incontro – specifica Cecconi – in occasione del quale era già stata tracciata la via anche per la soluzione del problema-energia. Si tratta di una soluzione per il futuro prossimo che, in realtà, rimanda dritta dritta alla storia delle origini stesse della fabbrica, insediatasi a suo tempo nel nostro territorio proprio per l’accesso agevolato a fonti energetiche che oggi sarebbe quanto mai opportuno rientrassero il prima possibile nella disponibilità delle acciaierie. L’amministrazione-Tesei aveva posto correttamente tutte le premesse per riattivare un circuito virtuoso che potrà dispiegare i suoi effetti a far data dal 2029, quando scadrà la concessione in essere della centrale di Galleto. Si tratta ora di predisporre, da parte della nuova amministrazione regionale, il percorso migliore per ottimizzare le esigenze e le risorse del territorio e dei suoi motori di sviluppo. A fronte dei 700 milioni di investimenti privati (che Arvedi ha già iniziato a stanziare per poco meno della metà) e di 300 milioni di parte pubblica – sono questi i numeri dell’Accordo di programma – il futuro delle acciaierie ternane si prospetta come un futuro di qualificazione delle produzioni e delle posizioni di mercato, di migliore tutela dell’ambiente e dei livelli occupazionali: ottimo viatico per l’anno che verrà».
I sindacati
Per il responsabile siderurgia della Fiom Cgil nazionale, Loris Scarpa, e il segretario della Fiom Cgil di Terni, Alessandro Rampiconi, «tutte le incertezze rimangono irrisolte. Come Fiom non registriamo passi avanti, anzi una riduzione degli investimenti pubblici e privati dovuta al rinvio della produzione di acciaio magnetico. Inoltre c’è una stretta sull’arco temporale per la soluzione del costo dell’energia, nella fase transitoria, che sarà possibile eventualmente solo per gli anni 2027-2028. L’azienda ha ribadito, infine, che senza una soluzione sul costo dell’energia, anche nella fase transitoria, sarà costretta ad incrementare l’importazione di semilavorati dall’Asia. Per la Fiom, coerentemente con quanto detto nei precedenti incontri, l’area a caldo deve rimanere centrale nelle produzioni di Terni e nei piani di sviluppo dell’intero ciclo integrato senza alcun impatto occupazionale, visto che ad oggi gli impianti non sono saturi e comunque non va incrementata l’importazione di bramme oltre l’attuale 10%. In merito al fantomatico Accordo di programma, che non vede la partecipazione delle organizzazioni sindacali, chiediamo che gli impegni istituzionali e aziendali siano garantiti a prescindere. Il Governo – aggiungono Scarpa e Rampiconi – ha preso l’impegno di trovare delle soluzioni temporanee, in sinergia con Regione Umbria e azienda, entro il 20 gennaio 2025. Pertanto, considerata la permanenza di tutte le criticità iniziali, ribadiamo che nello stabilimento ternano continua a rimanere in atto lo stato di agitazione dei lavoratori».
Per il segretario nazionale Fim Cisl, Valerio D’Alò, e il segretario generale Fim Cisl Umbria, Simone Liti, «pur apprezzando la convocazione avvenuta a ridosso della fine dell’anno, ad oggi non abbiamo potuto rilevare avanzamenti dal punto di vista energetico a sostegno del progetto di sviluppo del sito siderurgico. Inoltre abbiamo appreso che anche dal lato del fondo ‘Hard to abate’ siano stati registrati dei rallentamenti a causa di ulteriori aggiornamenti richiesti sul fondo per una sostenibilità di accesso allo stesso. L’azienda, dal canto suo, ha ribadito come il tempo trascorso dal momento dell’acquisto l’abbia vista realizzare investimenti di circa 300 milioni di euro e come altri siano in fase di programmazione. Il ministro Urso – proseguono gli esponenti della Fim Cisl – che il mese di gennaio sia il mese in cui tutta la fase istruttoria sia propedeutica alla preparazione dell’Accordo di programma, per poi riconvocare il tavolo entro il mese di febbraio, data ultima che dovrà poi vedere la firma sullo stesso».
«Tuttavia – aggiungono D’Alò e Liti – il tema dell’energia rimane il tema centrale su cui lavorare e comunque dal punto di vista transitorio di difficile soluzione per non impattare sulle regole della concorrenza e competitività europea. Come Fim Cisl abbiamo ribadito come sia necessario che tra Governo, istituzioni regionali e comunali si debba lavorare in piena sintonia affinché le strade percorribili siano elemento di valore e non di competizione politica».
«Questo quadro – concludono dalla Fim Cisl – è determinante affinché le soluzioni, comunque complicate, non siano per il presente e il futuro scaricate sui lavoratori, in quanto il 40% dei costi energetici si va a recuperare sul costo del lavoro. Inoltre, oggi rileviamo che il tema dell’energia è fondamentale risolverlo per Ast e tutte le aziende energivore, non solo per il proseguimento degli investimenti sul sito Ternano, ma sul suo destino industriale e strategico per il Paese, che deve rimanere competitivo e oggi non è così, sia sul fronte europeo che su quello internazionale, dove la concorrenza è sempre più stringente, oltre che per i costi energetici, anche per l’importazione di prodotti siderurgici asiatici a basso costo».
Secondo Guglielmo Gambardella, segretario nazionale Uilm e responsabile del settore siderurgico, e Simone Lucchetti, segretario Uilm Terni, «l’incontro al Mimit è stato semplicemente paradossale con i diversi soggetti istituzionali che hanno fatto dichiarazioni ambigue e senza assunzioni di responsabilità effettive sul tema del costo dell’energia posto da Arvedi. La delusione da parte nostra sull’incontro di oggi è stata pesante rispetto alle nostre aspettative di poter verificare la concretizzazione dell’Accordo di programma. Siamo preoccupati sul protrarsi dello stato di incertezza sulla competitività di Ast che potrebbe scaricarsi sui lavoratori che in questi anni hanno già subito la disastrosa precedente gestione dì Thyssenkrupp».
«Un risultato lo abbiamo però ottenuto grazie alle nostre sollecitazioni – sottolineano Gambardella e Lucchetti – ed è quello di aver strappato al ministro Urso l’impegno a concludere l’iter dell’Accordo di programma entro il prossimo mese di febbraio. Nel frattempo le istituzioni regionale e nazionale verificheranno la possibilità di trovare, entro il 20 gennaio, una soluzione transitoria, almeno biennale, per ridurre l’impatto del costo del costo dell’energia, compatibilmente con le normative per gli aiuti di Stato».
La Fismic Confsal, presente con il segretario nazionale Giovacchino Olimpieri e Mauro Cordiani, compotente della segreteria territoriale di Terni, esprme «una profonda delusione per un incontro che si è rivelato inconcludente e interlocutorio, privo di risposte concrete ai problemi urgenti che affliggono l’azienda. Le istituzioni e il Governo hanno dimostrato ancora una volta la lentezza nell’affrontare le questioni fondamentali che mettono a rischio il futuro di Ast e dei suoi lavoratori. Ci aspettavamo risposte chiare, ma ci siamo trovati di fronte a un altro buco nell’acqua. Non è accettabile continuare a temporeggiare, mentre le criticità, soprattutto quelle legate ai costi energetici, diventano sempre più insostenibili. Dopo le rimostranze della Fismic Confsal – prosegue la nota – il ministro Urso ha assunto l’impegno di incontrare la Regione Umbria e la dirigenza aziendale di Ast entro il 20 gennaio, con l’obiettivo di trovare una soluzione concreta alle principali problematiche, a partire dai costi energetici. Successivamente, è stato annunciato un nuovo incontro con le organizzazioni sindacali a febbraio. Ribadiamo – conclude la Fismic Confsal – che non è più possibile andare avanti senza un piano chiaro e concreto. Serve una strategia per garantire la sostenibilità produttiva di Ast e la salvaguardia dei posti di lavoro. Le promesse non bastano più. Auspichiamo che l’incontro previsto per febbraio sia più produttivo e concreto».
Così l’Ugl Metalmeccanici che al Mimit era presente con il segretario nazionale Antonio Spera, il vice Daniele Francescangeli e il coordinatore in Arvedi-Ast, Antonello Martoni: «Riscontriamo che dopo un lungo dibattito è emerso che entro il 20 gennaio il ministro del Made Italy Adolfo Urso e la Regione Umbria, su invito del segretario nazionale Ugl Antonio Spera di stabilire un cronoprogramma di incontri specifici, cercheranno di trovare delle soluzioni per sciogliere il difficile nodo del caro energia sempre nel rispetto delle normative europee. Trovata o no la soluzione energetica, ci sarà un incontro definitivo entro la fine di febbraio dove le parti daranno il loro parere per la firma o non dell’Accordo di programma. Abbiamo rappresentato, come detto più volte, la necessità di un miliardo di investimento per la transizione ecologica, l’installazione di nuovi impianti lavorativi con un Accordo di programma che porterà al rilancio del sito e al mantenimento dei volumi produttivi».
Confartigianato Terni: «Amareggiati. Ma tutto era già chiaro»
«Prendiamo atto con rammarico – afferma Confartigianato Imprese Terni – che le preoccupazioni che avevamo espresso sui risultati dell’incontro di ottobre al Mimit erano del tutto fondate. Contrariamente alle trionfalistiche letture interessate politicamente, già allora era chiaro che non si erano registrati passi in avanti rispetto all’obiettivo della sottoscrizione dell’Accordo di programma. Al contrario era arrivata l’ufficializzazione che una ipotetica soluzione strutturale del nodo delle tariffe energetiche, questione posta come condizione da Arvedi Ast per la firma, non era ipotizzabile prima del 2029. Quindi già da ottobre scorso la firma dell’Accordo era completamente rimessa all’impegno assunto dal ministro Urso a trovare una soluzione ponte sulle tariffe energetiche. Con l’incontro del 330 dicembre – prosegue Confartigianato – il ministro ha ufficializzato che la normativa non consente alcuna soluzione ponte e che l’Accordo sarà firmato (se sarà firmato) a febbraio ma senza alcuna possibilità di venire incontro alle richieste che Ast ha posto come precondizione per la firma. E’ chiaro che né Ast né il territorio possono attendere fino al 2029. E’ anche chiaro che sono passati mesi e anni in attesa della firma dell’Accordo, con il connesso sblocco degli investimenti di 700 milioni di parte privata e 300 milioni di parte pubblica, accordo sempre preannunciato come imminente, anzi ‘all’ultimo miglio’, e ancora una volta rinviato a febbraio 2025, ma senza alcuna certezza. Non ci sfugge che le questioni energetiche sono un problema europeo e nazionale che investe tutto il sistema produttivo italiano e che la trattativa sul polo Ast può essere anche vista strumentalmente come ricerca di spazi straordinari di flessibilità rispetto ai vincoli europei. Resta il fatto – osserva l’associazione di categoria – che non è ammissibile che la ricerca di un nuovo equilibrio nazionale ed europeo di politica energetica possa andare a scapito del territorio; infatti, in questo periodo di sostanziale stallo che si protrae dal 2022, il territorio ternano, e in particolare l’indotto delle Pmi locali, ha pagato il prezzo più alto. Confartigianato Terni si limita ad osservare che non è credibile che ci sia voluto un tempo così lungo (dal 2022 al 2025) solo per verificare che non è possibile la soluzione strutturale e non è possibile nemmeno la soluzione ponte per rispondere alla precondizione posta da Ast. Tali verifiche, infatti, potevano essere fatte in pochi mesi o giorni. Tutto quanto sopra considerato, Confartigianato Terni chiede strumenti immediati dedicati al sostegno delle Pmi locali dell’indotto, che non possono aspettare oltre, e una strategia nazionale chiara e condivisa tra le istituzioni con le connesse e conseguenti politiche energetiche e industriali per la valorizzazione del polo siderurgico ternano, che, giova ricordare a tutti, non è composto solo da Ast, ma è un polo integrato Aat-Pmi locali dell’indotto».
Italia Nostra Terni
«L’area a caldo delle Acciaierie ha forse i mesi contati? – si chiede Andrea Liberati di Italia Nostra Terni – È evidente che la postura padronal-cremonese di Arvedi, unita all’irrigidimento delle politiche ambientali europee, unita alla nota questione energetica, unita alla sovrapproduzione asiatica, opportunità peraltro platealmente e ripetutamente colta dall’industriale lombardo, comporta esiti prevedibili in loco. Nel breve termine assisteremo così a un drammatico revival di lotte operaie sempre più stanche, un filo rosso che, con toni più e meno cruenti, congiunge il 1949 agli anni ’80, fino al 2014, da 8 mila dipendenti a 2.300, senza che la politica, anzitutto locale, abbia fin qui immaginato di sostenere produzioni diverse. Il modesto consiglio di Italia Nostra – prosegue Liberati – è noto: la Regione Umbria prenda le centrali idroelettriche e faccia rapidamente la gara di legge, prevedendone la cessione solo a chi può creare migliaia di posti di lavoro, senza svendere asset di questo tipo a chi parassitariamente incassa e porta via. Ci si accorgerà di aver promosso, con pochi gesti, con due righe di normativa, un’impetuosa crescita in casa propria: basterà frantumare lo status quo di Enel & C., riattivando le regole di libero mercato con opportuni indirizzi di sviluppo, per insediare in Umbria e a Terni imprese dall’altissimo valore aggiunto, come i campioni mondiali del digitale, dell’intelligenza artificiale etc. L’alternativa – conclude l’esponente di Italia Nostra – è continuare così, raccontandosi le consuete frottole vetero-siderurgiche, con innumerevoli e inutili incontri a Roma, inseguendo fantasmi produttivi del ‘900 con annessi ricatti occupazionali, relative crisi e ristrutturazioni, e con mancati investimenti ambientali per miliardi di euro e un conseguente carico di enormi danni ambientali e sanitari, mai rifusi da alcuno. Finora».