Ast, Burelli: «Sarà una Pasqua positiva per l’acciaieria»

L’ad alla messa in duomo per il mondo del lavoro: «Mercato ricettivo, c’è più richiesta che capacità produttiva»

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di F.L.

Celebrazione in cattedrale domenica pomeriggio, in preparazione della Pasqua, per i lavoratori di Acciai Speciali Terni e per il mondo del lavoro più in generale, in occasione della festa di San Giuseppe lavoratore, ma anche dell’anniversario della storica visita di papa Giovanni Paolo II, avvenuta in città il 19 marzo 1981. Un appuntamento che, come di consueto, accanto all’aspetto religioso è servito anche a fare il punto della situazione sull’acciaieria di viale Brin, attraverso le parole del suo amministratore delegato, Massimiliano Burelli.

«Nessuna novità sulla vendita»

Parlando prima della cerimonia con i giornalisti, il manager ha confermato il buon momento che sta attraversando Ast a livello produttivo. «Il mercato è molto ricettivo – ha detto -, stiamo ancora vivendo questa fase in cui c’è potenzialmente più richiesta che capacità. Questo è il motivo per cui abbiamo richiesto di poter lavorare il giorno di Pasquetta. I volumi non sono un problema». Sarà quindi «una Pasqua positiva per Ast, guardando il contesto». «L’indice di frequenza degli infortuni è ancora ad un livello buono – ha proseguito -, abbiamo fatto tante cose in ambito ambientale e anche dal punto di vista dei volumi produttivi riusciamo a lavorare e a non fare cassa integrazione». Quanto agli inevitabili interrogativi relativi all’annunciata vendita del sito, Burelli ha spiegato che «non vi è nessuna novità, siamo in attesa delle decisioni della controllante». Tuttavia, ha concluso, «potrebbero esserci i presupposti per partire a breve».

Il messaggio ai lavoratori

Burelli, come da tradizione in queste occasioni, ha poi preso la parola al termine della celebrazione, officiata dal vescovo Giuseppe Piemontese e alla quale hanno preso parte tra gli altri anche la presidente della Regione, Donatella Tesei, l’assessore regionale Paola Agabiti, e il sindaco Leonardo Latini. Ecco il suo discorso integrale:

Care colleghe e cari colleghi,
nell’ultimo anno abbiamo attraversato, sul piano lavorativo e soprattutto personale, uno dei periodi più difficili della nostra vita. 365 giorni di emergenza sanitaria che hanno messo a dura prova l’intero sistema socio-economico e allo stesso tempo la nostra salute fisica e psicologica. Nel mese in cui Ast spegne la sua 137esima candelina, mi trovo in questa splendida cornice, in occasione della nostra tradizionale Messa di Pasqua, ad affermare con orgoglio che di fronte a questa dura prova la nostra Azienda si è dimostrata solida e compatta, unita e determinata nel proseguire la propria attività, con rinnovato spirito e la qualità di sempre. Ancora una volta e fuori da ogni retorica, voglio esprimere un sentito grazie a tutti voi che vi siete impegnati al massimo nel vostro lavoro. Un grazie a chi è entrato ogni giorno vincendo la paura col coraggio, a chi ha assistito i nostri clienti con tempestività. A chi, anche a distanza, ha trasformato la propria casa in un ufficio per sostenere e supportare il lavoro del personale impegnato in prima linea. Noi da parte nostra abbiamo messo in campo sin da subito tutte le azioni necessarie per tutelare la salute e la sicurezza di tutti voi. È stata questa la nostra priorità assoluta. Di fronte all’emergenza ci siamo fatti trovare pronti e abbiamo dimostrato capacità di adattamento. Per questo, dopo essere stati riconosciuti lo scorso maggio come prima realtà industriale italiana certificata anti Covid, oggi abbiamo ottenuto un secondo attestato, My Care Readiness Level di DNV GL, uno dei principali enti di certificazione e verifica a livello mondiale, a testimonianza del fatto che il modello di prevenzione del rischio di infezione adottato da AST è allineato alle migliori “good practices” nazionali ed internazionali. Nello scenario che si è andato delineando negli ultimi 12 mesi, anche valori come l’onestà, la fiducia e l’attenzione ai bisogni della comunità si sono dimostrati di massima importanza per le imprese, contribuendo fortemente al loro valore e alla loro reputazione. Investire nella sostenibilità economica, sociale e ambientale rappresenta una scelta forte e decisiva per tutte le aziende. Ast porta avanti questo impegno da anni, avendo maturando nel tempo la consapevolezza che solo attraverso l’integrità ed elevati standard etici un’azienda può ottenere la fiducia di tutti gli stakeholder. Per questo, pur non rientrando tra i soggetti per i quali la legge lo prevede come obbligatorio, abbiamo deciso di redigere e presentare volontariamente ogni anno, il nostro Bilancio di Sostenibilità, come atto di trasparenza e di responsabilità sociale. La sostenibilità in tutte le sue accezioni è per Acciai Speciali Terni un valore. Perché l’Azienda vuole contribuire alla salvaguardia del clima, ad una crescita economica sostenibile e alla tutela dei diritti umani, in modo coerente con gli obiettivi del Green Deal promosso dall’Ue e con l’Agenda 2030 dell’ONU per lo sviluppo sostenibile. Ma la sostenibilità per AST è anche una strategia. Perché ridurre gli impatti ambientali delle produzioni, migliorare l’efficienza nell’uso delle risorse, sviluppare nuovi modelli di business socialmente responsabili è determinante anche dal punto di vista della competitività economica e del successo delle strategie aziendali.
Quest’anno, come sapete, ci ha posto davanti un’ulteriore sfida. Dopo la decisione di thyssenkrupp di verificare nuove prospettive per la divisione Material Services di cui AST era parte, inizieremo a lavorare alla ricerca di una nuova proprietà o di un azionista di maggioranza. Noi siamo pronti, così come lo è il fondo Jp Morgan che ricopre il ruolo di advisor per la vendita di AST e vaglierà, alla partenza della procedura di vendita, le manifestazioni d’interesse con la massima attenzione, avendo come obiettivo anche quello di garantire lo sviluppo e la crescita della nostra Azienda. È importante ricordare che, nonostante tutte le difficoltà, non abbiamo mai fermato, anzi abbiamo accelerato le misure di efficientamento dei costi e gli investimenti, continuando il nostro percorso verso una produzione improntata alla massima efficienza, alla sostenibilità ambientale e all’economia circolare. Nella direzione di riduzione dei costi dei trasporti e delle emissioni inquinanti nell’ambiente, abbiamo seguito il sogno di raggiungere una percentuale sempre più alta di trasporto merci via treno. Abbiamo iniziato a crederci 4 anni fa, quando l’Azienda si fermava al 20% di merci trasportate su rotaia e quando ancora oltre 250 camion al giorno attraversavano Terni con il conseguente impatto sull’ambiente. Da qui è partita la sfida: utilizzare il treno per cambiare il paradigma. Oggi siamo arrivati al 60%, abbiamo 4 partner ferroviari, il prezioso supporto di RFI ed il sogno di un sistema integrato tra AST, stazione di Terni, piastra logistica Narni, che ci porti dritti all’obiettivo “treno 100%”. Ci crediamo così tanto perché i numeri sono dalla nostra parte, se si considera che la Co2 generata dal trasporto su rotaia è 1/5 di quella prodotta su gomma. Insieme all’Università di Perugia è partito un esperimento che per la prima volta ha un’Acciaieria come location: abbiamo installato una serie di alveari all’interno del nostro stabilimento, trasformando le api in preziose alleate per raccogliere dati importanti sulla qualità dell’aria nel territorio. All’interno del perimetro aziendale sono stati posizionati dieci alveari con colonie di api italiane autoctone, le più indicate per perlustrare il territorio circostante e individuare le aree sensibili per lo sviluppo di una rete di monitoraggio. Queste azioni testimoniano come Ast sia vicina al territorio, consapevole del proprio ruolo sociale. E di questo andiamo fieri. Iconicità, procedure snelle, innovazione, prestazioni misurabili chiare, approccio semplice e diretto, risparmio e sostenibilità. Sono i sette fattori per cui AST ha vinto il premio LEANICON 2020, il riconoscimento che AILM Associazione Italiana Lean Managers ed ALES the European Lean Managers Society assegnano all’azienda che più si è distinta in termini di Lean Production a livello Europeo. Al netto di questi risultati importanti, come ripeto da quando sono alla guida di AST, il mio primo obiettivo resta e resterà sempre la tutela della vostra salute e sicurezza e vi garantisco che non abbasseremo mai la guardia. Le difficoltà non ci hanno fermato e questo ci ha permesso di raggiungere traguardi importanti che devono rendere tutti voi orgogliosi di far parte di una squadra forte e unita. Le nostre persone rappresentano la nostra Azienda e la nostra Azienda rappresenta un Paese intero che resiste e lavora duramente per archiviare questo delicato periodo e guardare con fiducia al futuro. Consentitemi ora di formulare i miei più sinceri auguri di Buona Pasqua a tutti voi e alle vostre famiglie.

L’omelia del Vescovo

La Celebrazione odierna è messa che annuncia e anticipa la pasqua nella festa di san Giuseppe lavoratore, sposo di Maria, padre putativo, adottivo di Gesù e patrono della Chiesa universale. Una messa particolare a cui partecipano i rappresentanti di Acciai Speciali Terni, dirigenza e lavoratori, in presenza e a distanza, insieme ai rappresentanti di tutto il mondo del lavoro di Terni e alle istituzioni civili, militari, alla comunità diocesana nei rappresentanti delle associazioni, movimenti, guidate dai sacerdoti parroci. Insomma tutta la comunità si è convocata per ricordare e sottolineare la storica visita di papa Giovanni Paolo II, oggi santo, alle Acciaierie, alla città di Terni e alla Diocesi di TNA.  Era il 19 marzo 1981, festa di San Giuseppe lavoratore. Questa vuole essere un’occasione di preghiera, di memoria, di riflessione e di speranza per la città e, in particolare, per le Acciaierie, per tutto il mondo del lavoro della nostra comunità. La Chiesa attraversa il tempo liturgico della passione del Signore, siamo nell’ imminenza della Pasqua. La stessa passione, che sperimenta e attraversa l’umanità con la pandemia del Coronavirus, oggi può essere letta e decifrata alla luce della Parola di Dio e del Vangelo. La pagina del vangelo rinvia temporalmente la nostra mente a Gerusalemme, subito dopo l’ingresso trionfale di Gesù. E’ l’imminenza della Pasqua ebraica, quando dalla Palestina e da ogni parte del mondo, allora conosciuto, pii ebrei confluivano a Gerusalemme per celebrare la Pasqua. In questo contesto siamo immessi anche noi, e la nostra attenzione viene richiamata da tre punti focali, tre icone o centri di interesse. «Signore, vogliamo vedere Gesù».  Vedere fisicamente Gesù non bastava, ovviamente: anche i suoi nemici lo vedevano eppure lo ritenevano semplicemente un uomo di Nazareth, anzi un impostore. Ma vedere e udire fisicamente Gesù, un uomo con un volto, una carne, era indispensabile, per pervenire progressivamente a contemplare in Lui, con l’occhio della fede, il Figlio di Dio, cioè a scoprire in Lui il Verbo fatto carne. E’ Gesù, con le parole, i gesti, i miracoli, con tutta la sua presenza, che introduce al Mistero e conduce dal “vedere” un uomo di carne al riconoscere, in quella carne, il Verbo di Dio. Il “vedere” fisico, per tutto il Vangelo, è la via d’accesso al Mistero. L’evangelista Giovanni dice di se stesso: “Vide e credette” (Gv 20,8), quando entrato nel sepolcro di Gesù, vide i teli che erano stati usati per seppellire Gesù e scaturì nel suo cuore la fede nella Risurrezione di Gesù. Gesù  si mostra loro, li introduce nella sua comprensione del suo mistero di amore, che passa attraverso la sofferenza, la croce e la risurrezione, illustrando una delle esperienze umane più vive e vicine alla vita dei suoi uditori. E questa è la seconda icona. Gesù fa riferimento alla legge della natura: per essere fecondo e generare altra vita occorre accettare di trasformarsi, morire, marcire. Da un chicco, che marcisce sotto terra, si genera una spiga, molti chicchi di grano, che costituiranno l’alimento di vita per tanti. E’ la legge della natura, che passa dalla esperienza della fatica, del sudore, del sacrificio per produrre, inventare, creare, generare vita.  Pensiamo al sacrificio dei genitori per realizzarsi, curare e far crescere i figli. La stessa logica presiede al mondo del lavoro: la fatica, la dedizione, lo spirito di corpo e di sacrificio per la propria impresa, l’azienda, la fabbrica, la città. In questi tempi abbiamo sotto gli occhi il sacrificio e la dedizione di medici, infermieri, sacerdoti, operatori, volontari civili e militari per curare e alleviare pene e sofferenze di malati, anziani, famiglie contagiate. Molti hanno sacrificato anche la propria vita. L’assurdità della croce di Cristo viene illuminata in parte da queste immagini ed esperienze tanto vicine e proprie della nostra umanità. Gesù completa il suo pensiero (è la terza icona): “E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me». Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire”. Nell’esperienza umana l’innalzamento corrisponde all’aumento dell’autorità, del potere, del prestigio. Per Gesù l’innalzamento sulla croce e l’umiliazione rappresenta il supremo atto di amore per l’umanità, l’adesione alla volontà del Padre, lo spendersi per tutti gli uomini. Gesù nella pasqua rende testimonianza dell’amore che ha per gli uomini, per Dio Padre. “La Croce non ci fu data per capirla ma per aggrapparci ad essa” (Bonhoeffer): attratto da qualcosa che non capisco, ma che mi seduce e mi rassicura, mi aggrappo alla sua Croce, cammino con Lui. Sulla croce l’arte divina di amare si offre alla contemplazione cosmica, si dona alla fecondità delle vite. Mentre siamo radunati ai piedi della croce, alle prese con le lotte quotidiane per la vita, la salute, la pace e la concordia, vediamo, contempliamo Gesù, apprendiamo da lui l’arte dell’amore e del vero successo. 40° anni fa, il papa san Giovanni Paolo II, a partire dalla esperienza del lavoro in fabbrica, annunciò nella nostra città il vangelo del lavoro, dell’amore, della vita. Oggi alcune problematiche sono cambiate e migliorate solo in parte, mentre siamo alle prese con una crisi di sistema, di trasformazioni che non riusciamo a cavalcare, e da un anno con la pandemia del Covid-19, che ha prostrato la nostra società e anche il nostro territorio. La memoria della visita a Terni del papa san Giovanni Paolo II, 40 anni fa, col suo messaggio di speranza, tuttora attuale, alle Acciaierie, al mondo del lavoro, alla città, alla diocesi, può sostenere gli sforzi della chiesa, dei concittadini, uomini e donne di buona volontà, a promuovere il rinnovamento e lo sviluppo sociale e religioso. Rivedendo i gesti di quella visita memorabile, e le parole del papa santo possiamo trovare spunti e suggerimenti per inventare e seguire vie di un nuovo umanesimo e crescita sociale. La nostra città, capoluogo e capofila della pluralità delle città e dei castelli del territorio, non può rassegnarsi al declino indotto da scelte sbagliate locali e generali, da egoismi di campanile o di parte, e da ultimo dalle asfissie, dalle limitazioni e dai fallimenti causati dalla pandemia. Parafrasando le parole di Gesù, è utile prendere consapevolezza che “se una città è divisa in se stessa, va in rovina; e una casa cade sull’altra” (Lc 11, 17). In un’ora grave e delicata, varie vicende politiche hanno portato la nostra Italia a dotarsi di un governo di collaborazione nazionale. Un analogo spirito dovrebbe spingere la classe dirigente e tutte le forze culturali, civili, politiche e sociali più significative della città e della regione in uno straordinario sforzo generoso a collaborare a favore della Next Generation a Terni, in Umbria, in Italia e in Europa. Alcune menti illuminate sono già al lavoro con proposte ideali ed operative. Va sostenuto e promosso da parte dei responsabili della Civitas ogni sforzo e progetto positivo e propositivo di risveglio e di sviluppo civile, sociale e religioso. La comunità ecclesiale, celebrando il gesto più santo ed efficace della propria esperienza religiosa, l’Eucaristia, vuol dare il proprio contributo per promuovere un senso alto del lavoro umano e l’edificazione di una nuova società. Il pane e il vino, “frutto della terra e del lavoro dell’uomo” nell’Eucaristia diventano Gesù Cristo, cibo e bevanda di vita, medicina che cura il corpo, l’anima e lo spirito, debilitati da comportamenti autodistruttivi e dalla pandemia. L’Eucarestia, convito dei credenti, rinnovato ogni domenica, giorno del riposo dal lavoro e della festa, diventi per tutti premessa, modello e speranza certa di un futuro di giustizia, di condivisione e di benessere nella comunità degli uomini.

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