di Marco Celestino Cecconi
Coordinatore comunale e consigliere comunale FdI – Terni
Adesso basta. Il teatro inscenato dal Comune di Terni e dalla nuova giunta regionale, sulla questione dell’accordo di programma per Ast, non inganni nessuno. L’obiettivo reale della strana coppia Bandecchi-De Rebotti è, purtroppo, solo giocare al ribasso: sui destini della fabbrica, della nostra città e dell’intera economia umbra. Al di là dei tentativi più o meno riusciti di parlare d’altro (magari, delle polveri sottili) e, soprattutto, di scaricare qualunque responsabilità addosso ad altri (la famiglia Arvedi proprietaria della fabbrica, il governo nazionale), le cose sono molto chiare.
Primo. L’azienda ha bisogno di abbattere i costi dell’energia adesso. E ne ha bisogno per una serie di così tanti notissimi e comprensibili motivi, che al riguardo è inutile continuare a sproloquiare: sarà sufficiente ricordare che la somma di queste ragioni pregiudica gravemente le ambizioni di competitività dell’azienda, già alle prese con una fase congiunturale ad dir poco complessa come quella attuale.
Secondo. La questione era nota sin dall’inizio. E non è mai stata una questione risolvibile a livello nazionale dal governo (aiuti di Stato sanzionabili dall’Ue). La risposta a tale esigenza può arrivare solo a livello locale. Ed è proprio per questo – per dare tempo alla Regione di fare le cose che la Regione può fare – che, dopo l’incontro di dicembre scorso al ministero, le parti in causa avrebbero dovuto aggiornarsi di lì ad un mese (20 gennaio): salvo il fatto che chi avrebbe dovuto battere un colpo, nel frattempo, invece, non ha battuto neanche un chiodo.
Terzo. Nessuno provi a sostenere – come invece ha fatto il neo assessore regionale De Rebotti – che gli ultimi tre anni sono stati solo tempo perso. Cose dell’altro mondo. Ma il filosofo De Rebotti (dove ‘filosofo’ è il titolo di studio e non un modo di dire) ha davvero un’idea di quale fosse lo stato delle acciaierie, prima dell’acquisto di Ast da parte di Arvedi, avvenuto nel 2022? È a conoscenza di quanti nodi siano stati sciolti via via proprio in questi ultimissimi anni, grazie alla laboriosità e alla lungimiranza della precedente amministrazione umbra di centrodestra? Ha un’idea di quale interlocuzione quotidiana, di quale lavoro di negoziazione – con l’azienda, il governo, le parti sociali – sia figlio quel piano industriale e ambientale di investimenti pubblico-privati che ha preso il nome di accordo di programma?
Ha avuto notizia, per esempio, di quanto sia stato impegnativo definire finalmente la questione decennale della discarica? Qualcuno, per fare un altro esempio, ha spiegato a De Rebotti che la precedente giunta regionale a guida-Tesei aveva provveduto a risolvere anche un’altra grande questione annessa all’accordo di programma, qual era quella delle infrastrutture di collegamento, un’ulteriore indecente eredità del passato, finanziando la bretella Staino-Prisciano? Da quando si è insediata l’attuale giunta regionale, il neo-assessore ha mai costruito un qualche rapporto con l’attuale proprietà ed il management delle acciaierie?
Quarto. Per tornare alla questione dell’energia, i ‘tavoli di lavoro’ che De Rebotti annuncia di aver costituito fanno solo ridere. A porre le condizioni affinché, alla scadenza dell’attuale concessione-Enel, a partire dal 2029, si possa finalmente e definitivamente voltare pagina è stata, ancora una volta, e proprio negli ultimi tre anni, sempre e solo la precedente amministrazione regionale di centrodestra. Il lavoro è già stato fatto. Ed è un lavoro che, in questa fase, avrebbe dovuto già produrre il risultato di atti deliberativi di fondamentale importanza.
Una delibera, innanzitutto, per vincolare sin da subito una riserva del 30% dell’energia prodotta dalla centrale, da fornire a prezzo agevolato proprio alle aziende energivore dell’Umbria, in proporzione ai rispettivi consumi. Ed altri atti deliberativi per improntare i primi step proprio della gara che nel 2029 dovrà portare alla costituzione di una nuova società mista, pubblico-privata, per la gestione della centrale di Galleto e, quindi, all’individuazione del partner privato (Enel stessa o altra azienda): perizie, prezzo di avviamento, valore di conferimento, livello di utile atteso, nuovi costi dell’energia prodotta etc.
Quinto. Carte alla mano, posto il fortissimo segnale annesso ad atti concreti come quelli di cui sopra, la cosa da fare subito avrebbe dovuto essere l’apertura di una trattativa immediata con Enel in vista di una soluzione transitoria, di qui al 2029: trattativa per la quale il Mimit e il ministro Urso erano e sono prontissimi a fornire tutto il proprio supporto. Questo è quello che la Regione avrebbe dovuto fare: questo è quello che la Regione, invece, non ha fatto per niente. Anzi, De Rebotti (roba da non credere…) ha preferito aprire anzi un fronte di conflitto e controversia con Enel stessa. E ha cercato di buttarla in caciara con un ridicolo pressing su Arvedi, tentativo che non riuscirà in nessun modo a nascondere la propria inerzia.
Ed ecco allora il far-west dei blitz in fabbrica dello sceriffo-Bandecchi, che cerca alla sua maniera di riprendersi quel ruolo anti-Ast con il quale del resto ha esordito a palazzo Spada sin dall’inizio: lui, che dice di voler attrarre nuove aziende a Terni con chissà quali benefici fiscali, e intanto manderebbe a rotoli l’impresa più importante che nel territorio c’è già da quasi un secolo e mezzo.
Ecco che, nella nuova giunta regionale, riaffiorano prepotenti quelle velleità vetero-grilline di una ‘decrescita felice’, alle quali qualcuno evidentemente non riesce a rinunciare, neanche in giacca e cravatta. Sarebbe questo l’humus in cui far crescere e prosperare una comunità, un’impresa, i suoi lavoratori, il suo indotto? De Rebotti e la Proietti cambino subito rotta. Riprendano il lavoro da dove l’ha lasciato la precedente giunta regionale di centrodestra (il futuro dell’Ast merita la massima unità ed anche la necessaria umiltà). E faccia subito quello che deve fare. Altrimenti sarà solo colpa loro.