Ast, focus della Cgil sull’indotto: «Ora una contrattazione inclusiva»

Riunito il coordinamento dei delegati del sito: «Sì alla clausola sociale»

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dal coordinamento dei delegati della Cgil nel sito Acciai Speciali Terni

Il 15 aprile si è nuovamente riunito il coordinamento dei delegati e delle delegate Cgil di tutto il sito Acciai Speciali Terni, alla presenza delle categorie coinvolte e della confederazione al fine di esaminare l’attuale situazione dei lavoratori dell’indotto.

Come accade per i lavoratori diretti di Ast, anche per tutti i lavoratori dell’indotto questo periodo di incertezza è dovuto al lungo ritardo nella presentazione dell’accordo di programma e di un piano industriale dettagliato che abbia il fine di mantenere gli attuali livelli occupazionali. Al netto del giudizio sul rapporto investimenti-occupati, come organizzazioni sindacali continueremo a chiedere che il mantenimento riguardi l’intero sito. In Acciai Speciali Terni, il numero di lavoratori indiretti impiegati durante l’anno è di circa 1.000, con picchi di 1.500 durante la fermata estiva. Le aziende sotto contratto con Ast sono circa 400, quelle che stabilmente occupano più di 50 dipendenti sono circa 10.

La passata gestione ThyssenKrupp, ha a lungo frammentato il processo produttivo, inserendo aziende terze sia a monte che a valle. Le altre aziende che operano nel sito sia in appalto che in sub-appalto svolgono lavorazioni di pulizie industriali e civili, servizi indiretti e manutenzioni. I lavoratori sono coperti prevalentemente dal contratto dei metalmeccanici, poi il multiservizi e solo marginalmente l’edile. Negli ultimi anni è cresciuto sensibilmente il contratto multiservizi e le piccole imprese metalmeccaniche, magari consorziate per le manutenzioni, sono passate da industria ad artigiani, come mero risparmio sul costo del lavoro. Anche recentemente ad aziende che prevalentemente svolgono l’attività delle pulizie industriali, sono stati assegnati lavori metalmeccanici con l’assorbimento dei lavoratori, a cui però si applica il contratto prevalente aziendale e cioè multiservizi. Emblematica è la vicenda di un’azienda che si occupa della ricostruzione dei refrattari che in 10 anni è passata per 2 volte dal contratto edile al contratto metalmeccanico. Naturalmente, questa frammentazione contrattuale all’interno del sito, non fa altro che alimentare differenze salariali e normative di diritti e tutele, creando competizione tra lavoratori che spesso fanno lo stesso lavoro.

Siamo preoccupati per l’andamento degli infortuni, che sono aumentati in generale nel sito, ma in particolare all’interno nell’indotto, in una fabbrica dove bisogna rinvigorire il ruolo dell’rls di sito, generato da un accordo in prefettura, che ha contribuito in questi anni, a tenere l’incidenza degli infortuni ad 1/10 rispetto alla media della siderurgia nazionale

Da qualche anno a questa parte anche le aziende di servizi storicamente più grandi, collegate alla produzione, hanno visto un ridimensionamento di personale importante, dovuto a cambi di appalto e perdita di commesse. Dall’acquisizione di Arvedi, ormai 2 anni fa, abbiamo perso tra i lavoratori indiretti circa 250 posti di lavoro. Nel sito c’erano e ancora ci sono aziende mono commessa ed altre con più commesse, ma che salterebbero se dovessero chiudere i rapporti con Ast. Questo fenomeno è dovuto sicuramente agli andamenti produttivi, ma anche alla politica dei risparmi e riduzione dei costi. Alcune aziende hanno già chiuso con il licenziamento dell’intero organico, altre hanno ridotto gli organici qualche volta fino a dimezzarsi.

In questo contesto il coordinamento dei delegati e delle delegate Cgil di tutto il sito Ast esprime soddisfazione per l’aumento delle lavoratrici e dei lavoratori diretti, con la stabilizzazione di 130 lavoratori somministrati, un percorso individuato per i restanti 45 e l’assorbimento dei lavoratori ex Tct. La politica di investimento sull’occupazione femminile nel sito è positiva e deve ampliarsi nell’ottica di salvaguardia di tutti i dipendenti diretti e indiretti.

Il tema degli appalti rimane di difficile definizione, in quanto si avvale di ulteriori forme di decentramento e subappalto, con le inevitabili conseguenze negative in materia di diritti e salario per i lavoratori interessati. Riferimento particolare è stato rivolto – nel confronto che si è sviluppato con i segretari e i delegati – alla condizione lavorativa per gli occupati in appalto che, in alcune situazioni, non hanno servizi adeguati in termini di ambiente di lavoro e sicurezza.

Il numero rilevante degli occupati rende necessario individuare delle priorità per costruire un rapporto positivo tra lavoratori diretti e indiretti, soprattutto in riferimento alla contrattazione che si deve sviluppare nel suo complesso, attraverso la discussione del piano industriale che deve necessariamente evidenziare le prospettive occupazionali e di organizzazione del lavoro dell’intero sito. A tale proposito si ritiene opportuno inserire sia nei passaggi di appalto, che in eventuali internalizzazioni di attività esternalizzate, la clausola sociale a garanzia dell’occupazione in essere.

Nella crisi del lavoro e della sua parcellizzazione si rende necessario costruire un positivo rapporto tra i dipendenti diretti e i lavoratori in appalto, questo deve essere lo spirito della contrattazione inclusiva. La Cgil e le categorie interessate al coordinamento di Ast intendono strutturare ancora di più e meglio il lavoro di analisi e approfondimento fatto fino a qui con l’obiettivo di tutelare lavoratori e lavoratrici altrimenti non valorizzati.

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