Ast: «Il Governo torni ad intervenire»

Audizione in commissione alla Camera per i sindacati umbri. «Serve un nuovo tavolo, Tk chiarisca su strategicità sito»

Condividi questo articolo su

Circa 50 mila tonnellate di bramme già arrivate dall’Asia nel 2019 (erano state appena mille l’anno prima), altrettante attese solo nei primi quattro mesi del nuovo anno: bastano questi pochi numeri per spiegare le preoccupazioni dei sindacati in merito al futuro dell’Ast di Terni, in particolare dell’area a caldo del sito, numeri snocciolati durante l’annunciata audizione di mercoledì pomeriggio davanti alla commissione attività produttive della Camera, presieduta dell’onorevole Barbara Saltamartini.

TUTTO SU AST

Questione bramme prima preoccupazione

Una seduta che è servita a rimettere in fila le questioni lasciate in sospeso e che, con l’arrivo del 2020, dovranno necessariamente essere affrontate. A partire dall’accordo ‘ponte’, già in scadenza a settembre, un appuntamento al quale gli stessi sindacati vogliono arrivare preparati, chiedendo quindi alle istituzioni nazionali di convocare prima di quel termine i rappresentanti di ThyssenKrupp, alle prese tra l’altro con un momento piuttosto delicato per i propri conti – oltre al passivo 2018/2019 di più di 300 milioni si parla di 10 miliardi di debiti – e quindi per il proprio assetto. «Non capiamo quale sia la strategicità all’interno della riorganizzazione di Tk» ha sottolineato in apertura dei lavori Valerio D’Alò, della Fim Cisl nazionale, che ha puntato subito l’attenzione sulle 25 mila tonnellate di bramme già lavorate e prodotte all’interno e sulle 15 mila in arrivo. «Una situazione che mette in discussione la continuità operativa di uno dei due forni – ha spiegato – e che dunque potrebbe avere ricadute pesanti da gestire. Per questo bisogna spingere la convocazione di un incontro». Alessandro Rampiconi, segretario provinciale della Fiom Cgil, ha ricordato come il sito produttivo «rappresenti il 37% del Pil provinciale e il 63 % del Pil comunale». «Chiediamo – ha detto – una verifica sull’attuazione dell’accordo sottoscritto il 3 dicembre del 2014 che si poneva due obiettivi fondamentali: dal punto di vista occupazionale 2.350 occupati diretti e a livello produttivo un milione di tonnellate di acciaio fuso annuo. Occorre convocare un tavolo al ministero dello sviluppo economico per discutere della crisi della siderurgia».

Area a caldo a rischio

«Gli scenari sono complicati per quello che sta avvenendo in Germania, noi inoltre non siamo in linea con il budget di produzione» ha detto il segretario della Fismic, Gioacchino Olimpieri, elencando le cifre relative all’andamento dell’arrivo delle bramme. «Alcune produzioni di acciaio speciale sono state perse, penso ad una parte importante come titanio – ha continuato – oggi il lavoro si basa solo sull’acciaio inossidabile, è a rischio il sistema produttivo e quindi mille persone dell’area a caldo. C’è la necessità di un incontro con la multinazionale prima della scadenza del piano per evitare quello che è successo a Taranto». «Tk deve ci dire quello che vuole fare del sito ternano. Come coordinatore della Fismic – ha aggiunto poi dopo l’audizione Marco Bruni, della rsu – ritengo necessario l’intervento forte del Governo per capire realmente quale sia la reale volontà nei confronti di Ast, visto che sembrerebbe che Thyssen voglia vendere Elevator».

Ambiente e investimenti

Daniele Francescangeli, segretario dell’Ugl metalmeccanici, ha sottolineato come «Ast abbia un altro tipo di tecnologia rispetto all’Ilva di Taranto o a Piombino, riuscendo a riciclare il 90% dell’acciaio di scarto. Con un’attenta classificazione – ha aggiunto – potremo arrivare al 99%». Inoltre, Ast paga il fatto di avere concorrenti che operano in Paesi in cui c’è meno attenzione alle misure ambientali, ma sconta anche «una sua politica commerciale debole». Per Guglielmo Gambardella, della Uilm, «è necessario intervenire per garantire all’azienda una prospettiva di lungo periodo, a differenza dell’accordo ponte che siamo stati costretti a fare a causa delle incertezze del gruppo». Infine Emanuele Pica, ha messo in evidenza la necessità che Ast «metta in atto investimenti di processo e di prodotto, oltre che ambientali. A repentaglio c’è una produzione strategica per il Paese».

Verini (Pd): «Serve unità d’intenti»

Nel corso dell’audizione, oltre al deputato della Lega Virgionio Caparvi – «questa è una vertenza nazionale e non solo locale» ha detto – è intervenuto anche il collega umbro Walter Verini, secondo il quale è necessario «chiamare la multinazionale ad un atteggiamento coerente, al rispetto degli impegni legati agli investimenti produttivi e ambientali che garantiscano certezze e futuro al sito, ai livelli occupazionali». «Su questo – ha ribadito poi in una nota – è necessario che le istituzioni regionali e locali facciano la propria parte, come è sempre avvenuto in passato, ed è necessario che ThyssenKrupp venga chiamata al rispetto di impegni a livello del Governo del Paese e della stessa Unione Europea. Quando sono in ballo questioni come queste è necessaria chiarezza di intenti e unitá di tutte le forze istituzionali e sociali. E in questo quadro, per quella realtá territoriale, è necessario superare anche al più presto i ritardi dell’ultimo anno e mezzo».

Nevi (FI): «Intervento rapido del Governo»

Non fa parte della commissione attività produttive ma è intervenuto anche lui mercoledì pomeriggio in una nota il deputato umbro di Forza Italia, Raffaele Nevi. «Bene ha fatto la commissione attività produttive della Camera – ha scritto – ad avviare un ciclo di audizioni sulla situazione dell’Ast Terni. Alla acciaieria di Terni serve un intervento serio, ai massimi livelli, del Governo per capire come poter evitare che si ripetano situazioni di progressivo disimpegno da parte delle multinazionali in un momento molto delicato della situazione mondiale, a causa di continue problematiche commerciali legate soprattutto alla scellerata scelta di imporre dazi da parte degli Stati Uniti. Abbiamo bisogno, a Terni come nel resto del Paese, di un Governo che agisca in fretta e che capisca la strategicità della produzione di acciaio e la necessità di investire più risorse e attenzioni a quelle aree del paese che si sobbarcano l’onere di ospitare la produzione di vere e proprie materie primarie. È per questo che anche Forza Italia chiede formalmente che il ministro si attivi immediatamente per riconvocare le parti e predisporre un nuovo accordo in cui ci siano impegni precisi sia da parte governativa sia da parte aziendale e sindacale».

Convocazione per i vertici aziendali

«Forte preoccupazione – la nota della Saltamartini e di Caparvi –  è stata espressa dai sindacati in merito alla problematica sulla ridistribuzione della produzione di acciaio e in particolare per l’arrivo di semi-lavorati dall’Indonesia che hanno invaso il mercato europeo: si parla di 50mila tonnellate di bramme tra prodotto già arrivato e quello che arriverà nei prossimi mesi. Questioni che pongono in discussione anche la centralità della siderurgia italiana e in particolare del Polo di Terni. Si è discusso anche di infrastrutture inerenti l’attività di Ast, coinvolgendo Comune di Terni e Regione Umbria. In tal senso va riconosciuta una presenza costante delle istituzioni locali e in particolare del sindaco di Terni, Leonardo Latini, su tutta la vicenda. La strategicità del Polo ternano deve essere il risultato di una presa di posizione del Governo rispetto alla produzione industriale in Italia e nello specifico nel siderurgico». La Saltamartini ha annunciato la convocazione in commissione dei vertici aziendali per «avere un quadro più preciso delle strategie intraprese».

«E la bretella Ast-San Carlo?»

Sul tema interviene anche il consigliere comunale di ‘Senso Civico’ a Terni Alessandro Gentiletti: «Leggo che oggi in commissione alla Camera dei deputati si è parlato anche di infrastrutture per Ast e nel comunicato si fa riferimento del grande contributo dell’amministrazione locale. Non per essere polemico, ma ci ho letto dell’ironia: è molto tempo, infatti, che non si sente più parlare, ad esempio, della bretella di San Carlo che alleggerirebbe moltissimo il traffico pesante in città. Che porterebbe vantaggi sia in termini di sviluppo industriale che ambientale. Sarebbe davvero ora che l’amministrazione locale si occupasse concretamente di queste problematiche anche in sinergia con l’amministrazione regionale, anche per quanto riguarda l’ottenimento del completamento della Orte-Civitavecchia».

Il senatore di ‘Italia Viva’ Leonardo Grimani

«Considero positivo che la commissione attività produttive della Camera abbia trattato il tema Ast e quello che auspico è che il Governo, che Italia Viva sostiene, assuma la vertenza Ast come una di quelle centrali e lavori per attribuire al sito di Terni l’importanza strategica che merita», commenta il senatore di ‘Italia Viva’ Leonardo Grimani. «Vanno messi in campo tutti gli strumenti per chiedere al gruppo Thyssen la conferma degli investimenti rivolti all’accrescimento della capacità produttiva e quelli improntati alla sostenibilità e tutela ambientale a partire dal programma di recupero delle scorie affidato alla società finlandese Topojarvi. Vanno messi in campo strumenti di contrasto agli effetti dei dazi di Trump e all’invasione dell’acciaio asiatico attraverso una politica di rilancio e tutela dell’acciaio del nostro Paese. Credo però che tutto questo potrà avvenire solo se il Governo assumerà un’iniziativa diretta nei confronti della proprietà a partire dalla verifica degli accordi assunti negli anni passati (2014) e alla verifica dello stato di attuazione dei programmi riferiti ad ‘Industria 4.0’ e all’Area di crisi complessa. Serve ridare tranquillità agli occupati costretti a periodi di cassa integrazione ricorrenti e ormai rituali. Serve un’iniziativa diretta del Governo e sarà mia premura, come membro della maggioranza che sostiene il Governo Conte, sollecitare il ministro dello Sviluppo economico ad un intervento sollecito e non più rinviabile».

Condividi questo articolo su
Condividi questo articolo su

Ultimi 30 articoli