Ast, la grana-appalti e il mistero sul bilancio

Terni, la tensione torna a crescere all’interno dello stabilimento: l’azienda tace

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di M.T.

Una cosa è certa: il senso dell’umorismo, in viale Brin – e magari pure ad Essen, in Germania – non manca. Visto che se si prova a chiedere qualche informazione – ovviamente per grandi linee – su quello che sta succedendo in Ast con le ditte esterne, la risposta è serafica: «Normali aggiustamenti che rientrano nella politica, peraltro ampiamente annunciata e condivisa, della riduzione dei costi».

Il bilancio E la stessa algida tranquillità traspare se si prova a chiedere del bilancio che, secondo l’ad Lucia Morselli, si sarebbe chiuso con dei dati incoraggianti. La risposta è tutto un programma: «Non sappiamo quando verranno rese note queste informazioni. Forse entro la fine del mese». Di un mese che è appena iniziato. Non male, come battuta.

Novembre Sempre che di una battuta si tratti, visto che per il 19 novembre è in programma l’incontro tra la casa madre ThyssenKrupp, gli analisti e la grande stampa internazionale: chissà che non si voglia fare lì, in quella sede, il punto della situazione su quel piccolo sito produttivo che è l’Ast nella galassia ThyssenKrupp e sulla bazzecola rappresentata dalle 2.400 persone a libro-paga, che sono un granello di sabbia nell’arenile dei 155 mila addetti che la multinazionale ha nel mondo.

Gli appalti Ma il problema più immediato da affrontare, per i sindacati e per le istituzioni – ma magari non sarebbe male se pure Confindustria ci buttasse un occhio – resta quello rappresentato dall’accelerazione imposta da Ast all’operazione ‘pulizia’ avviata nei confronti del terziario. Dove per ‘pulizia’ non si intende solo quella generata dalle inchieste e dalle indagini correlate, ma anche quella che, molto più banalmente, rischia di mettere in ginocchio diverse imprese dell’indotto.

Le proroghe Alcune di loro, per il momento, avrebbero strappato una quache proroga del contratto che le tiene aggrappate ad Ast, soprattutto in virtù del tipo di attività che svolgono per l’azienda e che non possono essere interrotte, ma è chiaro che la situazione è meno stabile di un castello di carte. E la tensione – soprattuto all’interno dei reparti produttivi – è tornata a salire pericolosamente.

I lavoratori Perché, come sempre accade, tutto finisce con cadere addosso a quelli che, poi, tutti i giorni – e tutte le notti – la fabbrica la mandano avanti e che si sentono sempre meno tranquilli. Perché, ad ogni nuova decisione, vedono sparire dal proprio orizzonte la faccia di qualcuno con cui hanno lavorato fianco a fianco per anni. E si chiedono quando potrebbe toccare a loro, di sparire. Senza riuscire ad avere risposte. Da nessuno. Ma intanto Ast risparmia.

 

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