Covid, da San Gemini a Crema: lavoro, forza e gioia per Benedetta

Terni, Benedetta Piccini è una giovane infermiera impegnata in prima linea per fronteggiare l’emergenza: ha girato una clip con i video per dare un messaggio di positività

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di S.F.

Settimane di stravolgimenti, sacrifici, passione, impegno lavorativo e tanta forza, mentale e fisica. Soprattutto in Lombardia, dove il covid-19 ha colpito più forte e il personale sanitario ha dovuto fronteggiare una situazione senza precedenti. L’emergenza epidemiologica è tutt’altro che conclusa ma, quantomeno, da giorni la situazione è in miglioramento e ciò riguarda anche l’ospedale Maggiore di Crema: è qui che Benedetta Piccini, una giovane infermiera di San Gemini, ha visto con i propri occhi cosa significa combattere con un ‘mostro’ sconosciuto qual è il nuovo coronavirus. Anche lei è stata protagonista di una coreografia realizzata con i colleghi per dare un messaggio di positività e speranza: un ballo sulle note di Mambo Salentino per «una parentesi di gioia in un momento che non concedeva attimi di spensieratezza». Con tanto di moonwalk.

IL VIDEO REALIZZATO

L’impatto con la nuova realtà

Codogno-Crema, 22 chilometri in linea d’aria. Non lontano – per un paragone su scala locale – dalla distanza che divide Terni e Amelia. Il ‘paziente zero’ ricoverato in un nosocomio vicino e la storia che cambia da un momento all’altro: «Da noi la cosa – spiega Benedetta – è stata improvvisa, ero in palestra quando ne ho sentito parlare e la situazione non era chiara in quel venerdì di fine febbraio». Questione di ore: «Nel giro di due giorni sono iniziati ad arrivare dei pazienti in ospedale e abbiamo capito. In una settimana l’ambiente lavorativo è stato stravolto. In presenza di pochi ricoverati si riusciva a contenere il problema spostandoli in altri reparti, sperando di capire come trattarli. Poi niente più divisioni come le conoscevamo. C’era bisogno di posti letto ed è il quadro è mutato. Il nostro ospedale è diventato dedicato al covid-19. Ti rendi che si modifica la condizione intorno a te: l’auspicio era che fosse per qualche giorno». Non è andata così: «Ci è stato chiesto di andare a lavorare su altri reparti. Io ero in una chirurgia e ci siamo ritrovati ad essere spostati insieme ad altri colleghi che non si conoscevano. C’era il problema di alcuni operatori sanitari contagiati, bisognava coprire tutto».

SPECIALE CORONAVIRUS – UMBRIAON

Benedetta Piccini

La reazione personale e la maturità

Benedetta è attiva a Crema dal novembre 2018 e ha iniziato il suo cammino professionale di recente: «Caratterialmente tendo a non mostrare ciò che mi succede dentro, in ambito lavorativo riesco a mantenere molto la calma. Poi a casa ti devastano i pensieri. Non avrei mai pensato di ritrovarmi in una situazione del genere. Solo il fatto di indossare mascherine, guanti, camici, occhiali e tutto il resto è una cosa più da malattie infettive, non da altri reparti. La questione che mi ha fatto riflettere – sottolinea – è che alla fine lavoro da due anni, ci sono colleghe che lo fanno da oltre trent’anni e anche loro non avevano mai vissuto un contesto così. Sei sullo stesso piano in questi momenti. Tutto stravolto. Anche vedere la sofferenza negli altri ti cambia: sì, nel nostro lavoro c’è sempre questo aspetto, ma a livello di casi qui – nel territorio lombardo – sei molto più esposto. Ci ricorderemo sempre di questa condizione. Di come i pazienti ti chiedevano di poter avvisare i familiari. Oppure quando gli dici che ha chiamato il figlio e si commuovevano. Circostanze che ti danno una maturità diversa; il momento più critico è arrivato con il picco dei contagi, non avevamo posti dove ricoverare i pazienti e alla fine è questa la cosa che ti fa star male. Non riesci a garantire un posto letto per le cure ed era necessario cercare luoghi dove poter trasferire i più gravi. Per questo motivo è stato allestito un ospedale da campo a Crema».

Benedetta Piccini, ‘moonwalk’ nel video

«Che ci lasci insegnamenti per il futuro»

In Umbria non c’è mai stato un momento di grave criticità – e comunque, finora, i decessi 71 – o di massima saturazione negli ospedali per le terapie intensive. Per la Lombardia è il discorso è ben diverso: «Ragioniamo in termini di una malattia che non conosciamo, credo – l’idea di Benedetta – sia stato fatto il possibile per contenere il covid-19. Questo è un ‘mostro’ che non sai come combattere e affrontare. Forse poteva essere gestita meglio, in questo momento non eravamo preparati. Se dovesse capitare ancora un evento di questo tipo, spero che ciò che sta accadendo serva da lezione per correre prima ai ripari; che lasci insegnamenti non solo a livello politico, ma anche nel vissuto di ognuno di noi. L’auspicio è che in futuro ci si presenti più pronti». Un po’ di respiro anche a Crema negli ultimi giorni: «Sono due-tre settimane che in pronto soccorso arrivano meno pazienti positivi. C’è stata la soddisfazione di dimettere i guariti e farli tornare a casa dai familiari. Non sappiamo tuttavia per quanto andrà avanti, ma il periodo più buio confido che sia passato».

San Gemini

L’affetto dall’Umbria e il video

Inevitabile la preoccupazione da amici, parenti e conoscenti durante questa fase: «Ho ricevuto tanti messaggi. Fa molto piacere e allo stesso tempo ti fa capire la gravità della cosa. Mi sono anche commossa nel leggerli. Magari tu sei al dentro dell’emergenza e non ti rendi conto di ciò che appare da fuori. Un’emozione di gioia e di lacrime». Benedetta non è l’unica umbra a lavorare nell’azienda ospedaliera di Crema: «So che c’è una dottoressa di Foligno e un ragazzo della provincia di Perugia, siamo tre-quattro». Ma lei è l’unica ad aver preso parte alla realizzazione della coreografia sulla base di Mambo Salentino (Boomdabash e Alessandra Amoroso, da parte loro c’è stata la condivisione a livello social): «Il video – continua Benedetta – è per le famiglie dei pazienti e dei colleghi che si sono trovati in altre città a gestire l’emergenza. Un messaggio di speranza, una parentesi di gioia in un momento che non concedeva molti attimi di spensieratezza. Noi eravamo un gruppo e ci siamo trovati separati in altri reparti di punto in bianco: si instaura anche un rapporto di amicizia, non è solo lavoro. Tutti insieme abbiamo vissuto un momento difficile, di paura e di dolore. Per noi ed  pazienti. In ognuno di noi è stata trovata la forza di reagire e andare avanti. Lo abbiamo fatto anche per dare un segno di professionalità e positività in questo momento». La clip è in rete dallo scorso sabato: «Eravamo un gruppo, non semplici colleghi, un grande gruppo. Poi il covid: separazione, dolore, lacrime, paura, isolamento, trasloco… ma l’entusiasmo – l’input partito dagli operatori sanitari del reparto di chirurgia – che ci ha sempre contraddistinto ci ha fatto riemergere. Sperando di ritrovarci nuovamente tutti insieme dedichiamo questo breve video a quanti soffrono, ai nostri pazienti vecchi e nuovi, ai nostri colleghi, alle nostre famiglie e, non per ultimi, a noi stessi… perché la nostra professionalità – possa sempre essere mostrata con un sorriso».

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