Il punto sul Superbonus 110%, introdotto nel maggio del 2020 – sembra un’era fa – dal governo Conte. Lo abbiamo fatto insieme ad un esperto, il commercialista e revisore legale ternano Goffredo Maria Copparoni, consulente di progetti di primaria importanza, alcuni dei quali sono stati approfonditi anche da Il Sole 24 Ore.
D. Come vede questo benedetto ‘110’?
R. All’italiana. Era una buona idea, funziona sia in Spagna che in BeNeLux, da noi poi ci sono gli italiani…
D. Allude a possibili truffe?
R. No, assolutamente. Come si raccontra nel web/organi di stampa delle truffe, è un ulteriore problema nel problema.
D. Ci spieghi meglio.
R. Le truffe sui superbonus vari vengono trattate come il clima, l’attacco dei pitbull, i femminicidi. Ad un certo punto tutti ne parlano, spesso senza cognizione di causa. Esisteva un problema reale sul cosiddetto ‘bonus facciate’ che prevedeva un iter burocratico troppo ‘all’acqua di rose’. In materia di 110, la quantità e qualità dei controlli non permette di poterla nemmeno pensare l’attività illecita.
D. Ed allora, quelli pizzicati?
R. Se pizzicati, significa che i controlli funzionano. Ci aveva mai pensato? Oggi, per i filtri, controlli e documentazione che persistono in materia di 110, i tentativi di illecito sono assimilabili alla vendita della Fontana di Trevi.
D. Cosa non ha funzionato allora?
R. Lo accennavo prima. Non puoi consentire ad un italiano di spendere gratuitamente. Sarebbe bastato il coinvolgimento di un 10% da parte del fruitore e tutto sarebbe stato diverso. Quando devi mettere di tasca tua, anche solo un decimo, scatta la magia di trattare qualsiasi prezzo. Cosa che invece non è avvenuta, tanto paga Pantalone.
D. Cosa ha invece funzionato?
R. Bando alle ciance. Ha rivitalizzato un settore a stracci, con tutti gli indotti diretti e indiretti. Non lo dico io. Lo dice la LUISS.
D. È stato un bagno di sangue per le casse dello Stato?
R. No. Giorgetti mente sapendo di mentire. E la verità, con studi autorevoli, sta emergendo. Vede, in Umbria c’è stata, tra le tante, un’eccellenza: tutti noi del settore economico-giuridico abbiamo avuto come maestro della statistica il professor Forcina dell’università di Perugia. Prima lezione: l’approccio dell’analisi di un dato, di un fatto, deve avere una postura basata esclusivamente sull’onestà intellettuale e l’oggettività come dogma. La politica questo non sempre lo fa, la polemica di questi giorni tra ISTAT e UE ne è la cartina di Tornasole.
D. Si parla tanto di proroga, cosa ne pensa?
R. Indispensabile: 25 mila cantieri sospesi per motivi non dipendenti dai costruttori, nè tantomeno dai privati. Ma una proporoga senza un’ulteriore soluzione sulla negoziazione dei crediti, è solo polvere sotto il tappeto. E intanto ci sono disperati che vendono i crediti alla metà, che è come risolvere un problema finanziario aziendale rivolgendosi ad un usuraio. Non ti salvi. Ma intanto questi predoni guadagnano sulla pelle di poveri disgraziati. E su questo lo Stato deve essere perentorio: se non combatti questo malcostume, sei complice. In diritto, giova ricordare come sia reato anche il ‘non fare’.
D. Come se ne esce?
R. Proroga. E strutturazione della negoziazione del credito. A braccetto. E…
D. E?
R. E basta con questo terrosismo indotto su stampa e web.
D. E se la proroga non si verificasse?
R. Allora sì che sarebbe un bagno di sangue: aziende che saltano, cassa integrazione, indennità di disoccupazione… senza contare il problema sociale, di almeno 500 mila famiglie che vivono un disagio assimilabile a quello delle popolazioni post sisma. Concludo. Aziende che saltano, dicev, non avresti neanche le aziende per il PNRR. Ma queste sono tutte cose che non può aver analizzato solamente un povero ragioniere di provincia. Diciamo che a Roma sanno. Se poi provvedono, lo scopriremo presto.