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Home » Centrale biometano: «Pensare ai cittadini»

Centrale biometano: «Pensare ai cittadini»

di Francesca Torricelli
20 Novembre 2019
in Ambiente e salute, Opinioni
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Stroncone

Stroncone

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di Luigi Dionisi
consigliere comunale Stroncone

La presidente della giunta regionale è chiamata a fare la sua parte per impedire nuovi rischi ambientali per la zona di Vascigliano. Una settimana fa, il 13 novembre, si è riunito il consiglio comunale straordinario, con l’unico punto all’ordine del giorno relativo alla ‘contrarietà del Comune di Stroncone e della cittadinanza tutta, alla realizzazione della centrale di biometano a Vascigliano’. Quando proposi al sindaco Malvetani di riunire questo consiglio comunale, l’intento era quello di coinvolgere, con un documento proprio, i membri della giunta regionale e nello specifico la presidente Tesei, l’unica che può, in questa fase amministrativa dell’iter di approvazione del progetto, sostenere politicamente le volontà di questa collettività affinché siano adottate tutte le necessarie cautele e gli approfondimenti, sull’impatto che quella centrale a biometano potrà avere su un territorio già fortemente penalizzato come Vascigliano e di conseguenza su tutto il tessuto socio-economico del territorio.

BIOMETANO A VASCIGLIANO: TUTTI I ‘NO’ 

L’esperienza che abbiamo già vissuto ci ha resi consapevoli del fatto che, spesso, le valutazioni risultano troppo epidermiche, non vengono approfonditi tutti gli aspetti di un progetto, specialmente quelli che riguardano luoghi e modi di approvvigionamento del combustibile, le manutenzioni post attivazione ed i controlli di funzionamento dell’impianto, poiché le statistiche dimostrano che i problemi sorgono nel tempo, quando gli impianti iniziano a perdere le caratteristiche di sicurezza e i proprietari non investono il giusto per manutenere i filtri o le strutture nelle buone condizioni previste dalle norme. Ed è allora che iniziano i rischi che spesso si tramutano in tragedie ambientali, i cui costi ricadono solo sui cittadini e sul territorio in termini di danni morali, fisici ed economici.

Per evitare ciò, l’azione amministrativa deve essere impostata avendo come priorità la tutela dei cittadini e dell’ambiente, per tutto il ciclo produttivo dell’azienda, valutando l’impegno economico e morale che la proprietà intende investire su quel progetto per ogni anno di funzionamento, garantendo il diritto inviolabile del cittadino ad un ambiente salubre e sicuro. Quello che noi chiediamo è che questa non sia l’ennesima opera ideata per beneficiare di generosi incentivi statali previsti per le ‘fonti rinnovabili’, per poi trasformarsi nell’ennesimo impianto di trattamento di rifiuti. Infatti, la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (Forsu) è equiparata alle biomasse con decreto ministeriale, facile prevedere che una volta costruita questa centrale, invece di essere alimentate con biomasse agricole, di cui l’Italia non dispone e che hanno un costo sempre maggiore, possa essere alimentata con Forsu, il cui costo di smaltimento è già una prima fonte di redditività.

Se così fosse i cittadini pagherebbero più volte questo impianto: con i soldi per gli incentivi, con le tasse per lo smaltimento dei rifiuti e forse con la salute. E chi può essere il garante dei cittadini se non la politica? Ma il Comune di Stroncone da solo non ha forza sufficiente per affrontare questa battaglia, per questo è indispensabile che anche la Regione si assuma le proprie responsabilità politiche, impegnandosi a portare avanti la richiesta che il consiglio comunale ha votato all’unanimità, ponendola nelle mani del sindaco affinché ne sia portavoce presso la presidente Tesei. Non crediamo più alle favole, non vogliamo che altri venditori di buon vino poi alla fine ci lascino solo aceto, scappando con l’incasso. Ciò che chiediamo è la normalità, ossia che la politica si faccia garante degli interessi dei suoi cittadini, evitando che l’interesse economico venga anteposto ai sacrosanti diritti ad una vita normale, tranquilla in un ambiente salubre. Non chiediamo mica la luna.

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