Città di Castello: compie 101 anni l’ultimo carceriere di Benito Mussolini

Ferdinando Tascini ha festeggiato nella residenza di famiglia sulle colline tifernati, con figli nipoti e bisnipoti

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di Giovanni Cardarello

«Buon compleanno Ferdinando». Con queste semplici, sentite, ma davvero affettuose parole, il sindaco di Città di Castello Luca Secondi, e tutta la sua giunta, a nome dell’intera comunità tifernate hanno rinnovato gli auguri più sinceri ed affettuosi per il traguardo di vita raggiunto a Ferdinando Tascini. Parliamo di un personaggio importante della storia d’Italia e dell’Umbria. Sì perché Tascini, nato a Todi ma da tempo residente a Città di Castello, è stato l’ultimo carceriere di Benito Mussolini a Campo Imperatore sul Gran Sasso.

Momenti che il carabiniere, da diversi anni in pensione, ricorda perfettamente a partire dalla rocambolesca liberazione del duce. «Erano le 14.30 del 12 settembre 1943 – spiega Tascini – e non ero di turno. Stavo nella mia camera e ad un certo punto sentii gridare che erano arrivati i tedeschi e mi affacciai dalla finestra». Tascini prosegue il racconto sottolineando di aver visto un aliante già atterrato e che c’era un ufficiale con la mitraglietta pesante rivolta alla sua finestra. «A quel punto mi fermai attendendo ordini, se impugnare le armi o arrenderci. Dopo ci ordinarono di scendere disarmati e arrenderci».

Il neo 101enne ricorda poi l’esito di quel blitz con Mussolini, «che voleva sapere chi fossero, se americani o tedeschi. La sensazione era che Mussolini aspettasse più gli americani dei tedeschi». Ferdinando Tascini ha festeggiato il compleanno nella residenza di famiglia sulle colline tifernati, con figli nipoti e bisnipoti. «E se sono arrivato fin qui – dice con grande nettezza – lo devo al buon Dio poi alla mia famiglia, la vera essenza della vita, il luogo dove sono vissuto, la campagna, il buon cibo e tanto tanto lavoro». Il tutto condito da un amore immenso per il suo lavoro, quello di carabiniere, e le istituzioni che ha servito: «Mi piacerebbe stringere la mano al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Un punto di riferimento e orgoglio per tutti noi come il tricolore e la Costituzione».


Ferdinando Tascini

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