Città di Castello: in mostra la più grande collezione di conchiglie d’Europa

‘Sensory Exhibition’ prevede un percorso sensoriale alla scoperta delle meraviglie del mare e propone una riflessione sul tema dell’inquinamento

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di Simona Panzolini

Prosegue la mostra al polo scientifico museale ‘Malakos’, presso Villa Cappelletti a Città di Castello, che si è aperta nelle scorse settimane e che ospita circa 600 mila esemplari di conchiglie. La collezione privata, la più grande d’Europa sul tema, è il frutto del lavoro decennale del biologo Gianluigi Bini, naturalista, biologo marino, malacologo di fama mondiale che ha fondato e visto crescere anno dopo anno il museo delle ‘meraviglie’. Bini, nel corso della sua lunga attività, ha raccolto e studiato circa 15 mila specie diverse, provenienti da ogni angolo del mondo, dal Polo nord al mare Adriatico, in stretta collaborazione con Debora Nucci, direttrice operativa del museo e responsabile del settore di educazione ambientale e la dottoressa Beatrice Santucci, da oltre un anno impegnata nella ricerca. La mostra permanente ‘Sensory Exhibition’ conduce il visitatore in un mondo unico e affascinante, quello del mare e dei suoi tesori, attraverso un percorso sensoriale che spinge anche a riflettere sullo stato di salute dell’ambiente e dei mari sempre più compressi dalla presenza di rifiuti e plastiche che mettono a rischio tutto l’habitat esseri viventi presenti. Tra i preziosi esemplari da ammirare c’è anche una conchiglia macchiata dal ‘catrame’ e ritrovata dall’altro capo del mondo, nel mare della Terra del Fuoco, oltre mezzo secolo e fa in vetrina accanto ad altri oggetti in plastica, bottiglie, accendini, contenitori e rifiuti, simbolo dell’inquinamento ambientale nell’angolo di ‘riflessione’ che conclude il percorso della mostra. Quella macchia di catrame sulla conchiglia certifica l’involuzione ambientale e lo stato di salute dei mari già minacciato dall’incuria dell’uomo oltre mezzo secolo fa ed oggi ancora a rischio di peggioramento. «Era il novembre del 1970, ero solo un ragazzo di 19 anni con la voglia di scoprire il mondo – racconta il Professor Gianluigi Bini – quando partecipai assieme ad altri studenti universitari ad una spedizione nella Terra del Fuoco. Lo ricordo come fosse ora. La prima mattina ad Ushuaia, allora solo una piccola città di pescatori, mi fiondai subito in riva al mare saltellando sulla battigia ciottolosa, in cerca delle prime conchiglie che avrei potuto raccogliere. Ce ne erano centinaia, ma la maggior parte tutte insozzate dal catrame. Era la prima volta che mi trovavo di fronte ad uno spettacolo avvilente e, purtroppo, da quel giorno in poi, di quelle brutte esperienze ne ho avute tante. Raccolsi le poche non contaminate da quella ‘peste nera’, ma ne presi anche una insozzata, perché anche quella doveva far parte dei miei ricordi».

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