Come sempre si spera nei saldi – in Umbria scattano venerdì 5 gennaio – per ridare un po’ di verve ad un mercato dell’abbigliamento che, in Umbria e a Terni in particolare – a dirlo è l’Osservatorio Confesercenti – attraversa un periodo nero.
La crisi «Lo stato di persistente sofferenza del settore risulta evidente dalle tante chiusure registrate durante l’anno: secondo le stime dell’Osservatorio Confesercenti, le imprese del settore tessile, abbigliamento, pelli, cuoio e calzature nel 2017 sono diminuite rispetto al 2016 dell’1,9%, pari a 2.406 imprese». In Umbria, secondo l’Osservatorio sono state chiuse il 4,2% delle attività e peggio ha fatto solo la Valle d’Aosta (-6,9%). Tra le province, la maglia nera va a Terni, dove la diminuzione di negozi di moda tocca il -8,5%. Seguono la provincia d’Aosta (-6,9%), Pavia (-5,2%) e Padova (-4,9%).
I saldi Ed ecco perché si spera nella ‘stagione’ delle svendite: «I negozi di moda e di tessili – dice Confesercenti – praticheranno subito sconti del 30-40%. Interesse top anche tra i clienti: circa un italiano su due (il 47%) ha già deciso che approfitterà dell’occasione per fare almeno un acquisto, valutando di investire, mediamente, 150 euro a persona. Quest’anno gli sconti di partenza saranno più alti della media – spiega Roberto Manzoni, presidente di Fismo Confesercenti – ed i saldi invernali somiglieranno un black friday ‘sotto casa’, solo più accessibile e di maggiore durata. Un’occasione di risparmio per i consumatori, ma anche di vendita per le imprese, che cercano l’inversione di tendenza dopo l’ennesimo anno fiacco. Anche le vendite di Natale, seppure positive, sono state sotto le attese. E senza una ripresa sostenuta, il settore del commercio moda continua a soffrire: nel 2017 sono spariti altri 2.400 negozi, più di sei al giorno».

I consumatori L’Osservatorio Confesercenti stima che «oltre al 47% di italiani che hanno già deciso di partecipare ai saldi, c’è anche un altro 41% di nostri concittadini che valuterà le occasioni di risparmio prima di decidere se acquistare o meno. L’aumento di interesse dei consumatori nei confronti dei saldi viene confermato dalle intenzioni di spesa: l’86% si dice pronto a spendere come o più dello scorso anno. Si cercheranno, in particolare, calzature: un nuovo paio di scarpe è l’acquisto in saldo più desiderato dagli italiani, indicato dal 28%. Seguono i prodotti di maglieria, preferenza per il 22% di chi partecipa ai saldi, ed i pantaloni (14%). Alto l’interesse anche per i prodotti tessili e moda per la casa (9%) e per i capispalla, come giubbotti e giacconi, ricercati dal 7% dei consumatori».
Confcommercio Il budget di spesa a persona, secondo Confcommercio, sarà invece di 143 euro. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio ogni famiglia, in occasione dei saldi invernali 2018, spenderà 331 euro per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori. «I saldi – dice l’associazione di categoria – arrivano in Umbria dopo un Natale che nel fashion retail ha visto una ripresa ancora debole e acquisti col freno tirato, con forti preoccupazioni manifestate in particolare dagli operatori dei centri storici, che sommano i problemi del comparto a quelli generati della crisi delle acropoli, nonostante l’impegno profuso per creare elementi di attrazione. Una ripresa ancora tutta da verificare, insomma, per la categoria, che come di consueto spera di trovare nei saldi una boccata di ossigeno ed un innesto di liquidità, anche se il valore degli acquisti in saldo sarà leggermente inferiore a quello dell’anno scorso, ma in linea con il momento».
Norme da rivedere Secondo il presidente di Federmoda Confcommercio Umbria, Carlo Petrini è però «urgente rivedere due aspetti: prima di tutto la data di inizio dei saldi, posticipandoli a fine gennaio (fine luglio per quelli estivi). Una scelta che non solo ridarebbe fiato alle vendite di Natale, ma che soprattutto è motivata dall’andamento degli acquisti in saldo. Oggi il picco degli acquisti è addirittura alla terza settimana, la prima e la seconda funzionano poco. Il perché è presto detto: la gente spende solo dopo aver percepito lo stipendio, e quindi dopo il 10/15 o addirittura dopo il 27 del mese. Nel contempo, iniziando i saldi il 5 gennaio le imprese anche piccole non possono non tenere aperto il giorno della Befana e domenica 7, affrontando costi e sacrifici a fronte di scarsi affari». Per Petrini c’è anche un’altra priorità: cambiare la normativa regionale in materia di vendite promozionali. «Attualmente, in modo anomalo rispetto a tante altre regioni italiane – spiega – sono liberalizzate, e questo genera una vera e propria giungla di offerte anche a ridosso dei saldi, vanificandone l’effetto, creando forme anomale di concorrenza e confondendo i consumatori».
Le ‘regole’ per i saldi Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme. In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto. Prova dei capi: non c’è obbligo. E’ rimesso alla discrezionalità del negoziante. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante qualora sia esposto nel punto vendita l’adesivo che attesta la relativa convenzione. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.