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Comune di Terni: «Una città morente»

di Simone Francioli
5 Ottobre 2016
in Opinioni, Politica
Tempo di lettura: 3 minuti di lettura
Palazzo Spada

Palazzo Spada

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Lorenzo Carletti
Lorenzo Carletti

di Lorenzo Carletti
Segretario provinciale di Rifondazione Comunista Terni

La procedura di pre-dissesto finanziario avallata dal Sindaco Di Girolamo e dal Partito Democratico è lo specchio istituzionale di una città economicamente e socialmente morente. Quantifica il fallimento politico e amministrativo di questa maggioranza e conclama il disastro che sta per abbattersi su tutte le categorie cittadine.

Eppure Leopoldo Di Girolamo sembra credere veramente alla favola con cui ha tentato di imbonire il consiglio comunale, la sua maggioranza, le decine di cittadini e lavoratori che hanno circondato prima il palazzo e poi l’emiciclo nell’ ultima seduta del consiglio comunale: dalla sua relazione emerge un quadro incoraggiante di ripresa, contraddistinto da una azione di governo “responsabile”.

Andando oltre la satira, siamo di fronte alla formale ratifica di una procedura amministrativa che, per aggirare la bancarotta, impone restrizioni di spesa che nei fatti colpiranno la città, i lavoratori e tutto il tessuto economico negli anni a venire. Un fiscal compact in salsa territoriale coerente e sincronizzato all’agenda delle riforme imposte dai poteri economici e finanziari (Monti-Letta-Renzi docet). Un atto che, come già detto, rende ufficiale tanto l’incapacità quanto la pericolosità sociale di questa amministrazione.

Questo non è che l’epilogo, il passaggio conclusivo di un ciclo di governo vacuo e paralizzato dall’incapacità di una pianificazione strategica a difesa dei servizi, dei beni e dell’interesse pubblico, che è tra le cause del gravissimo declino economico, sociale e politico della città. Incapacità amministrativa e politiche di privatizzazione e dismissione sono l’elemento che ha contraddistinto l’intera filiera di governo del Partito Democratico: un partito verticistico ed opaco, eroso da un pericoloso mix di arroganza e dilettantismo, compresso in una cancrena di potere che in questi ultimi anni ha prodotto tanti proclami quanto disastri.

Sentiamo cianciare di area di crisi complessa con quattro anni di vergognoso ritardo sedimentato nelle guerre interne al Pd, dopo che ogni multinazionale presente ha spolpato risorse, produzioni, lavoratori. Si parla di razionalizzazione intelligente e di partecipazione alle scelte e si dimentica l’incapacità di contrastare lo strapotere perugino, sostenendo apertamente le strategie della Presidente della Regione che ha scelto di svuotare Terni, il suo ruolo e la sua identità dentro al nuovo regionalismo renziano; la porcheria prodotta in ambito di servizi educativi, l’azzeramento delle eccellenze educative cittadine, la completa chiusura alle istanze sociali, la svendita delle partecipate pubbliche (Farmacie Comunali su tutte) e del patrimonio, attraverso lo slogan-demanio ai costruttori e immobili ai banchieri (vedasi la fine destinata all’ex foresteria). Per non parlare,dell’indifferenza di fronte al fallimento dei centri di ricerca come l’Isrim, il pressappochismo (dopo il negazionismo) con cui si gestisce l’emergenza ambientale cittadina, il degrado urbanistico, etc..

Una linea di governo forgiata sul principio della “privatizzazione dei servizi e della pubblicizzazione delle perdite” rafforzata dal silenzio consapevolmente reticente sull’effettiva entità del danno finanziario che lorsignori hanno prodotto in questi anni. Un principio su cui registriamo anche il perfetto allineamento dei “compari e comprimari” di maggioranza: arditi battaglieri nel rivendicare poltrone e cambi di equilibrio dell’esecutivo, quanto silenti nell’ottemperare pedissequamente al “de profundis” amministrativo di questa triste stagione di governo.

Rifondazione Comunista promosse e sviluppò nel 2014, in sincero e splendido isolamento, una proposta di governo alternativa al vuoto pneumatico e pericoloso di questa maggioranza, consapevole della totale incompatibilità del proprio progetto politico con una tradizione amministrativa in pieno disfacimento progettuale, ideologico e morale. Una tradizione che accomuna, è bene ricordarlo, chi minaccia di trascinare questa città nel baratro finanziario con chi, a livello nazionale, intende smontare la Costituzione Repubblicana ed azzerare i diritti.

Il PRC rilancia l’appello a tutte le libere sensibilità civiche e politiche per proseguire il lavoro di costruzione di una reale alternativa politica di qualità: una coalizione sociale vera, opposta e vincente. Una vera e propria speranza di disarticolazione generale del sistema dominante, sul piano politico e sociale, che riesca a precisare sempre meglio i contorni di una rivolta dal basso, dalle periferie e dai quartieri, dai comitati e dalle associazioni di ogni sorta, per rimettere al centro processi sociali ancorché politici e dare, a questi, una risposta sul piano dell’alternativa di governo.

Di fronte alla totale assenza di dignità istituzionale ed umana che imporrebbe immediate dimissioni di Sindaco e Giunta, crediamo che dovrà essere la città tutta, nelle sue articolazioni più sane ed attraverso una forte opposizione politica, a praticare e rivendicare una concreta stagione di cambiamento.

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