Concessioni idriche Umbria, nuova legge: le entrate aumentano per quasi 2 milioni

Via libera alla predazione della proposta: focus sulla rideterminazione dei canoni

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«Novità rilevanti riguardano la rideterminazione dei canoni a carico dei titolari di concessioni, a partire da quest’anno, che farà confluire maggiori introiti nelle casse regionali. La componente fissa sale da 32,63 a 40 euro per kW e, considerando che i kW di potenza delle concessioni di grandi derivazioni idroelettriche in Umbria sono oltre 251.500 kW, si prevede un ammontare di entrate superiore a 10 milioni di euro, con un aumento di circa 1,7 milioni di euro rispetto alla situazione attuale». Lo spiega l’assessore regionale all’ambiente, Roberto Morroni, in merito alla preadozione della proposta di legge sulle concessioni idriche in Umbria: l’atto ha ricevuto il via libera mercoledì mattina. Coinvolte in particolar modo Terni, Narni, Cerreto di Spoleto, Baschi e Alviano.

Roberto Morroni

Le concessioni

La proposta di legge riguarda le concessioni di grandi derivazioni idroelettriche con gli obiettivi del «perseguimento della massima sostenibilità ambientale e, tramite la rimodulazione dei canoni, la garanzia di maggiori introiti a beneficio dei territori», spiega Morroni. Si tratta del primo step dell’iter che, salvo sorprese, porterà alla definitiva approvazione: «Il principio che permea il provvedimento legislativo è quello di coniugare l’uso di un bene pubblico, fonte energetica rinnovabile quanto mai strategica, con la tutela – aggiunge – e il miglioramento ambientale e le ricadute positive per il territorio regionale e, in particolare, di quei Comuni dove sono ubicati gli impianti. In Umbria sono nove quelli che possono essere annoverati fra le grandi derivazioni, per la quasi totalità in provincia di Terni, due dei quali con concessioni già scadute e per gli altri sette con scadenza al 2029». In quanto agli introiti Morroni sottolinea che «per la parte variabile del canone la Regione applicherà la percentuale del 2,5% del valore dei ricavi calcolati sulla produzione annua a consuntivo delle centrali e il prezzo di mercato dell’energia. Si può stimare una ulteriore entrata di circa 1 milione di euro, che oggi non esiste, a partire dal 2023. Infine, poco meno di 400 mila euro annui entreranno nelle casse regionali dal canone accessorio a carico dei concessionari uscenti per gli impianti che hanno la concessione già scaduta, che nella proposta di legge abbiamo fissato in misura pari a 30 euro per kW, in analogia ad altre Regioni».

Monetizzazione

Nel definire la proposta di legge – sottolinea Morroni – «abbiamo compiuto una precisa scelta avvalendoci della facoltà, data dalla norma quadro statale, di inserire l’obbligo per i concessionari di fornire annualmente e gratuitamente 220 kWh per ogni kW di potenza nominale media di concessione e anche la possibilità di monetizzare il valore dell’energia: una somma rilevante, che si può calcolare attorno a circa 2,7 milioni di euro annui, che verrà destinata a interventi di sostenibilità ambientale. Risorse che si aggiungono a quelle, accresciute, che il disegno di legge regionale riserva ai cinque Comuni in cui ricadono le attività degli impianti di grandi derivazioni di acque pubbliche a uso idroelettrico. La giunta regionale viene, infatti, autorizzata ad attribuire annualmente a questi Comuni, dal 2022, una quota pari al ‘35% della componente fissa dei canoni’, da impiegare per interventi di manutenzione ordinaria delle strade, per il decoro urbano, incluso l’arredo urbano e il verde pubblico, per il potenziamento della dotazione di infrastrutture sportive, per la realizzazione di grandi eventi e manifestazioni. Grazie ai maggiori incassi permessi dalla riforma, inoltre – conclude Morroni – la Regione potrà contare su ulteriori canali di finanziamento per progetti decisivi, come il Piano regionale di tutela delle acque, la nuova legge di protezione civile, il sistema dei parchi regionali».

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