di Maria Chiara Manopulo
Si è chiuso mercoledì, a Valencia, il congresso del Partito Popolare Europeo, una due giorni di dibattiti e confronti fondamentali per il futuro dell’Europa. Il Ppe, la più grande famiglia politica europea, si è riunita per il rinnovo dei suoi vertici: è stato riconfermato il presidente, il tedesco Manfred Weber, ed eletta la squadra dei vice segretari. Tra loro, anche il ministro degli Esteri e vice premier italiano, Antonio Tajani. L’eurodeputata spagnola Dolors Monserrat è stata eletta segretario del partito, prima donna a ricoprire l’incarico, mentre l’eurodeputato francese capo delegazione dei Republicains, Francois Xavier Bellamy, sarà il tesoriere. Nel corso della due giorni sono intervenute anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea e Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo. Presenti i vertici di 13 governi europei su 27, oltre 800 delegati tra cui sei capi di Stato e di Governo.

I partiti italiani presenti a Valencia erano quattro: Forza Italia con 27 delegati votanti – la quarta delegazione per grandezza -, Noi Moderati con otto delegati, Unione di Centro (Udc) tre delegati e Alternativa Popolare con un delegato. Tre i delegati umbri presenti al Congresso: i deputati di Forza Italia Raffaele Nevi e Catia Polidori e il vice sindaco di Terni, di Alternativa Popolare, Riccardo Corridore.
Il segretario di Forza Italia Tajani è stato riconfermato vice presidente – ruolo che svolge ininterrottamente dal 2002 – con 438 voti, risultando il secondo più votato dopo il finlandese Petteri Orpo. «È la dimostrazione di una grande autorevolezza e di un grande affetto verso il nostro segretario e verso le nostre istanze all’interno del Ppe. È questa la Forza Italia che ha sempre sognato il presidente Berlusconi», ha commentato il deputato e portavoce azzurro Raffaele Nevi.
Al congresso si è discusso delle principali sfide che l’Europa sta affrontando in questo momento – sicuramente uno dei più difficili degli ultimi decenni – e con cui si dovrà confrontare nei prossimi anni: il sostegno all’Ucraina, l’immigrazione, i dazi, la sicurezza e la difesa, la competitività, la lotta ai populismi. È emersa la necessità di un’Europa più unita, più forte, più protagonista.
Antonio Tajani ha illustrato una risoluzione sulla competitività che è stata approvata a grande maggioranza dall’assemblea. Ha sottolineato la necessità di imprimere un nuovo impulso alla crescita e all’occupazione per sostenere l’industria e l’agricoltura, puntando sulla semplificazione e sulla riduzione della burocrazia, abbassando i costi dell’energia e concludendo un accordo sul mercato interno. Ancora, ha insistito sulla necessità di attrarre talenti e di investire in ricerca ed innovazione, perchè senza questi «competere a livello globale è impossibile». Fondamentale, poi, abbandonare le politiche ambientaliste ideologiche portate avanti negli ultimi anni da Bruxelles. «Abbiamo bisogno di una forte politica industriale, di una nuova stagione dopo il disastro del ‘green deal’. Dobbiamo combattere il cambiamento climatico – ha spiegato Tajani – ma senza trasformarlo in una nuova religione, quella di Franz Timmermans e Greta Thunberg. Serve pragmatismo, meno ideologia e – ha aggiunto – va fermata la decisione di passare solo all’auto elettrica nel 2035: è un errore gravissimo. Il settore automobilistico europeo deve essere protetto».
Il ministro degli Esteri italiano ha anche rilanciato la sua proposta di avere un presidente della Commissione e del Consiglio unico, con più poteri, ed eletto direttamente dai cittadini, di dare più poteri al Parlamento Europeo e di rimettere in discussione il principio dell’unanimità, per arrivare ad un superamento del diritto di veto. Non poteva mancare un riferimento alla guerra in Ucraina: Tajani ha chiuso il suo intervento ribadendo che la difesa di Kiev è «di cruciale importanza per noi europei. Slava Ukraini», ricevendo una standing ovation. Dal congresso è emersa anche una forte intesa tra Tajani e il cancelliere tedesco in pectore, Friedrich Merz, in particolare sulla politica industriale, la lotta al cambiamento climatico e i dazi. Avere Merz al governo della Germania, ha spiegato Tajani in un punto stampa, permetterà di rafforzare il rapporto tra Roma e Berlino.