Covid Italia, 5 aprile: 2.972 casi, 525 decessi

I dati quotidiani. Brusaferro: «Superato picco, ora c’è il calo ma rispettiamo le misure. Iniziare a pensare a ‘fase 2’»

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Consueta conferenza stampa pomeridiana della Protezione civile nazionale per divulgare i dati – relativi a domenica 5 aprile – dell’emergenza coronavirus in Italia. Con il capo dipartimento, Angelo Borrelli, il professor Silvio Brusaferro (presidente Iss). «Due dati positivi: meno ricoverati sia nei reparti ordinari che nelle intensive. 91.246 totali positivi con un incremento di 2.972 pazienti rispetto a sabato. Di questi, 3.977 sono in terapia intensiva con una diminuzione di 17 unità e 28.949 ricoverati con sintomi, 61 in meno rispetto a sabato. La maggior parte dei positivi, il 64% del totale, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi. Oggi registriamo 525 nuovi deceduti, il numero più basso dal 19 marzo ad oggi. Il totale dei guariti è di 21.815 persone, 819 in più rispetto a sabato».

EMERGENZA CORONAVIRUS – UMBRIAON

«Iniziare a pensare alla ‘fase due’»

«Finalmente la curva ha iniziato la discesa – ha detto Brusaferro – anche per quel che riguarda i decessi, relativi a contagi di due settimane fa. Questi dati positivi che ci attendiamo possano essere confermati nei prossimi giorni, vanno conquistati giorno dopo giorno con il rispetto delle misure. Si può iniziare a pensare ad una ‘fase due’ nella misura in cui tali dati si confermano, attuando ciò che può consentire di mantenere bassi i contagi, contenerli al massimo possibile». Ottimismo comprensibile anche se, in rapporto ai tamponi effettuati – domenica circa 3 mila in meno rispetto al giorno precedente – c’è da dire che l’incremento quotidiano di casi (12,6%) è identico a quello di sabato (12,9%). Se discesa c’è, dal famoso ‘picco’, è davvero, per ora contenuta.

Nodo-mascherine

Sulle mascherine, più o meno obbligatorie, Borrelli ha detto che «non indosso la mascherina perché le misure del distanziamento sociale, almeno negli ambienti in cui mi trovo, posso rispettarle. Ma l’uso della maschierina è importantissimo e l’ordinanza della Regione Lombardia va rispettata. Importanti le mascherine lo sono soprattutto negli ambienti, mezzi pubblici, supermercati, dove le distanze non sempre si riescono a rispettare. Le mascherine evitano il contagio, punto». Sull’uso di foulard e sciarpe, per Brusaferro «le misure per contrastare il Covid-19 sono distanziamento fisico, lavaggio mani, protezione delle vie aeree che ha duplice valenza: evitare, se siamo portatori di qualche patologia, di diffondere le ‘goccioline’ e proteggersi da chi possa veicolare il virus. Il passaggio importante è il tema dei luoghi in cui è difficile avere mantenimento distanze. Esistono mascherine chirurgiche, con caratteristiche specifiche per i contesti sanitari, ed altre per la popolazione con livelli di filtraggio più bassi ma adeguati».

I decessi in calo

Sui decessi in calo rispetto ai giorni precedenti, Silvio Brusaferro ha spiegato che «con il calo dei casi ci attendiamo una diminuzione ulteriore anche dei morti. L’atteso è che nei prossimi giorni vedremo questo trend continuare».

Tamponi ‘veloci’

Sull’efficacia dei tamponi cosiddetti ‘veloci’, il presidente dell’Iss ha detto che «il tema della diagnostica, molecolare e sierologica, è ricorrente. Credo sia molto importante evidenziare che oggi ci sono molti gruppi italiani che stanno validando test sierologici e molecolare. Appena avremo i dati, potremo commentarli perchè sono tutti test ‘in progress’. So che numerosi colleghi stanno mettendo a punto meccanismi interessanti per velocizzare gli esami e superare la carenza dei reagenti: uno sforzo comune che può aiutarci a superare il momento critico».

Ma quanti sono davvero i ‘positivi’ in Italia?

Sul totale degli infetti in Italia, oltre i numeri dei tamponi effettuati, Brusaferro ha spiegato che «c’è uno studio di prevalenza su scala nazionale che mira ad individuare persone che abbiamo sviluppato una reazione immunitaria all’infezione. Ad oggi noi abbiamo stime, anche molto diverso fra loro, dal 5% a più del 10% di popolazione infetta. Avere un italiano su dieci o venti che ha sviluppato una risposta imunitaria, vuol dire avere larga parte della popolazione ancora suscettibile e quindi potenzialmente infettabile. Al di là del valore numerico, che ci interessa, il significato pratico della conclusione è che comunque dobbiamo usare molta cautela e misure di distanziamento».

Possibili farmaci contro il Covid-19

«Sui farmaci – ha detto Brusaferro – Aifa sta facendo un lavoro splendido di coordinamento, in totale trasparenza. Capisco l’attesa ma anche qui serve un numero di casi adatto a poter valutare l’effetto dei farmaci. E’ ancora un po’ presto, occorre raggiungere la dimensione del campione stabilita. Possiamo però dire che ci sono molti studi proposti e quelli che hanno una base scientifica seria, vengono subito autorizzati. Serve pazienza perché gli studi richiedono tempo e numeri per valutare l’impatto sul decorso clinico della patologia».

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