Covid Umbria, le minoranze incontrano la Tesei e propongono

Primo passo concreto dopo il ‘disgelo’. Presentati i punti ritenuti utili per fonteggiare al meglio l’emergenza. Nuovo incontro a breve

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di F.T.

Il primo passo concreto, dopo i segnali giunti dall’assemblea di palazzo Cesaroni, è stato compiuto. Ora bisognerà vedere che tipo di dialogo si instaureerà e quali proposte verranno discusse e magari recepite dall’amministrazione regionale. Martedì mattina è andato in scena l’incontro fra tutti i consiglieri di minoranza della Regione Umbria e la presidente Donatella Tesei. I primi hanno presentato – nero su bianco – le proposte per fronteggiare l’emergenza Covid, esito di un confronto a 360 gradi di carattere politico ma anche tecnico. «Abbiamo riscontrato la disponibilità della presidente Tesei – spiega il capogruppo del M5s, Thomas De Luca – ora l’obiettivo è far sì che a breve ci sia un confronto nel merito, per capire cosa si possa realmente fare per la nostra comunità umbra. Il piano di salvaguardia contiene, a nostro giudizio, alcune criticità che possono essere superate. Come la disponibilità di 14 posti in terapia intensiva presso l’ospedale Covid di Civitanova Marche: azione che richiederà, se attuata, l’utilizzo di personale e strumenti provenienti dall’Umbria. Accanto a ciò ci sono diversi aspetti su cui si può e si deve incidere rapidamente, in maniera efficace, dal tracciamento alle assunzioni, fino alla piena operatività Covid per strutture già esistenti e che, con investimenti relativamente modesti e tempistiche inferiori rispetto all’ospedale da campo del progetto Bankitalia, possono essere messe in funzione».

Tamponi, tracciamenti: ripartire

Fra le proposte elaborate dalle minoranze – presenti tutti gli esponenti dei gruppi Pd, M5s, Patto civico per l’Umbria e gruppo misto – c’è quella relativa al ripristino di tutta la parte epidemiologica, dai tracciamenti agli isolamenti, dal monitoraggio dei positivi ai tamponi ai soggetti asintomatici ma contatti stretti di casi Covid. Per questo le minoranze pensano – fra le altre cose – alla sottoscrizione di accordi quadro fra la Regione, i Comuni umbri, associazioni di volontariato, Umbria Salute per far sì che, dopo un’adeguata formazione, vi sia una disponibilità di persone tale da poter gestire l’enorme mole di lavoro che sta caratterizzando la seconda ondata epidemica.

Riattivare la sanità non Covid

Un’altra priorità sottoposta all’attenzione della presidente Tesei, è la divisione fra percorsi Covid e Covid ‘free’ presso tutte le strutture delle aziende sanitarie e ospedaliere dell’Umbria. Ciò per giungere ad una riattivazione, in sicurezza, di tutte le prestazioni – diagnostiche, terapeutiche, riabilitative – non Covid che in questa fase, come nella prima, stanno pagando pesantemente dazio. Necessità che si vanno accumulando e che rischiano da un lato di ingolfare ancora di più il sistema sanitario regionale, dall’altro di creare problemi diretti sul piano della salute a migliaia di utenti che, pur non avendo urgenze pressanti, presentano un quadro clinico comunque non esente da patologie più e meno gravi. Decisive, per il rafforzamento del sistema sanità dell’Umbria, sono per le minoranze anche le assunzioni che la Regione deve apprestarsi a fare: dalle stabilizzazioni dei precari all’ingresso di nuove figure, con concorsi a tempo indeterminato e contratti straordinari, potendo contare anche sulle misure del governo.

Ex Milizia e Monteluce: si può fare

Sul piano infrastrutturale, i consiglieri regionali hanno insistito, fra le altre cose, sull’attivazione di due strutture ritenute idonee – previo adeguamento – ad ospitare pazienti Covid: l’ex Milizia di Terni e l’ex ospedale di Monteluce, a Perugia. Non in secondo piano, rispetto a tale questione, è il tema dei Covid Hotel, per i quali si ritengono necessari maggiori incentivi per la attività che potrebbero rientrare nella rete e un’organizzazione del sistema tale da consentire alla persona positiva di poter liberamente scegliere se trascorrere il proprio isolamento – in presenza di condizioni cliniche che lo consentano – presso la propria abitazione o in una struttura alberghiera dedicata.

Collaborazioni, telemedicina, terzo settore

Una migliore gestione del sistema, per le minoranze, passa poi attraverso altre misure: la condivisione di un sistema informatico, fra Usl e Comuni, per la gestione dei soggetti positivi e dei contatti, anche sul piano dei provvedimenti di isolamento; l’implementazione di una telemedicina che, potenzialmente in grado di ridurre la pressione ospedaliera, possa dare alle persone gli strumenti e le informazioni per monitorare le proprie condizioni di salute; il pieno coinvolgimento – tema ricorrente – di associazioni di volontariato e terzo settore nell’offrire supporto a tutti coloro che ne hanno bisogno. Altre proposte sono relative al monitoraggio costante del personale di Rsa, istituti penitenziari, ad agevolazioni tributarie per i comuni del territorio, nuove azioni per un welfare integrato con le associazioni impegnate.

Scuole, giovani e formazione

Capitolo a sé è quello dedicato alla scuola: le richieste/proposte sono quelle di colmare il gap tecnologico, in ottica DAD, per le zone dell’Umbria meno ‘connesse’ e per tutti gli studenti che non dispongono di strumenti adeguati a seguire le lezioni da casa; tamponi rapidi a tappeto per mappare tutta la popolazione scolastica (studenti, docenti, personale Ata) in vista di una ripartenza ‘in presenza’; programmare un piano dei trasporti che riduca ulteriormente le possibilità di assembramenti negli automezzi; un piano di assistenza psicologica gratuita per i giovani, fra i più colpiti dalle misure di ‘lockdown’ sul piano sociale e formativo.

Lavoro e imprese

Per la parte più strettamente economica, relativa ad imprese e lavoro, per le minoranze si deve partire con un tavolo permanente fra istituzione regionale, sindacati, associazioni di categoria e forze politiche, metodo ritenuto utile per una condivisione delle scelte, la più ampia possibile. Nel merito, le proposte prevedono forme di ristoro per le attività forzatamente chiuse e per quelle – insieme ai fondi governativi – che hanno pagato le pesanti conseguenze della pandemia, ristori aggiuntivi del 100% per le imprese del cratere, doppiamente colpite, misure extra per lavoratori ed attività che non benificieranno dei sussidi statali. La richiesta infine è di predisporre un piano – orizzonte 2027 – per armonizzare le risorse europee che saranno disponibili nell’arco 2021-2027 (circa 1 miliardo di euro la stima) e quelle del Recovery Fund.

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