
Si è conclusa domenica scorsa la sesta edizione di Orvieto Comics, la manifestazione dedicata al fumetto che ha portato a Orvieto quasi mille visitatori oltre che uno straordinario ospite internazionale e artista del calibro di Danijel Zezelj. E parte proprio da Orvieto una riflessione a tutto tondo sul modo di fare cultura in Umbria o, per meglio dire, delle difficoltà che incontra chi decide di dedicarsi ad eventi culturali.

La manifestazione A farla è Marco Cannavò, fumettista ed esperto del settore che, da anni, organizza Orvieto Comics, mostra mercato, incontro tra artisti, live exhibitions e molto altro ancora. «Un’edizione iniziata in sordina – spiega l’organizzatore – ma che ha carburato il sabato pomeriggio per poi esplodere la domenica, quando erano fissati gli incontri con i maestri del chiaroscuro del calibro di Zezelj. Allora è certo, la qualità vince, la cultura porta gente, la città ne gioisce». I visitatori, infatti, secondo l’organizzatore, sono arrivati a Orvieto già il sabato, hanno cenato e dormito in città e si sono fermati anche la domenica. «C’erano volti nuovi a passeggio per il corso, finalmente, e i ristoranti e gli alberghi erano pieni. Un bel fine settimana come nella golden age orvietana».

I costi Numeri come al Lucca Comics, spiega Cannavò, un bel paragone, non c’è che dire. Eppure questa sarà l’ultima edizione della manifestazione. Che cosa è successo? «Lascio questo incarico che mi sono auto-assegnato – commenta ironico l’organizzatore – perché purtroppo, oramai, la matematica ha preso il sopravvento sulla passione.Come tutti gli eventi belli e di qualità – prosegue Cannavò – ha dei costi importanti, sostenuti per il 99% dal sottoscritto e per l’1% dai piccoli sponsor privati, guidati più dalla passione che dal senso imprenditoriale e che ringrazio enormemente. Oltre ai finanziamenti pubblici, che in tutta sincerità ho richiesto in poche occasioni e timidamente, sperando magari in una mossa a sorpresa miracolosa mi è mancato soprattutto il supporto morale di tutti gli assessori alla Cultura di Orvieto che si sono succeduti in questi 9 anni. Nonostante i miei inviti ufficiali a decine di tagli di nastro nessuno di loro si è mai presentato ad impugnare le forbici».
La riflessione, poi, si allarga. Un tempo, infatti, la manifestazione arrivava fino a Perugia, riempiendo palazzo della Penna di esperti e amatori, tanti appassionati di fumetti e manga. Una nicchia, certo, ma perché non accontentarla? «Devo dire che l’esperienza a Perugia è stata tra le più positive, fino all’arrivo della nuova giunta. Quando era assessore alla cultura Andrea Cernicchi riuscimmo a fare un lungo fine settimana all’insegna dei fumetti a Perugia, dandomi tutta l’assistenza e la disponibilità possibile. E, cosa di non poco conto, pagando tutta la comunicazione e la pubblicità a livello di assessorato. Da quando si è insediata la nuova giunta, invece, sto ancora aspettando una risposta a una richiesta d’incontro con l’assessore Severini».
Fumetti e cultura E’ dunque impossibile fare cultura, di qualità, in Umbria? «Io posso parlare per quanto riguarda il mio settore – prosegue Cannavò – e dico solo che il fumetto, per quanto di nicchia, dovrebbe essere maggiormente considerato in una regione in cui ci sono tre case editrici dedicate, una casa di produzione oltre che una biblioteca tra le più attrezzate e ricche d’Europa, la biblioteca delle Nuvole di Perugia». Su fumetto e illustrazione ormai si fanno master class nelle accademie, ci sono corsi e lezioni da seguire, sono tornate prepotentemente le copertine dei libri disegnate. «Zerocalcare e Gipi vincono la classica delle librerie, arrivando finalisti al premio Strega. Vogliamo rimanere indietro cavalcando ronzini ormai moribondi?».
Da Orvieto a Perugia, dunque, secondo Cannavò fare e vivere di cultura risulta sempre più un percorso a ostacoli. «A Orvieto soprattutto – dice – terra di ricchezza artistica senza eguali, l’assessore alla Cultura dovrebbe avere un ruolo fondamentale, imprescindibile, propositivo. Dalla cultura potrebbe e dovrebbe arrivare la svolta economica per la città, come succede in cittadine con meno opere d’arte ma con piccole intuizioni originali dei loro amministratori che hanno fatto la differenza». Bisogna vedere, dunque, se l’Umbria vuole vivere di cultura. Il terremoto, certo, non ha aiutato il territorio, e se alcuni artisti, quest’anno, hanno parlato ‘umbro’ nel mondo, chi lo farà il prossimo anno?